Roma, sabato 8 giugno 2013
La comunità della Curia ha celebrato ieri – 7 giugno – la solennità del Sacro Cuore con i comboniani presenti a Roma, alcune comboniane, il parroco della parrocchia di San Vigilio, Don Demetrio Francesco Quattrone, e un gruppo di amici e benefattori. Nell’omelia proferita durante la Messa, il superiore generale, P. Enrique Sánchez G., ha detto: “La nostra vita deve far vedere che siamo consacrati ai più poveri e abbandonati. I nostri interessi e le nostre preoccupazioni devono farci capire che non saremo mai in pace finché intorno a noi esiste tanto dolore e tanta sofferenza”.
Festa del Sacro Cuore
7 giugno 2013
Omelia
Il Cuore di Gesù,
proposta di Dio al nostro tempo
Cari fratelli e sorelle,
Oggi, come ogni anno, ci siamo radunati per celebrare con gratitudine la festa del Sacro Cuore di Gesù. Una festa che, per noi Comboniani, è un momento particolare perché ci permette di andare alle sorgenti della nostra spiritualità missionaria. È una festa che, mettendo il cuore di Gesù al centro come oggetto della nostra contemplazione, ci obbliga a riflettere sul nostro essere missionari e sicuramente diventa un’occasione per chiederci come possiamo essere oggi presenza dell’amore di Dio per i nostri fratelli e sorelle.
In un mondo che ha bisogno d’amore
Tutti ci accorgiamo che viviamo in un mondo che ha bisogno dell’amore e questo non è una novità. L’umanità con tutte le cose belle che porta con sé, con tutti i suoi sviluppi e le sue conquiste sembra ancora in cammino e alla ricerca di quello che risponda al più grande e più profondo sogno che porta in sé: il desiderio del cuore, che soltanto l’amore di Dio può appagare. Viviamo in un tempo, un momento della nostra storia, che sembra dominato dalla violenza, della paura, della delusione, dalle crisi, dallo scoraggiamento. Si parla di una società che ha perso l’orientamento, che dimentica i valori, che si contenta dall’effimero, che si accomoda sul superficiale, che non trova il senso dell’esistenza. In molte situazioni gli uomini e le donne del nostro tempo si sentono paralizzati, bloccati, incerti di fronte al futuro. Molti dei nostri contemporanei, almeno nelle società che si dicono benestanti, si sentono annoiati, paurosi, insoddisfatti e stanchi di questa vita. Per fare questa diagnosi basta aprire un giornale o ascoltare le ultime informazioni: non c’è giorno in cui la cronaca non si trasformi in una lunga lista di eventi che parlano di comportamenti assurdi che finiscono spesso in tragedia e in morte.
Sicuramente tutti ci chiediamo, come mai tanta sofferenza, tanto dolore, tante contraddizioni? La tentazione che assale il cuore umano è quella di credere che non ci sia futuro, che tutti siamo condannati a vivere guardando l’altro come nemico, come minaccia e pericolo. Tutti sappiamo che questa non è la verità perché l’amore c’è, ma ci sembra di fare fatica ad aprire le strade giuste perché questo arrivi fino ai nostri cuori. Tutto ci fa capire che la nostra umanità ha bisogno d’amore, ma di un amore che soltanto il Signore è in condizione di offrire perché è un amore che soltanto Dio possiede.
La risposta del Cuore
A tutte le nostre domande e ricerca di senso in questa vita, il Signore offre una risposta che non è formulata attraverso concetti e parole. Dio ci parla con il suo amore e per questo ci mostra il suo cuore aperto, il cuore che noi non possiamo controllare, che non arriviamo a fare entrare nelle nostre categorie, che ci sorprende e ci disarma quando ci fa capire che soltanto l’amore è quello che ci fa vivere.
Dio parla con il cuore e il suo linguaggio non è comprensibile, ma è esistenziale. Lui ci parla dal di dentro, dove le parole non servono, e ci fa capire la verità con il linguaggio dell’affetto, della misericordia, della compassione, della bontà e di tutto quello che il cuore sente e le parole non arrivano a definire, anzi, si rivelano limitate e incapaci di contenere una realtà che non ha limiti.
Per questo, noi e tutta la nostra umanità, troveremo il cammino che ci porta verso l’autentica felicità soltanto nella misura in cui usciremo dai discorsi che ci chiudono in quello che oggi chiamiamo l’autoreferenzialità, cioè, soltanto se accetteremo di intraprendere la strada dell’amore che sgorga dal Cuore del Signore.
Un amore che non si perde in discorsi
Ascoltando la parola di Dio di oggi, possiamo segnalare che l’amore di cui ci parla il Cuore di Gesù è fatto di almeno tre cose che lo rendono molto reale:
È premura verso i bisognosi. L’amore è il non riposo di Dio che è sempre alla ricerca di coloro che hanno bisogno della sua presenza, del suo aiuto, della sua cura. L’amore di Dio è simile alla tenerezza del Pastore per le sue pecore, che vive cercando il loro bene, che fa di tutto affinché trovino quello che da loro sicurezza e benessere.
È dono senza condizioni è la passione di Dio per tutti noi che senza nessun merito siamo diventati i destinatari del suo amore in Cristo che offre la sua vita per noi. È l’amore redentore che ci salva e fa di noi persone nuove, riconciliate, pronte a vivere per amore e in funzione dell’amore.
È gioia che si trasforma in festa quando un peccatore, uno che vive senza o lontano dall’amore, torna a riconoscersi figlio di Dio, è come fosse nato nuovamente nell’amore che fa di ogni creatura una persona nuova.
Un amore che ha bisogno di essere testimoniato
La festa del Sacro Cuore ci ricorda, oggi, che noi non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questo mistero d’amore. Noi che abbiamo conosciuto attraverso il nostro incontro con il Signore quest’amore siamo chiamati a diventare testimoni di questo dono. La nostra vita deve far vedere che siamo consacrati ai più poveri e abbandonati. I nostri interessi e le nostre preoccupazioni devono farci capire che non saremo mai in pace finché intorno a noi esiste tanto dolore e tanta sofferenza.
Il nostro ministero e servizio devono apparire come un’espressione chiara della nostra disponibilità a vivere per gli altri e che il nostro cuore non può essere in pace mentre ci sono fratelli e sorelle che ignorano che sono figli di Dio. Fare nostra la missione del Signore, non è altro che desiderare di vivere come lui il mistero dell’amore che non conosce frontiere né limiti.
Come Missionari e Comboniani realizzeremo la nostra vocazione nella misura in cui continueremo a diventare testimoni dell’amore che ci aiuta a vedere il futuro con fiducia e speranza. Saremo veri Comboniani del Cuore di Gesù quando la nostra vita e la nostra testimonianza mostreranno al mondo che siamo abitati da quell’amore che troviamo in Cristo Buon Pastore.
Il Signore ci conceda la grazia di diventare strumenti ed espressione del suo amore per il nostro mondo.
P. Enrique Sanchez G. Mccj
Superiore Generale
Al termine dell’Eucaristia, P. Juan Climent Vilaplana (al microfono nella foto), superiore della comunità, ha ringraziato tutti i presenti per la loro presenza e in particolare il parroco di San Vigilio, gli amici e benefattori. Inoltre ha invitato tutti all’agape fraterna, allestita per festeggiare il Sacro Cuore insieme come famiglia comboniana.