Sabato 25 marzo 2023
Accoglienza ai migranti senza guardare al visto di soggiorno e rispetto dell’ambiente. Una giornata, non la prima, che i comboniani della Campania hanno dedicato al fratello arrivato in cerca d’aiuto, ma anche a pulire quella terra che accoglie tutti senza distinguere il colore della pelle o la lingua. [Nicola Nicoletti - L’Osservatore Romano]
«Ci vediamo tra un mese, l’importante è rimanere uniti»: è il saluto a Castel Volturno, comune della provincia di Caserta che guarda al mare, di padre Daniele Moschetti ai volontari italiani e a coloro che, arrivati dal Benin, dal Mali e da tante altre nazioni, vivono in questa fetta di Campania. Si sono ritrovati nei giorni scorsi operatori di “Fare Ambiente” assieme ad altre associazioni riuniti dall’invito dei comboniani per dedicare del tempo a una terra ferita e oltraggiata violentemente da decenni. Sulle pettorine arancione spicca la frase di Papa Francesco dalla Laudato si’, un invito a prendersi cura del prossimo e del creato.
Moschetti, dopo l’esperienza di studi teologici in Africa e la missione a Korogocho in Kenya, Palestina, Sud Sudan e alle Nazioni Unite, non poteva rimanere lontano dai poveri, «come ci insegna san Daniele Comboni», precisa mentre guida volontari e seminaristi che dalle prime ore della giornata hanno rimosso sacchi di rifiuti, rovi e cartoni. Un gesto per unire una comunità frammentata. Qui l’esplosione dell’abusivismo risale agli anni Settanta, quando venne realizzato un numero impressionante di case a pochi metri dal mare. Le seconde case, spesso lasciate vuote o occupate pochi giorni all’anno, invasero la zona di Destra Volturno. Oggi sono disabitate o occupate da chi non sa dove andare.
Dal terremoto del 1980 in Campania e in seguito a vari episodi di bradisismo a Pozzuoli, famiglie povere ed extracomunitari senza alloggio e lavoro, anno dopo anno, sono ammassati nelle seconde case dei tanti che nella provincia di Caserta che corre verso il Lazio avevano un appartamento. La costa sabbiosa e accattivante del litorale è diventata piano piano un epicentro di italiani senza occupazione, poveri sbandati e tanta gente giunta dall’Africa in cerca di una vita migliore. Un numero di persone indefinito, sconosciuto a tutti. Padre Sergio, Filippo e Simone, un laico comboniano, hanno scelto di accompagnare quegli ultimi che Papa Francesco pone al centro del suo pontificato.
«Castel Volturno è funzionale al sistema: bacino di forza lavoro a basso prezzo, spazzatura della grande industria con la possibilità di smaltirla a basso costo. È parte di quella “terra dei fuochi” dove i rifiuti tossici, interrati e bruciati, hanno ammazzato grandi e bambini», spiega padre Moschetti. «Nel 1986 abbiamo scelto di venire a vivere qui, accanto ai fratelli più poveri», ricorda il comboniano.
Hanno deciso di essere accanto a chi, sfrattato dal bradisismo o agli arresti domiciliari, viveva in un “non luogo” con le loro famiglie, dove tante attività, dalla droga alla prostituzione, sono manovrate dalla camorra. Mentre parliamo qualche auto si ferma, ringraziano i missionari giunti anche dalla comunità di Napoli (in gran parte sono seminaristi africani) per pulire un grande viale pieno di rifiuti. Chiedono che i lampioni senza luce siano riattivati. Padre Daniele sorride. Non è facile amministrare questo comune dove, nonostante le telecamere, chiunque viene a depositare scarti di lavori edili e cianfrusaglie senza controllo.
Non ci sono posti per i bambini e così i missionari hanno chiesto un parchetto dove mettere delle giostrine e aperto uno spazio per loro. La casa “Black and White” rappresenta un’offerta di aggregazione e gioco per i bambini grazie a un’associazione nata nel 2001 per l’integrazione e l’inclusione degli immigrati. E non solo. Laboratori di arte e doposcuola per i più piccoli si alternano alle aule dove chi arriva da Nigeria, Mali o Ucraina impara a parlare italiano.
Oltre agli operatori sono sempre i missionari a fare lezione, one to one, uno a uno, per instaurare anche un rapporto empatico e di amicizia con chi è giunto sulle coste campane senza sapere una parola di italiano come Aman e Maryia. Oltre i muri, dall’11 aprile al 12 maggio, è la mostra per scuole, parrocchie e famiglie per presentare i volti dell’emarginazione e le vittime delle chiusure, avvisano i missionari. Uno spazio culturale per parlare di diritti e rispetto. Una denuncia attraverso storie di chi vive un isolamento fisico, culturale, etnico e psicologico, in Italia e all’estero.
Giustizia e diritti in un racconto promosso assieme al centro missionario della diocesi di Capua, al centro Fernandes, alla commissione Migrantes e ai giornali locali. Il ricavato della mostra andrà a un progetto: un’area attrezzata per fare sport in un territorio in cui i ragazzi sono i più svantaggiati non potendo scoprire la bellezza dell’attività agonistica, abituati a correre tra rifiuti, automobili e senza un allenatore che spieghi le regole del gioco.
[Nicola Nicoletti - L’Osservatore Romano]