Martedì 21 gennaio 2025
La celebrazione del Battesimo (timket in amarico) di Gesù è una delle feste più importanti della Chiesa ortodossa etiopica, che ha luogo ogni anno il 19 gennaio (o il 20, negli anni bisestili), che corrisponde all’undicesimo giorno del mese di terr nel calendario ge’ez. In questo giorno solenne, migliaia di fedeli ortodossi si riuniscono nelle loro chiese per commemorare questo grande momento della vita di Gesù. Questa celebrazione è talmente unica che l’UNESCO l’ha riconosciuto patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Anche numerosi membri della Chiesa cattolica partecipano, non solo alla solenne cerimonia, sempre oltremodo ricca di colore, ma anche alla processione della vigilia, per pregare con i fratelli e le sorelle ortodossi ed esprimere sincera comunione con loro.
Il Timket è uno degli eventi a cui padre Juan Antonio González Núñez, amministratore apostolico del cattolico Vicariato di Hawassa, partecipa sempre con profonda devozione. Quest’anno non ha fatto eccezione e sono convinto che ci abbia tenuto in modo particolare essere presente, perché il 15 novembre scorso papa Francesco ha nominato mons. Gobezayehu Getachew Yilma come Vicario apostolico del Vicariato di Hawassa, e nelle prossime settimane subentrerà a padre Núñez, che ha già dato le dimissioni per raggiunti limiti di età.
Come aveva già fatto l’anno scorso, anche questa volta mi ha invitato a parteciparvi, e non mi sono fatto ripetere l’invito due volte. La data, inoltre, era molto significativa: quel giorno, per la Chiesa cattolica iniziava la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Giunti alla cattedrale ortodossa, il vescovo e alcuni sacerdoti ci hanno accolto calorosamente, chiamandoci addirittura per nome, a dimostrazione della fraternità e dell’amicizia che già esiste tra di noi e tra le due Chiese.
All’inizio della cerimonia, il tabot (una replica sacra dell’Arca dell’Alleanza che conteneva i dieci comandamenti) è stato coperto con un panno colorato e poi portato dai sacerdoti a una vicina fonte d’acqua. Ad accompagnare il tabot c’erano diverse migliaia di persone, vestite con abiti bianchi, che cantavano inni e canti spirituali, ritmati dal rullo dei tamburi, dal suono delle arpe e da battimani.
Giunti davanti a una grande vasca d’acqua vicina alla cattedrale, il cerimoniere ha presentato me e padre Juan a tutta l’assemblea e ha ringraziando Dio per aver voluto impreziosire il rito con una presenza ecumenica. Anche il vescovo ha aperto il suo discorso sottolineando il significato della presenza cattolica. Poi ha congedato tutti, invitandoli a non mancare il giorno dopo quando l’acqua sarebbe stata benedetta e aspersa abbondantemente – in verità, a secchiate – sulle persone. Lo scopo di questo rito è chiaro: i cristiani devono non solo celebrare il battesimo di Gesù, ma anche fare memoria del loro battesimo, attraverso il quale sono rinati nello Spirito Santo. Questa celebrazione è talmente unica che l’UNESCO l’ha riconosciuto patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Mentre tornavamo a casa, padre Juan mi ha detto: «Nonostante la crescente influenza dell’Islam e delle chiese evangeliche in Etiopia, la Chiesa ortodossa rimane forte come presenza cristiana. Dobbiamo riconoscerle questo merito. Prego che gli ortodossi di questo paese sappiano rimanere sempre fedeli alla loro fede, testimoniando a tutti il loro grande amore per Dio».
Padre Pedro Pablo Hernández, mccj