Mercoledì 21 giugno 2023
Venerdì 16 giugno, le tre comunità presenti nella Curia Generalizia dei Missionari Comboniani hanno celebrato insieme la solennità del Sacro Cuore di Gesù. Molti altri confratelli erano presenti per la festa, tra cui anche i partecipanti all’Assemblea generale della Formazione Permanente, in svolgimento presso la curia, (17-30 giugno).

Folto anche il gruppo composto da Missionarie Comboniane, religiose di comunità presso cui i membri della curia si recano per la celebrazione della messa, amici e benefattori. La Messa è stata presieduta da P. David Costa Domingues, Vicario Generale. Tra i concelebranti, il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, comboniano e prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, e mons. Menghesteab Tesfamariam, comboniano, Arcieparca di Asmara (Eritrea).

Nell’occasione si sono ricordati gli anniversari celebrati nel 2023 dei seguenti missionari comboniani presenti alla celebrazione:

50 anni di PRIMI VOTI:

  • Mons. Menghesteab Tesfamariam
  • P. Moretti Francesco Eugenio
  • P. Mussie Abraham Keflezghi
  • P. Tesfaghiorghis Hailè Berhane

60 anni di PRIMI VOTI:

  • P. Pescantini Umberto
  • P. De Marchi Benito

25 anni di VOTI PERPETUI:

  • P. Giorgetti Angelo
  • P. Kalia Benedict

60 anni di VOTI PERPETUI:

  • P. Milani Venanzio
  • P. Colleoni Enrico

25 anni di ORDENAZIONE SACERDOTALE:

  • P. David Costa Domingues

50 anni di ORDENAZIONE SACERDOTALE:

  • P. Jose Francisco de Matos Dias

30 anni di ORDENAZIONE SACERDOTALE:

  • P. Codianni Luigi Fernando

Compleanno del Card. Miguel Ángel Ayuso Guixot (17/06/1952)

Pubblichiamo una sintesi dell’omelia tenuta da P. David Domingues.

Solennità del Cuore di Gesù
«Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio…
Se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri». (1 Gv 4:10-11)

Ho voluto cominciare la mia breve riflessione con il ripetere le bellissime parole di San Giovanni che vi ho appena letto, tratta dalla seconda lettura di questa solennità. Penso siano le parole più adatte a introdurci nello spirito di questa gioiosa occasione, molto sentita da tutta la chiesa e, in particolare, da tutti noi, Famiglia Comboniana.

E penso di non sbagliare se dico che lo spirito che oggi riempie i nostri cuori è uno spirito di ringraziamento. Suggerisco tre atteggiamenti per vivere tale spirito: un atteggiamento di contemplazione ed accoglienza di ciò che il cuore trafitto di Cristo ci offre; un atteggiamento di celebrazione gioiosa, in quanto famiglia che porta nel proprio nome il Cuore di Gesù; un atteggiamento di prontezza a fare nostra la “missione” vissuta da Gesù e da San Daniele Comboni.

1. Contempliamo e accogliamo quello che il Cuore trafitto di Cristo ci offre

Partiamo dalle parole del Vangelo: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11:28-29a).

La prima sfida è quella di contemplare nel silenzio e nell’intimità del nostro cuore questo amore, e lasciarsi da tale amore, che non è “meritato”, ma è puro dono. Sono sicuro che, solo quando contempliamo questo dono perenne di amore, sorge in noi naturalmente il desiderio di affidare alla sorgente di tale amore tutto ciò che siamo, sentiamo e viviamo, compresi le nostre sofferenze, le stanchezze e i momenti di scoraggiamento, come ci ha insegnato Comboni. Solo in questo modo troviamo nel Cuore di Cristo la consolazione, la pace, la accoglienza e la forza per vivere la missione.

Ma come Comboni, anche noi dobbiamo capire che questa contemplazione del Cuore di Gesù non è soltanto un rifugiarci in un luogo in cui cercare quiete e pace, ma anche – e soprattutto – un forte desiderio (e bisogno) di tenere fisso il nostro sguardo in esso, per capire davvero che cosa significa amare l’essere umano con quell’amore che può venire soltanto da Dio. Tale contemplazione, allora, diventa una reale opportunità di imparare ad “amare come ama Dio”. Il Cuore di Gesù non deve essere per noi soltanto un punto di arrivo, ma anche il vero punto di partenza per vivere oggi con gratitudine la nostra identità missionaria nel servizio gioioso e amorevole a tutti coloro che Dio ama.

L’amore che sgorga dal Cuore di Gesù è un amore “missionario”, tale cioè che “va in cerca” dei più lontani e abbandonati, di coloro che non contano agli occhi del mondo, relegati come sono nelle “periferie” dell’umanità. Ritengo che sia proprio questo ciò che il Signore ci invita ad imparare sempre di più da lui.

2. Celebriamo con gioia come famiglia nata dal cuore di Gesù

Per questo secondo atteggiamento, possiamo partire da una frase della prima lettura: «Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli –, ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri» (Deut 7:7-8a).

Quanto veritiere sono queste parole! Anche noi, oggi, siamo qui come Famiglia Comboniana, perché il Signore ci ama e perché il suo amore rimane fedele. Ed è lasciandoci sorprendere, meravigliare e stupire in ogni momento da questa verità che ci rendiamo conto che “viviamo per amore”, “siamo famiglia per amore”, e “per amore condividiamo le nostre vite come dono”. Solo così oggi possiamo sperimentare come nostra la gioia di Comboni, il quale diceva che non c’era gioia più grande che donare la vita – anche cento volte – per l’amata Nigritia.

Oggi ringraziamo Gesù per i nostri anniversari di consacrazione a Dio per la missione. Siamo un bel gruppo. Personalmente, mi sento particolarmente grato per questo dono che ho ricevuto e vissuto in questa famiglia: 25 anni di servizio sacerdotale, come missionario Comboniano, come fratello tra fratelli. E per questo provo una gioia grande per la possibilità che ho ora di ringraziare il Signore insieme a tutti voi. Siamo una famiglia nata dal Cuore di Gesù e questo merita essere celebrato con gioia.

3. Facciamo nostra la missione vissuta da Gesù e da San Daniele Comboni

Per il terzo atteggiamento che ho citato all’inizio, faccio riferimento ad altre parole della seconda lettura: «Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito» (1 Gv 4:12b-13).

Il Cuore di Gesù porta alla sorgente da cui scaturisce la Missione. E che altro è questo Cuore se non la pienezza dell’amore? Dire cuore è dire amore! Questo amore non solo origina la missione, ma anche la sostiene nei momenti più difficile e oscuri, perché solo un amore “vissuto fino in fondo” ci può spingere a donare la nostra stessa vita amore. In questo mondo piagato da violenza, egoismo e indifferenza, solo l’amore vero di Gesù, vissuto nella fede e nella speranza, ci può nutrire e dare la forza per vivere la missione con passione.

Oggi siamo invitati a riscoprire il privilegio di essere stati chiamati ad annunciare, con la nostra stessa vita l’amore, la vicinanza, la bontà, la tenerezza e la misericordia che Dio Padre ha per ogni persona umana. Cos’è il centro della nostra missione se non portare le persone a una esperienza vitale e interiore dell’amore di Dio? Partendo dalla esperienza dell’amore appassionato di Gesù per noi, dobbiamo oggi rinnovare in noi la stessa passione di Comboni di portare a tutti al Cuore di Gesù.

È nella nostra tradizione pensare al Cuore di Cristo come al “Cuore trafitto del Buon Pastore”. Comboni capì perfettamente cosa questo significasse e visse di conseguenza. Così, anche oggi, dobbiamo imparare da lui a coltivare in noi un cuore appassionato, pieno di amore e di misericordia.

Nell’incontro con l’amore divino del Cuore di Gesù, la nostra vita è cambiata: dall’indifferenza al coinvolgimento, dalla neutralità alla scelta di campo, dalla comodità alla scelta della povertà, dal benessere all’emarginazione con gli ultimi.

Solo così la nostra devozione al Cuore di Gesù non puzzerà di stantio, ma diventerà profumo nuovo diffuso dalle nostre vite e dalla nostra famiglia comboniana. Saremo, pertanto, riconosciuti come “discepoli-missionari”, perché rimaniamo in lui ed egli rimane in noi, e questa comunione ci dà la forza di continuare a portare la nuova vita di Gesù al mondo di oggi.

Che San Daniele Comboni, che di questo amore del Cuore di Gesù fu araldo e profeta, ci aiuti ad assomigliagli in questo. E che interceda sempre per noi!