Rilanciare la speranza è sempre un compito difficile. Tre personaggi tipici del tempo di Avvento ci sono riusciti. Oggi essi rilanciano per noi la speranza e ci preparano all’incontro con Cristo: sono il profeta Isaia, Giovanni Battista e Maria. Ciascuno dei tre ha un rapporto missionario tutto particolare con il Messia-Salvatore che viene: Isaia lo preannuncia, Giovanni lo addita già presente, Maria lo possiede e lo dona.
La conversione è incontrare Cristo
Is 11,1-10; Salmo 71/72; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12
Il brano evangelico, che dà il tono a questa seconda domenica di Avvento, è dominato da due predicatori dell’Avvento, che precedettero Gesù e ne annunciarono la venuta in terra: il profeta Isaia e Giovanni il Battista. Essi invitano a preparare la strada al Messia. Infatti, nella prima lettura Isaia, quasi otto secoli prima di Cristo, preannuncia al popolo Israele la venuta del Messia. In uno stile pieno di immagini poetiche, egli lo descrive come un nuovo germoglio dal tronco di Iesse, su cui si poserà lo Spirito di Dio con la ricchezza dei suoi doni (sapienza e intelligenza, consiglio e fortezza, conoscenza e timore del Signore); lo presenta anche con le qualità carismatiche del re ideale, che esercita misericordia e giustizia a favore dei poveri, e istaura il regno della pace messianica.
Il superamento annunciato della violenza iniqua e della rapina dei prepotenti è suggerito delle immagini paradisiache della convivenza pacifica tra gli animali: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leone pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà … Il leone si ciberà di paglia, come il bue … Il bambino metterà la mano nel covo dei serpenti velenosi”.
La radice di questi nuovi rapporti è la saggezza, dono del Signore, che “riempirà il paese come le acque ricoprono il mare”. È quanto è avvenuto con la nascita di Gesù nel quale inibita la pienezza dello Spirito Santo, effuso poi sulla Chiesa. Fanno eco a quest’oracolo profetici di Isaia le parole del salmo (messianico) responsoriale che ricordano le benedizioni di Abramo: “In lui saranno benedette tutte le stirpe della terra”.
Nella seconda lettura san Paolo esorta i cristiani di Roma a prendere come modello di vita il Signore Gesù, che si è fatto servitore (si è messo a servizio degli uomini suoi fratelli) per mostrare la fedeltà di Dio che nella sua missione storica porta a compimento le promesse del Padre. Come lui, devono comportarsi i cristiani, con perseveranza, a gloria di Dio, Padre di tutti gli uomini. Solo così siamo simili a Gesù Cristo, che è venuto al mondo spinto dall’amore.
Per quanto riguarda il brano evangelico, segue uno sviluppo narrativo. Il primo quadro ha un valore programmatico. L’appello-annuncio da tener presente è questo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. È un messaggio valido anche per noi. Quest’invito alla conversione è l’esigenza di un ri-orientamento della propria vita, di cui la condotta è semplicemente conseguenza ed espressione concreta. Si tratta quindi di mutare i pensieri, di riscattarli dalla preoccupazione ossessiva di sé e dei propri interessi, per orientarli in direzione di Colui che, solo, è capace di dare significato e consistenza alla nostra esistenza.
Il secondo quadro narrativo si concentra sulla figura e sullo stile di vita di Giovanni Battista nel deserto di Giudea. Egli è vestito di un mantello ruvido con una cintura di pelle ai fianchi, come gli antichi profeti; la sua dieta (locuste e miele selvatico) corrisponde alle prescrizioni del Levitico sugli alimenti puri. Il contesto in cui Giovanni predica è il deserto., come luogo di grandi appuntamenti, della vicinanza, dell’intimità con Dio. È nel deserto che è nato ed è stato educato il popolo di Dio. È naturale che il tempo di salvezza venga inaugurato ancora nel deserto. Giovanni non predica sulle piazze, ma nel deserto. Lui non va verso la gente, sono gli altri che accorrono verso di lui, nel deserto, per dare al proprio messaggio quell’intensità, quella profondità e quella risonanza che consentono all’annuncio di arrivare al cuore dell’uomo. Nel silenzio del deserto si colgono parole che trasformano, poiché le parole vi vengono ripulite dall’abitudine-routine e ritrovano il loro significato e la loro forza originaria.
Il linguaggio di Giovanni è particolarmente duro quando colpisce farisei e sadducei, definiti “razza di vipere”, essi che si sentono forti dei loro privilegi, della sicurezza proveniente dal fatto di essere discendenti di Abramo. Chi si ritiene a posto rischia di mancare l’incontro con il Regno. Quindi il rito del battesimo non può costituire un alibi per sottrarsi al giudizio di Dio. Quello che si richiede è un cambiamento profondo che si manifesta in un nuovo stile di vita.
Don Joseph Ndoum
Missione è rilanciare la speranza
Isaia 11,1-10; Salmo 71; Romani 15,4-9; Matteo 3,1-12
Riflessioni
Rilanciare la speranza è sempre un compito difficile. Tre personaggi tipici del tempo di Avvento ci sono riusciti. Oggi essi rilanciano per noi la speranza e ci preparano all’incontro con Cristo: sono il profeta Isaia, Giovanni Battista e Maria. Ciascuno dei tre ha un rapporto missionario tutto particolare con il Messia-Salvatore che viene: Isaia lo preannuncia, Giovanni lo addita già presente, Maria lo possiede e lo dona. Anche altri “poveri di Jaweh” del Primo Testamento vivevano in attesa di un Messia, anche se per molta gente l’attesa era confusa e mescolata a speranze umane. Il messaggio di quei tre personaggi è attuale e necessario anche per noi oggi.
Anche oggi, infatti, la speranza è un valore in crisi di contenuti, perché molti non sanno bene ciò di cui hanno maggior bisogno per la crescita e sviluppo integrale della loro persona. In un’opera teatrale emblematica del nostro tempo, lo scrittore irlandese Samuel Beckett, Premio Nobel di letteratura (1969), denuncia l’assurdità della condizione umana: tutta l’opera Aspettando Godot è costruita sulla lunga attesa di un personaggio importante ma sconosciuto. Si immagina l’incontro, si sogna quello che potrebbe avvenire. Ma quando ormai si dice che quel personaggio è in arrivo, l’attesa cala di tono, si perde la voglia di prepararsi e la sua presenza svanisce. Non c’è l’incontro. La lunga attesa è stata vuota. Soltanto un’illusione!
Non così la speranza cristiana, che è un dinamismo di apertura e di incontro verso una Persona conosciuta e dalla quale ci si sente amati profondamente: è il Salvatore di tutti, con un nome e un volto ben definiti. Si chiama Gesù Cristo. Egli è il centro dell’annuncio missionario della Chiesa. Il Papa Francesco invita tutti a non rimanere prigionieri delle cose terrene, molte o poche, perché queste provocano solo tristezza e chiusura egoista; mentre l’incontro personale con Gesù Cristo porta gioia e speranza, apre alla missione. (*)
Il primo personaggio dell’Avvento, il profeta Isaia (I lettura), otto secoli prima della nascita di Cristo, in tempi di violenza e desolazione era capace di cantare la speranza in un futuro di vita, riconciliazione e prosperità per il suo popolo. In analoghe situazioni di sofferenza, anche un altro giovane profeta, Geremia, era capace di vedere il mandorlo in fiore (Ger 1,11). Dove tutti vedono soltanto negatività, i profeti vedono oltre, lontano, una storia ed una speranza diversa: la storia del Dio che conduce tutti a salvezza. Isaia vedeva spuntare un germoglio, subito ripieno del multiforme spirito del Signore (v. 1-3). E descrive lo stupendo giardino della convivenza pacifica dei viventi (animali e persone umane) tra di loro e con la creazione (v. 5-9). Soltanto un popolo che vive così, nella giustizia e nell’armonia dei rapporti, ha qualcosa di positivo da dire agli altri, può diventare un “vessillo per i popoli” (v. 10). Solo così avrà qualcosa di vero e di bello da condividere nel concerto delle nazioni. E così diventa comunità missionaria! Tra le note di tale popolo rappacificato all’interno e all’esterno, S. Paolo (II lettura) include la capacità di accogliersi “gli uni gli altri come Cristo accolse voi” (v. 7), per la sua misericordia (v. 9).
Il secondo personaggio dell’Avvento, Giovanni Battista (Vangelo), profeta austero e interiormente libero, con parole di fuoco prepara la strada del Signore che viene dopo di lui, battezza “nell’acqua per la conversione”, annunciando la presenza di Uno più forte di lui, che “battezzerà in Spirito Santo e Fuoco” (v. 11). Per questo Giovanni grida: “Convertitevi” (v. 2).
Maria è la creatura già pienamente convertita, cioè rivolta verso Dio, ripiena di Spirito Santo; Maria è la tutta pura, senza macchia; è l’Immacolata (festa dell’8 dicembre). Al centro del Vietnam, dove ho lavorato per sei anni come missionario, ho visitato il santuario mariano di La Vang: lì la Madonna è apparsa nel 1798, in tempo di persecuzioni contro i cristiani, portando un messaggio di consolazione e di speranza. È un messaggio che va bene anche per noi in cammino verso il Natale: “Abbiate fede, figlioli, accettate le sofferenze con pazienza. Io ascolto sempre le vostre domande. Se qualcuno verrà a pregare con me, ascolterò le vostre preghiere”. Maria ha accolto il suo Signore e gli ha dato un corpo umano; ora Lo offre a tutti, anche a quelli che ancora non Lo conoscono.
L’Avvento è un tempo privilegiato per vivere la missione: in Avvento e a Natale il Signore viene a noi; non mancherà all’appuntamento. Ma Egli vuole che anche altri - tutti! - Lo conoscano e Lo accolgano: vuole arrivare agli altri anche tramite noi. Cosa possiamo fare? Diventare Suoi discepoli-missionari!
Parola del Papa
(*) “Il Natale è un giorno di grande gioia anche esteriore, ma è soprattutto un avvenimento religioso per cui è necessaria una preparazione spirituale. In questo tempo di Avvento, lasciamoci guidare dall’esortazione del Battista: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!» (v. 3). Ci aiuti la Vergine Maria a prepararci all’incontro con questo Amore-sempre-più-grande, che è quello che porta Gesù, e che nella notte di Natale si è fatto piccolo piccolo, come un seme caduto nella terra. E Gesù è questo seme: il seme del Regno di Dio”.
Papa Francesco
Angelus 4-12-2016
P. Romeo Ballan, MCCJ