Lunedì 1 ottobre 2018
Cari confratelli: Vi salutiamo con la pace di Cristo. Alla fine dei lavori dell’Assemblea Intercapitolare, desideriamo rivolgervi un messaggio di comunione e riconoscenza per quello che siete e fate nel quotidiano della missione. In queste settimane siete stati presenti nelle nostre preghiere e ci avete sicuramente accompagnato nella revisione dell’impegno missionario dell’Istituto, con l’amore e la passione di san Daniele Comboni.
Abbiamo cominciato osservando la nostra realtà e quella dei popoli con cui viviamo: non solo a partire da dati e statistiche, ma soprattutto con lo sguardo della fede e con un cuore solidale. Ci siamo chiesti come far diventare la pesantezza delle situazioni un kairós di speranza. Vivere oggi il carisma comboniano, ci siamo detti, è prendere coscienza delle trasformazioni in atto e imparare a mostrare il Dio della storia, sempre vicino agli ultimi della terra. La lettura della realtà, bella e tragica allo stesso tempo, ci ha toccato profondamente, chiamandoci alla conversione personale e comunitaria, per “essere missione” in un mondo rinnovato dal Vangelo di Gesù.
La missione, oggi più che mai, chiede coerenza di vita e una spiritualità sempre più vicina a Gesù ed al suo progetto. Non possiamo vivere la missione senza prendere sul serio la sua chiamata alla santità.
Il nostro carisma è chiaro e dinamico, ma deve tornare alle sorgenti che lo rinnovano. Il nuovo paradigma della missione, di cui parla il Capitolo, deve sorgere dal rapporto affettivo con la Trinità e diventare servizio alla comunione, generatore di rapporti umani nuovi, basati sulla giustizia e la misericordia. Questi rapporti di fraternità debbono rinnovarci dal di dentro, spingerci ad un’opzione radicale per i più poveri e a prenderci cura della “casa comune”. Siamo discepoli-missionari del Signore Risorto, che ridonano ai popoli ed al creato la dignità che essi hanno fin dall’inizio ricevuto dal Dio-Amore.
A breve, riceverete una sintesi sul discernimento, la valutazione e la programmazione realizzati rispetto alle diverse dimensioni della vita dell’Istituto. Abbiamo dato attenzione alla cura delle persone e delle comunità, valorizzato la ricchezza dell’esperienza nei diversi continenti, accolto le sfide dell’interculturalità e dell’impegno missionario in contesti e su tematiche interprovinciali. Le diverse relazioni presentate ci hanno aiutato a comprendere la situazione attuale dell’Istituto; abbiamo approfondito il lavoro e le prospettive dei Segretariati della Missione (nella sua nuova struttura con Animazione Missionaria, GPIC e LMC), della Formazione (di base e permanente) e dell’Economia. Abbiamo fatto memoria viva dei nostri “santi e martiri” e ci siamo soffermati sull’accompagnamento specifico ai nostri fratelli anziani ed ammalati.
Tutti hanno valorizzato particolarmente il processo di rivisitazione della Regola di Vita, che sta favorendo una maggior condivisione delle nostre esperienze e delle attese più profonde di ciascuno di noi.
Preoccupazioni e speranze si sono mescolate in noi in queste settimane.
Abbiamo scritto una lettera a papa Francesco per esprimergli vicinanza e sostegno nelle scelte che sempre più sembrano isolarlo, anche all’interno della Chiesa.
Abbiamo seguito con gioia gli sforzi di pace compiuti nel Sud Sudan e tra Etiopia, Eritrea e Somalia, le tappe del riavvicinamento delle due Coree e gli sviluppi di un nuovo dialogo tra la Chiesa ed il governo cinese, con l’accordo sulla nomina dei nuovi vescovi.
Abbiamo condiviso il dolore delle famiglie per il recente naufragio nel Lago Vittoria, in Tanzania, e per le vittime di eventi meteorologici estremi nelle Filippine, in Cina, negli Stati Uniti e in Nigeria. Sono richiami ad includere nelle nostre preoccupazioni missionarie anche la grave crisi socio-ambientale, provocata dall'attuale modello neoliberale di produzione e consumo.
Abbiamo condannato il massacro dei civili innocenti nella città di Beni, nel Nord-Kivu della Repubblica Democratica del Congo, così come le vittime di gruppi fondamentalisti per il controllo delle risorse nel nord del Mozambico.
Non ci hanno lasciato indifferenti la situazione sempre preoccupante della Repubblica Centrafricana e la crisi del Venezuela e del Nicaragua.
Abbiamo pregato per P. Pierluigi Maccalli, SMA, rapito dai fondamentalisti islamici in Niger.
Abbiamo pianto la morte di oltre cento migranti nel Mediterraneo e riflettuto sulla vita precaria di molti migranti in fuga dalla guerra, dalla fame e dai cambiamenti ambientali in molte parti del mondo.
Abbiamo visto in questa umanità sofferente il popolo della promessa, in cammino verso nuovi cieli e nuove terre (2Pt 3,13), in cui avrà stabile dimora la giustizia. Spetta a noi missionari preparare ed aprire questo cammino!
Alla conclusione dell’incontro, ci impegniamo tutti insieme a rinnovare il carisma missionario ricevuto da Comboni, che ripetutamente abbiamo invocato nella nostra assemblea. Sia lui a condurci in questo tempo e a proiettarci con speranza verso il futuro.
A lui alla fine abbiamo consegnato il nostro lavoro di questi giorni.
L’Assemblea Intercapitolare
Roma, 29 settembre 2018