Martedì 22 ottobre 2024
Dopo il voto del 9 ottobre scorso, le accuse di brogli elettorali a carico del partito al potere, e le repressioni di polizia, il Mozambico vive una tensione fortissima e rischia un ritorno alla guerra civile. Le proteste di piazza represse anche oggi [ieri 21 ottobre] con spari e gas lacrimogeni, e l’omicidio nei giorni scorsi di due esponenti dell’opposizione vicini al candidato di Podemos, Venancio Mondlane, stanno esasperando il popolo.
«Uno scenario terribile: la Frelimo al potere non dialoga e non ha mai dialogato con le opposizioni; anzi, nel corso degli anni le ha eliminate», ci racconta al telefono una fonte missionaria che vive nel Paese africano da lungo tempo. Gli avvenimenti di stamani a Maputo, con spari e gas lacrimogeni sulla gente scesa in strada per sostenere il candidato di Podemos, sono «un segnale molto preoccupante e davvero triste», dice ancora la fonte.
«Questo è un Paese che avrebbe bisogno solo di pace e lavoro e noi missionari – spiega la fonte – ci chiediamo se sia giusto continuare ad aiutare economicamente il Mozambico quando la gente è sempre più povera e i soldi finiscono altrove».
La popolazione è stanca di violenza, soprusi e guerra: ha espresso il proprio dissenso verso il presidente Felipe Nyusi ma il risultato elettorale è stato viziato da irregolarità, come denuncia l’opposizione.
«Mondlane è un uomo coraggioso: ha dalla sua parte moltissimi giovani e in diverse città ha raggiunto la maggioranza dei voti, ma la Frelimo non ammette la sua vittoria!», spiega la fonte. «Oggi c’è stato uno sciopero generale ed è tutto fermo: siamo molto meravigliati perché è la prima volta che le persone reagiscono in massa contro il partito al potere», ci racconta al telefono un altro missionario che vive ed opera alla periferia di Maputo.
«Mi trovo attualmente in periferia e le informazioni che abbiamo le stiamo raccogliendo attraverso i social e in base a quello che racconta la gente», aggiunge.
Stamani a Maputo la piazza è stata dispersa dalla polizia, e a Venancio Mondlane è stato impedito di uscire di casa e raggiungere i suoi sostenitori.
Successivamente, il candidato dell’opposizione (che ha sfidato alle urne il presidente uscente Felipe Nyusi) è sceso in strada e ha rilasciato delle interviste. «Questa è solo la prima tappa ha detto ai suoi – nei prossimi giorni vedremo come organizzarci meglio ed andare avanti, ma per oggi torniamo a casa!». Il timore è che la polizia possa reagire pesantemente, come già avvenuto in passato. L’ ‘avvertimento’ è molto chiaro: sia l’avvocato del leader di opposizione, che un esponente di Podemos sono stati uccisi in strada sabato scorso.
La tensione è palpabile anche a Nampula, dove fonti missionarie raccontano che la città stamani alle 8 del mattino era più tranquilla del solito: «un silenzio e una calma surreali – ci raccontano –. La gente è stata ‘invitata’ dalla polizia a non uscire di casa».
I prossimi giorni saranno fondamentali per far chiarezza e capire fin dove vorrà spingersi la Frelimo nella repressione del candidato di opposizione. Mondlane era stato sanzionato dal Procuratore Generale della Repubblica lo scorso 15 ottobre, con l’accusa di aver violato la Costituzione: in un comunicato stampa la Procura definiva “grave” la sua autoproclamazione a Presidente.
Daniel Chapo è il candidato della Frelimo sostenuto da Nyusi in opposizione diretta a Mondlane.
[Foto: Sergio Costa (libera da copyright). Testo: Popoli e Missione]