Venerdì 10 maggio 2024
Leggendo la notizia che mi è giunta da parte di P. Eliseo sul telefonino, mi son detto non può essere lui, poi apro l’allegato e sono rimasto stordito. Che botta! Era proprio lui Fratel Giuseppe Redaelli. Era l’annuncio della sua morte a Wau nel Sud Sudan per una crisi di malaria in un momento di particolare debolezza fisica il 27 aprile di quest’anno. Fr. Peppo di Casatenovo (Mi) per me, oltre che a essere “Yaya” (fratello maggiore, aveva un paio di anni in più di me), era un grande amico equilibrato e di grande esempio.
Oggi prima della seconda Messa domenicale ho comunicato la notizia a P. Lorenzo che come me ha incassato piuttosto duramente la botta. E’ stato lui a seguirlo e portarlo dai comboniani assieme ad altri amici come Fr. Ivan Cremonesi anche lui già in Cielo, dopo essere stato bravo missionario qui nella RDC.
Padre Lorenzo mi racconta:
“Alla fine degli anni Settanta fui invitato in una parrocchia di Milano per celebrare il matrimonio della figlia di una mia cugina paterna. La parrocchia si trovava vicino a viale Umbria, ma non ricordo il nome… effetto degli anni che avanzano… Incontrai il parroco bravo e aperto… e anche di lui non ricordo il nome… mi ha presentato Giuseppe Redaelli, un giovane a cui faceva molto affidamento e che era una colonna solida e importante per la parrocchia dicendo che Giuseppe voleva essere fratello Missionario. A quel tempo ero incaricato di seguire i giovani del GIM (Giovani Impegno Missionario) cioè coloro che manifestavano desiderio di impegno missionario. Peppo partecipò a diversi incontri del GIM. Il parroco che stimava molto Peppo volle accompagnarlo assieme a me a Pordenone dove Peppo avrebbe iniziato il postulato per un cammino di verifica e formazione.
Oggi sentire che Fr. Peppo è venuto a mancare mi tocca profondamente. Nei suoi confronti ho un certo senso di “paternità responsabile”. Non abbiamo avuto molte occasioni di vivere assieme, ma tutte le volte c’incontravamo era sempre una grande gioia. So che ovunque è stato ha reso un servizio generoso e competente da vero comboniano santo e capace come li desiderava il nostro Santo Fondatore Daniele Comboni. Non ricordo molto della famiglia di Fr. Peppo, so che ha due sorelle maggiori, Carla e Angela, ma che il papà e la mamma non c’erano più”. Immagino la sofferenza delle sorelle per questo loro fratello andato in Cielo”.
Dopo la formazione completata in Kenya a Gil Gil e la prima esperienza missionaria in Sud Sudan., essendo già un “fratello di spessore e di grandi capacità” i superiori lo inviarono a Verona come Procuratore per sostenere i bisogni di tutte le nostre missioni. Ed è qui che nel 1992 ci ritroviamo assieme fino all’anno 2000 nella stessa comunità. Mi colpì fin dal primo incontro, per la sua serenità, per l’equilibrio, le grandi capacità tecniche, il profondo e deciso spirito di fede e missionario . E’ stato per me e per tutti un grande esempio di Fratello ben realizzato. Oltre che confratello lo sentivo amico e confidente. Avevamo due compiti diversi che ci assorbono molto e i tempi di recupero erano ben pochi. Lui immerso nella contabilità e nel sostegno non solo economico alle missioni, io nel servizio ai confratelli ammalati o bisognosi di cure dopo periodi di lavoro logorante nelle missioni.
Lui che era di gran lunga più saggio e con maggior “granus salis” di me, mi invitava a prendere momenti di recupero. Così scegliemmo di tanto in tanto di uscire in bici. Lui secco e longilineo aveva un fisico da atleta, io da “polentone”, con spirito da gregario. Quando ci era permesso prendevamo a volte anche la giornata intera per le nostre escursioni. Lui trascinatore mi faceva fare dure pedalate con itinerari complessi e duri. Conservo vivo il ricordo di alcuni come la scalata del passo San Valentino sopra Mori, che continuava con l’ascesa al rifugio Graziani e alle “bocche di Navene” con la traversata in costa del monte Baldo. E poi la riposante e veloce discesa a Spiazzi e giù verso Caprino e la val d’Adige e infine il ritorno a Verona. Era paziente perché in salita, mi avrebbe dato grande distacco, mentre io arrancavo faticosamente grondando sudore. In discesa in compenso ero favorito dal mio peso eccessivo e riuscivo a stagli “a ruota.
Poi altro giro sempre con partenza da casa madre su fino a Fosse e a Passo Fittanze per fare la Trans-Lessinia, con sosta ristoratrice all’omonima Malga e poi traversata in altura fino a “Conca dei Parpari” e per chiudere il cerchio, giù a precipizio fino a Montorio. Eravamo un po’ matti e a San Rocco di Piegara siamo riusciti a toccare anche i settanta chilometri all’ora. Poi ci dedicavamo ad altri percorsi più leggeri e brevi come la “pissarota” fino al Cerro scendendo per i “Prati” per fare tappa obbligata dagli amici Luisa e Carlo, Domenico e Irma, Imerio e Luciana, Lisetta Dario, e gustare cose buone.
Non era raro che nei tempi adatti ci fermassimo all’ombra di qualche ciliegio, per gustarne i frutti con il benevolo consenso dei contadini, o nel sottobosco per spulciare mirtilli e fragole. Di questi momenti di relax conservo la bellezza incantevole dei paesaggi, delle montagne delle valli, cose da Meditazione e di invito alla lode del Signore.
Poi nel 2000 Fr. Peppo riparti per Khartoum e poi per il Sud Sudan. Anch’io ripartii per la RDC e non abbiamo più avuto l’occasione di rivederci. Molti confratelli avrebbero di che raccontare della bella figura missionaria di questo bravo e santo confratello, che è stato maestro di generosità, disponibilità e servizio. Un Fratello che ha fatto dono di se senza riserve e che ha amato l’Africa la sua gente e noi suoi confratelli.
Grazie Signore per avercelo donato e messo accanto e che possiamo trarre lezione dalla sua Vita.