Celebrazione della Festa di San Daniele Comboni presso la Curia Generalizia a Roma

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Domenica 13 ottobre 2019
Il 10 ottobre 2019 Sua Eminenza Cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot, comboniano e Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha presieduto alla celebrazione eucaristica della Festa di San Daniele Comboni presso la Curia Generalizia dei Missionari Comboniani a Roma. Card. Ayuso ha considerato San Daniele Comboni, Vicario Apostolico dell'Africa Centrale e Fondatore dell'Istituto dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù, uno esperto della “gloria della Croce”. Pubblichiamo di seguito l’omelia del Card. Ayuso.

Festa di San Daniele Comboni
10 ottobre 2019

Sua Eminenza Cardinale Ayuso Guixot, mccj e Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

OMELIA

Carissimi fratelli e sorelle,
Consentitemi prima di tutto di richiamare la nostra attenzione sul fatto che l'odierna celebrazione si colloca all'interno di un mese "missionario". Il Santo Padre, ha infatti voluto indire, proprio per questo mese di ottobre, un Mese Missionario Straordinario indicando per tema "Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo". Inoltre, è in pieno svolgimento il Sinodo Speciale per la Regione Panamazzonica che Papa Francesco ci ha chiesto di accompagnare con la preghiera.

In questa Festa del nostro Fondatore, vorrei brevemente riflettere su tre parole che scaturiscono dalla Parola di Dio appena proclamata: andare - ricordare - offrire.

1) IL SIGNORE CI MANDA AD ANNUNCIARE

Ce lo dice il profeta Isaia nella prima lettura: ci manda “a portare il lieto annunzio ai poveri a fasciare le piaghe dei cuori spezzati...” e continuando la lettura ascoltiamo i verbi proclamare, scarcerare, promulgare misericordia, consolare, allietare gli afflitti... per portare lode. Questo dev’essere il nostro annuncio. Dobbiamo andare. La Chiesa è una chiesa in uscita. Urget nos! “Non ho in cuore che il solo e puro bene della Chiesa e per la salute di queste anime darei cento vite se le avessi”, scriveva Comboni. Mi vengono delle domande da porre: ma io vado, o aspetto che vengano? Cosa offro agli altri? Porto del bene, consolo, allieto...

2) CI RICORDA CHE LA CROCE E L’UNICA NOSTRA FORZA

La croce di Cristo è l’unica forza e vanto dell'evangelizzatore. Ce lo ricorda San Paolo nella Seconda lettura rivolgendosi ai Galati: “non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo”. San Daniele Comboni aveva compreso quale fosse la forza del missionario della Nigrizia. Al cardinale Prefetto di Propaganda Fide, Alessandro Barnabò, scriveva nel 1876: “Vedrà l’Eminenza vostra che anche in questa nuova, il nemico dell’umana salute cercò di farmi del male e di ostacolare l'Opera che appartiene a Dio; e comprenderà che sono tante le tempeste che mi opprimono, che è un miracolo se potrò resistere al peso di tante croci. Ma io mi sento talmente pieno di forza e di coraggio e di confidenza in Dio e nella Beata Vergine Maria, che sono sicuro di superar tutto, e di prepararmi ad altre croci più grandi per avvenire...”. Per Comboni la Croce, sempre al centro delle sue attività, è la sposa diletta e maestra sapientissima di prudenza e sagacità. Perciò esorta centinaia di volte ad avere “fiducia”. Una fiducia incrollabile, illimitata. Un abbandono fiducioso totale che gli permette di sperare contro ogni speranza, con invincibile fermezza, di fronte ai più terribili e catastrofici avvenimenti, così gravi soprattutto negli ultimi anni della sua vita.

Per questo ricordava che la preghiera è il mezzo più sicuro e infallibile. Dunque, pregare e avere fede, pregare non con le parole, ma col fuoco della carità.

San Daniele Comboni, Vicario Apostolico dell'Africa Centrale e
Fondatore dell'Istituto dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù.

3) CI CHIEDE DI OFFRIRE LA NOSTRA VITA

I suoi biografi sono concordi nel dire che Comboni fosse “Illimitatamente fedele alla Chiesa”, “ma anche capace di vivere questa sua illimitata fedeltà con una libertà altrettanto illimitata”.

La giornalista Stefania Falasca, nel 2003 nella rivista 30 Giorni, a proposito della figura di Comboni appena canonizzato il 5 ottobre (la stessa data della mia creazione a cardinale!) scrisse citando Jean Guitton che: “Uomini come lui sono contemporanei dell’avvenire”. Già, perché davvero: “San Daniele Comboni, 1º Apostolo dell’Africa, appartiene a quella schiera di anime grandi che non finirà mai di sconvolgere e coinvolgere, disarmare e affascinare”.

Il nostro Fondatore ha trovato nel mistero del Cuore di Gesù lo slancio per il suo impegno missionario (RV 3).

Papa Francesco al Regina Coeli del 25 aprile 2015, parlando del Buon Pastore, ci ricordava che il contemplare e ringraziare non basta. Occorre anche seguire il Buon Pastore. Siamo invitati ad assumere non la mentalità del manager ma quella del servo, perché siamo chiamati ad offrire la nostra vita.

Perciò, viviamo la gioia di essere comboniani, di renderci conto della ricchezza e attualità del nostro Fondatore e del suo carisma missionario, centrato nella compassione, come ha ben voluto ricordarci Papa Francesco nello scorso Concistoro per la creazione di nuovi cardinali.

Rinnoviamoci! Lasciamoci sorprendere dal nuovo, dall'altro per incontrarlo e promuovere una cultura dell’inclusività, dell’incontro, del dialogo, cosi necessario al nostro mondo.

Ne approfitto per ringraziare tutti voi per l’affetto e la vicinanza che avete manifestato verso la mia persona in occasione della mia creazione a cardinale. Tanti vedono in questo una novità, una primizia storica nel nostro Istituto, ma ciò che è veramente una novità è il sacrificio e la donazione totale dei nostri missionari che con grande generosità nella loro vita missionaria quotidiana, prendono la croce e con entusiasmo e larghezza si offrono come il Buon Pastore che diede la sua vita per tutti, anche per quelle pecore che non sono di questo ovile.

A Lui l’onore e la Gloria ora e sempre e per i secoli dei secoli. Amen.

Celebrazione della Festa di San Daniele Comboni presso la Curia Generalizia a Roma.