Lunedì 15 gennaio 2024
Padre Modesto Generali (18.10.1927 – 10.1.2024) ci ha lasciati all’improvviso il 10 gennaio, mercoledì scorso, verso le ore 8:30am circa, presso la nostra Comunità di Castel d’Azzano (VR). Aveva 96 anni. P. Modesto era a Castel d’Azzano da circa due anni. Nell’ultimo periodo, alcuni problemi di salute si sono susseguiti. La notte precedente alla sua dipartita ha avuto un importante deterioramento generale. Ci ha lasciati, amorevolmente assistito dai membri della Comunità di Castel d’Azzano e dal personale di servizio.

Ieri, venerdì 12 gennaio, abbiamo celebrato il suo funerale nella nostra cappella di Castel d’Azzano, presenti dei familiari e amici ed alcuni confratelli delle comunità vicine, tra cui P. Fabio Baldan, superiore provinciale. La celebrazione è stata presieduta da P. Renzo Piazza, superiore della comunità. Vedi la sua omelia qui di seguito.

Funerale di Padre Modesto Generali
12 gennaio 2024

1. Chi è Padre Modesto?

Carissimo P. Renzo, saluti. Ultimamente Dio ti/ci ha visitato molto chiamando a sé bravi confratelli. Ora P. Modesto Generali… un vero missionario. Uomo di molti talenti. Uomo servizievole e umile. Uomo di intelligenza evangelica. Una grazia aver vissuto e lavorato con lui. RIP
P. Teresino Serra

Per parlare di P. Modesto sarebbe opportuno togliersi i calzari, in segno di rispetto verso una persona santa che ha speso la vita nel nascondimento, nel servizio umile, nella gioia di donarsi sino alla fine.

Nato, come P. Piero Lampetti, a Mombaroccio (PU) nel 1927, giovanissimo entra nel seminario comboniano di Riccione (’39), compagno di studi di P. Gino Pazzaglia e del compianto Don Oreste Benzi, fondatore della comunità Papa Giovanni XXIII. L’anno seguente passa nel nuovo seminario di Pesaro (Villa Baratoff) vivendo i tempi difficili della guerra, obbligato anche a trasferirsi in luoghi più sicuri ai tempi dei bombardamenti. Viene ordinato sacerdote il 12 giugno del ’54 a Milano. Nell’immaginetta dell’ordinazione cita una frase di Don Bosco: “Quando un figlio abbandona i genitori per obbedire alla vocazione, Gesù prenderà il suo posto”. Aggiunge poi: “Il mio sacerdozio sia un inno perenne di Gloria a Dio, un’ancora di salvezza alle anime. Gesù, benedici la mia famiglia, chi mi fece del bene e mi aiutò a raggiungere il tuo altare. Vergine Santa, custodisci e guida il tuo sacerdote”.

2. La missione

Parte subito per il Messico: vi rimarrà per 42 anni, interrotti da 2 anni in Spagna, per 44 anni di servizio missionario ad gentes. In Messico è stato anche Economo Provinciale: chi lo ha incontrato testimonia di non avere mai trovato un economo più libero, accogliente e generoso di lui. In Spagna rimase solo 2 anni, ma 35 anni dopo lo mandavano a salutare e lo ringraziavano per il suo servizio di educatore e lo invitavano a partecipare alla festa del 70° della comunità di Palencia.

Nel ’98 ha 71 anni e gli viene chiesto un servizio alla Provincia Italiana. Ritorna a Pesaro, dopo 50 anni, e vi rimane per altri 25. A Castel d’Azzano ha festeggiato il 95° e il 96° compleanno, facendo quotidianamente la guardia del corpo di P. Piero Lampetti.

3. In missione a Pesaro

A Pesaro, sono stato con lui dal 2011 al 2015. (Un’icona: Samuele che corre quando è chiamato…). Pesaro era la casa per la Formazione Permanente e tanti la riconoscevano come una comunità accogliente. In realtà il cuore dell’accoglienza era P. Modesto.

Cosa faceva P. Modesto per gli altri, tra gli 84 e gli 88 anni e oltre? Apriva e chiudeva il cancello e le porte mattino e sera; preparava la cappella per la Messa (sacrestano); andava a celebrare la Messa dalle Suore di Via Amendola o nelle parrocchie vicine; andava a comperare il pane; rispondeva al telefono e faceva il servizio di portineria; preparava e spreparava il refettorio. Durante il pranzo e la cena correva a rispondere al telefono ritrovando spesso il cibo freddo sul tavolo. Sorvegliava il buon funzionamento della macchinetta del caffè…; era l’incaricato del ministero; una volta la settima “andava in missione” a celebrare l’Eucarestia all’ospedale, nel reparto di Igiene mentale…

Quando arrivavano i gruppi dei confratelli, raccoglieva le adesioni, fissava la camera per gli ospiti tenendo conto dei loro desideri, metteva i nomi sulle porte, stampava la lista dei partecipanti, preparava la cappella grande per l’Eucarestia, andava a comperare le medicine per chi ne aveva bisogno.

Lo stesso faceva quando venivano altri gruppi per momenti di preghiera o di ritiro. Mai una lamentela, mai alzata la voce, mai un’arrabbiatura. E questo per più di 20 anni!

4. 60 anni di sacerdozio

Nel 2014 abbiamo celebrato il 60° della sua Ordinazione Sacerdotale. Una celebrazione intima, con i parenti stretti: era la festa del Corpus Domini.

Oggi abbiamo voluto riprendere le letture di quel giorno e ascoltare qualche stralcio della sua omelia, particolarmente attuale e adatta al momento che celebriamo.

Noi partecipiamo dell’unico pane, per noi uomini, pellegrini, nel deserto della vita, tra le difficoltà, le prove, le tentazioni del mondo: dobbiamo camminare in un terreno difficile e abbiamo bisogno di questo nutrimento speciale.
Ci domandiamo: ma dopo di questo mondo, quando già le nostre forze sono finite e il corpo è logorato, dove andiamo? Cosa c’è di là? Come sarà? Avremo la vita, una vita piena, una vita eterna, dice Gesù, e noi crediamo alle sue parole. Quindi è una festa della speranza il Corpus Domini. Allo stesso tempo è la festa della fratellanza, della giustizia, dell’amore fraterno perché tutti siamo invitati alla stessa tavola a nutrirci di questo pane misterioso.
Se ci sediamo intorno alla stessa tavola vuol dire che siamo amici, parenti. E allora questo sedersi alla tavola dell’Eucarestia ci fa tutti amici, tutti parenti, una sola famiglia nel mondo.
Ci riconosciamo realmente tutti come fratelli (Fratelli tutti!) intorno al corpo e al sangue di Cristo? Siamo capaci di superare le differenze, gli odi, gli interessi? Siamo capaci di vivere nella tranquillità e nella pace, nel rispetto mutuo… e questo a cominciare dalla famiglia?
Cerchiamo, fratelli e sorelle, di vivere questo mistero. Di viverlo e di essere coerenti con quello che abbiamo ascoltato nel vangelo. Quindi questa festa che celebriamo è un giorno di gioia, di speranza e di ringraziamento al Signore”.

Anche la celebrazione delle sue esequie è un inno di ringraziamento al Signore per quanto ha compiuto nella sua vita, visto che lui si riconosceva strumento nelle sue mani…

Al termine di quella Eucarestia avevo commentato: “Oggi padre Modesto nella sua omelia non ha mai usato la parola io. Ne aveva il diritto, perché sono 60 anni che è sacerdote… Ma ha sempre parlato di Gesù e mai di se stesso. Questo è il missionario”.

Grazie, P. Modesto, perché con il tuo servizio hai reso visibili i tratti caratteristici della persona di Gesù, venuto non per essere servito, ma per servire.

5. Nelle periferie della vita.

Quando ho lasciato Pesaro per venire a Castel d’Azzano mi salutò dicendo: “Coraggio per la nuova missione: vai a lavorare nelle periferie della vita!

Anche tu, P. Modesto, di nome e di fatto, sei venuto ad abitare un tempo breve in queste periferie. Papa Francesco ci ricorda che nelle periferie troviamo i piccoli e i poveri, il volto sofferente del Signore. Guardando il tuo breve passaggio tra noi, vediamo che il Signore ci ha visitato e ci ha fatto la grazia e l’onore di accoglierti e di servirti. Ormai è tempo che altri ti accolgano: i Santi, i Martiri, S. Daniele Comboni, la Vergine di Guadalupe. A loro ti affidiamo. Va’ e riposa in pace, P. Modesto!

[comboni2000]