Martedì, 22 ottobre 2024
Il Seminario delle Missioni – come è conosciuta la comunità comboniana di Viseu, in Portogallo – lo scorso 10 ottobre, ha avuto l’onore di ricevere il vescovo locale, mons. António Luciano, venuto a presiedere l’Eucaristia della festa liturgica di san Daniele Comboni, fondatore dei Missionari Comboniani. L’evento ha fatto notizia sugli organi di comunicazione della diocesi di Viseu, che da 77 anni conta sulla presenza dei Comboniani.

Nell’omelia, mons. Luciano ha sottolineato «la nobiltà e la grandezza» di san Daniele Comboni, «conosciuto per il suo grande lavoro missionario in Africa a favore della giustizia, della carità e della verità, avendo dedicato la sua vita all’evangelizzazione degli africani e al servizio dei più poveri».

Riferendosi alla vita, all’opera e al carisma del missionario Comboni, il Vescovo ha messo in evidenza «il dono della missione di questo santo, che si è sentito interrogato da Gesù, abbracciato alla croce, per far conoscere il Vangelo a quei popoli così bisognosi» e ha rimarcato che l’essenziale della missione sta «nell’Eucaristia, nella preghiera, nell’accoglienza, nel dialogo, nel discernimento e nel servizio».

Anche oggi, ha aggiunto «molti ancora non conoscono il Vangelo e non hanno sentito parlare di Gesù»; per questo l’opera missionaria della Chiesa è molto importante. «L’evangelizzazione dei popoli – ha detto – a partire dalla realtà concreta della missione, è una sfida costante e attuale per l’opera missionaria della Chiesa. Tutti noi battezzati siamo missionari nella realtà della nostra vita e del nostro agire».

Il Vescovo ha concluso con un riferimento speciale al mese missionario per eccellenza – ottobre – che ha lo scopo di risvegliare nel cuore di ogni cristiano quanto sia importante e urgente «la missione di ciascuno nella Chiesa».

Durante la celebrazione, i seguaci di san Daniele Comboni, in forma corale, hanno ringraziato per «il dono della vocazione missionaria» e chiesto a Dio «fedeltà alla vocazione e al servizio nella missione verso i più poveri e abbandonati».