Lunedì 11 novembre 2024
“Nel cuore di Bari il cuore del Congo”. Con queste parole padre Corrado De Robertis, superiore della comunità comboniana del capoluogo pugliese, sabato 9 novembre ha aperto il suo intervento nel corso dell’inaugurazione, nel Museo archeologico di Santa Scolastica, dell’esposizione di 62 oggetti, maschere, feticci e teli provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo. La mostra resterà aperta fino al 31 dicembre secondo gli orari abituali del Museo archeologico.
Dopo Verona, Padova, Varese e Firenze, il 9 novembre si è aperta a Bari la mostra di arte, cultura tradizionale e spiritualità dal titolo “Nel cuore del Congo”. Promossa dal Museo Africano di Verona e da Fondazione Nigrizia, l’esposizione si avvale del patrocinio della città metropolitana di Bari, dell’assessorato alla cultura della città pugliese ed è realizzata in collaborazione con la ONG Abusuan.
Erano presenti all’inaugurazione José Antonio Bordallo Huidobro, ex ambasciatore spagnolo in Congo, Vito Leccese, sindaco eletto di recente della città di Bari, la dott.ssa Roberta Giuliani, direttrice del Museo, e padre Palmiro Mileto, missionario comboniano, oltre a un centinaio di persone che hanno molto apprezzato le 60 sculture e oggetti d’arte tradizionale, le maschere e una ricca selezione di feticci, tessuti e altri oggetti, rappresentativi di diversi stili, provenienti da 27 villaggi congolesi e che rappresentano 12 gruppi culturali.
La mostra ha lo scopo di avvicinare il pubblico all’arte congolese, che riveste un ruolo fondamentale sia in ambito religioso che politico e sociale, e intende esplorare la complessità e la varietà della realtà africana, portandone alla luce le tradizioni.
Le opere esposte ci accompagnano a scoprire temi come la ricerca del mondo spirituale, le religioni, la comunicazione e la preghiera agli spiriti, la magia e il potere di specifiche evocazioni, il legame con la natura e con il mondo degli antenati. Ogni sezione è curata in modo da offrire un’esperienza unica, che inviti a riflettere su come questi temi si intreccino nella cultura africana.
Nel suo intervento, l’ambasciatore Bordallo, che ha raccolto e poi donato al museo africano comboniano di Madrid i pezzi che ora sono in esposizione, ha evidenziato come l’arte congolese sia una celebrazione della vita e della spiritualità della tradizione: «Ogni pezzo esposto esprime una connessione profonda con la storia e la cultura del popolo congolese. Attraverso queste opere, possiamo viaggiare in un mondo ricco di vita e di colori; esse ci permettono di riscoprire la nostra umanità comune. Questi pezzi parlano con forza direttamente al cuore e all’anima».
Il sindaco, Vito Leccese, ha messo in luce quanto sia importante l’incontro tra culture differenti: «venire a contatto con una cultura così distante – ha sottolineato – ci permette di crescere come città. Daniele Comboni sarebbe contento di vedere nella città di Bari una mostra come questa, che ci offre la possibilità di conoscere la storia, la cultura e la civiltà dell’Africa vera».
Articolato l’intervento di padre Palmiro Mileto, comboniano, che ha spiegato come l’esposizione ci faccia «entrare nel cuore dell’arte africana». Parlare di arte, ha detto, significa «parlare di comunicazione di emozioni, di simboli e significati, di relazione tra mondi diversi».
Ha poi approfondito il significato delle maschere e, facendo sue le parole dello scrittore maliano Amadou Hampaté Ba, ha sottolineato come queste siano un mezzo per trasmettere a noi qualcosa che va oltre noi. È attraverso le forme che vengono date alle maschere nella loro materialità, che queste rendono “visibile” l’invisibile. In questa accezione, la maschera, ancor prima del suo lato artistico, è un “essere” che rappresenta al contempo una divinità e una forza della società umana. «Sotto l’apparenza materiale e la sua attrattiva estetica – ha continuato padre Mileto – non bisogna dimenticare che la maschera è sempre foriera di una visione del mondo... la prima ragion d’essere di questi oggetti non è il piacere degli occhi. La destinazione profonda della maschera va oltre l’aspetto estetico, perché rivolta a far rivivere i miti fondatori, a perpetuare la memoria degli antenati e ad agire in maniera positiva sulle forze soprannaturali. In altri termini, le maschere permettono di assicurare la coesione, i ruoli sociali e il vivere ordinato del gruppo nel rispetto delle leggi e della tradizione».
Si consiglia, quindi, ai visitatori della mostra, di entrare in questo viaggio nell’arte africana con curiosità, lasciandosi stupire dai messaggi di vita che vengono offerti, e di viverlo come spazio di incontro, tra culture e mentalità, con i dodici gruppi culturali congolesi da cui provengono i manufatti esposti.
Ci si augura che ogni visita sia un momento privilegiato per vivere il valore dell’incontro, nella consapevolezza che a salvare il mondo non saranno le armi ma la capacità di incontrarsi in un atteggiamento di accoglienza e di riconoscimento dell’altro in quanto altro, in una prospettiva di reciproco arricchimento e inter-fecondazione.
Fr. Antonio Soffientini, comboniano
Altre informazioni:
La mostra sarà visitabile dal martedì al sabato, dalle ore 9 alle ore 19; la domenica e i giorni festivi dalle ore 9 alle ore 13.
Il biglietto d’ingresso è di 5 €, ridotto (18-25 anni) 2 €, gratuito ogni prima domenica del mese.
Per le prenotazioni delle scolaresche è possibile contattare il Museo archeologico, tel. 080 0990882. O scrivere a info@abusuan.com; tel. 080 2223328.