Ricordando Fr. Alfredo da Costa Afonso (02.02.1932 – 12.07.2022)

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Giovedì 21 luglio 2022
Fr. Alfredo era nato il 2 febbraio 1932 ad Alhais, Vila Nova de Paiva, vicino a Viseu. È morto nella casa di Viseu, dove si trovava già da alcuni anni per cure e riposo. Aveva emesso i primi voti il 15 agosto 1965 e i voti perpetui il 15 agosto 1968, in Italia. I primi anni ha lavorato in Portogallo, a Maia e Coimbra, come animatore missionario ed economo locale. In quel periodo ero a Maia, ero ancora molto giovane: con lui ho imparato cosa significa essere animatore missionario comboniano!

Nel 1972 è partito per il Mozambico, dov’è rimasto fino al 1984, impegnato prima come economo provinciale a Carapira (1972-76) e poi come procuratore provinciale e amministratore della rivista Vida Nova ad Anchilo (1976-1984).

Nel 1984 fu assegnato al Portogallo (Lisbona) come economo locale e amministratore delle riviste fino al 1989, anno in cui fece ritorno in Mozambico e fu inviato alla missione di Nacaroa, fino al 1994. Quando gli comunicai che doveva lasciare Nacaroa, dov’era l’unico missionario, lui non voleva; gli dissi che il Consiglio provinciale aveva pregato e deciso di assegnarlo ad Anchilo; Fr. Alfredo mi rispose: “Anch’io oggi mi sono alzato alle due del mattino per pregare su questo e il Signore mi ha detto che devo rimanere lì dove sono!”. Comunque, ritornò ad Anchilo fino al 1999 e poi andò a Nampula.

Gli ultimi 4 anni passati in Mozambico, 2001-2005, rimase a Maputo per vari servizi di procura.

Nel 2005 ritornò in Portogallo per cure, prima a Lisbona e poi a Maia, fino al 2013, anno in cui fu assegnato a Viseu.

Nei 27 anni di lavoro di Fr. Alfredo in Mozambico, il paese è passato attraverso cambiamenti profondi: nel 1975 ha celebrato l’indipendenza, dopo 14 anni di lotta armata. Nel 1976 è cominciata la guerra civile che è durata fino al 1992. Dopo la guerra, c’era tutto il lavoro di ricostruzione del paese, un processo lento e faticoso, soprattutto per ricostruire il tessuto sociale, per anni in balia della violenza e della distruzione con tutte le loro conseguenze: i morti e i feriti, fisicamente e moralmente, i campi profughi, gli sfollati, gli orfani, i mutilati di guerra… Fr. Alfredo ha vissuto questo tempo non come uno spettatore passivo, ma coinvolgendosi pienamente, in un modo creativo, facendo tutto quello che poteva per aiutare la gente.

Una volta, i soldati della Renamo (Resistenza Nazionale del Mozambico) lo hanno fermato mentre accompagnava con la macchina il trattore che andava a Nacala per caricare sale (alimento molto necessario) per la gente. La paura non mancava. I soldati gli hanno chiesto per chi lavorasse e come mai viaggiasse senza convoglio militare (come era obbligatorio in quegli anni). Sceso dalla macchina, ha chiesto loro chi fossero e perché mai lo fermassero; poi, prendendo il crocefisso grande che aveva nella borsa e mostrandolo loro, ha detto: “io lavoro per questo qui. Lo conoscete? Lasciatemi andare, con Lui non si scherza!”. Intimoriti, lo hanno lasciato passare. Era, infatti, anche un uomo di preghiera; lo ricordo con il rosario in mano, dalle 5 del mattino alla sera.

Era un amministratore nato! Entrato già adulto nell’Istituto, aveva lavorato in Angola dove aveva messo su una fattoria e un grande allevamento di bestiame. Aveva lasciato tutto per diventare missionario. Era dotato di un intuito particolare per l’economia: moltiplicava con facilità il poco che aveva, sempre e solo per il bene della missione. Per sé stesso, teneva il minimo e viveva con poco.

Era sempre in attività, cercava di aiutare tutti. Conosceva la vita dei suoi lavoratori, le loro difficoltà e gioie. Come il buon pastore, li consigliava e li aiutava nelle loro battaglie quotidiane.

Mentre ero provinciale, a causa di alcuni cambiamenti di missione “forzati” e da lui accettati con difficoltà, soleva ripetere: “Non ho niente contro il profeta (Jeremias), ma ce l’ho col provinciale, che sta prendendo delle decisioni sbagliate!”.
(P. Jeremias dos Santos Martins, mccj)