Sabato 30 novembre 2024
Il 22 novembre 2024, nella chiesa parrocchiale di San Michel, a Bodo (Ciad), diocesi di Doba, lo scolastico Stephane Muke Mantenge, congolese, da 2 anni in servizio missionario nella medesima parrocchia, ha emesso i suoi voti perpetui. Accanto a lui, nella stessa celebrazione liturgica, presieduta da padre Marco Vailati, delegato dei comboniani in Ciad, padre Rosich Vargas Enrique Javier, con 43 anni vissuti in prima linea come missionario in Ciad, ha celebrato il 50° anniversario di vita religiosa.
Bello è avere un giovane che fa la sua professione perpetua, un “anziano” che festeggia il 50° anniversario dei suoi voti religiosi, e un folto gruppo di confratelli che si congratulano con loro e insieme rendono grazie a Dio.
Padre Enrique ha certamente ripercorso – nella mente e nel cuore – il lungo cammino che l’ha portato dal suo primo “sì” al Signore, nel settembre 1974, al 50° rinnovo di quella offerta di sé stesso nella grande avventura della proclamazione del vangelo. Sono stati anni caratterizzati da gioie e fatiche, successi e fallimenti, generosità e stanchezza – sia fisica che spirituale – e resi particolarmente significativi dai moltissimi incontri avuti con le più diverse situazioni e persone, con il costante sincero desiderio di dare un valido contributo al benessere di tutti e di servire i più bisognosi.
Vicino a lui, il giovane Stephane, con già sei anni di vita religiosa e pronto emettere i voti perpetui, voglioso di seguire le orme e l’esempio dell’anziano confratello.
Il giorno dopo, 23 novembre 2024, nella cattedrale di Doba, Stephane e altri tre scolastici dei missionari di San Francesco di Sale, sono stati ordinati diaconi con l’imposizione delle mani di Mons. Martin Waïngue Bani, vescovo di Doba.
Tutti i confratelli impegnati nella zona erano presenti, assieme a molti altri religiosi e religiose e a una grande folla ha animato la celebrazione con canti e danze.
Nella sua omelia, mons. Martin ha sottolineato lo spirito di servizio che caratterizza la vita dei diaconi e dei sacerdoti, «perché Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita». Citando papa Francesco, ha aggiunto: «Servire significa essere disponibili, rinunciare a vivere secondo la propria agenda, essere pronti alle sorprese di Dio che si manifestano attraverso le persone, attraverso gli eventi imprevisti, i cambiamenti di programma, attraverso le situazioni che non rientrano nei propri piani».
P. Justin Ndhlovu, mccj