Venerdì 15 luglio 2022
Da un anno abbiamo cominciato formazioni ed esperienze per fare l’apicoltura, nel bosco di acacie che abbiamo piantato. Qui le arnie hanno una forma all’africana, non come le vostre casette: sono una cassa romboide (per accompagnare la forma del favo), lunga un metro, con delle stecche in alto, e le api scendono a fare il favo e mettere il miele... In futuro (non lontano!) speriamo di mettere un ufficio per la vendita dei vasetti di miele di Yanonge. [Credit Photo by Kai Wenzel on Unsplash]
Carissimi,
Vi spero bene. Siamo nell’estate delle vacanze, qui solo gli scolari conoscono “le vacanze”. Senza la promessa di mari e monti. La vita della missione continua con una certa intensità e la gente sente che la vita pulsa, dentro un contesto di immobilità; in questo siamo un segno di speranza.
Domenica scorsa Yanonge era in festa, come solo in Africa la gente sa aprire il tappo dell’esuberanza popolare. Una ragazza del villaggio, Marthe, è diventata suora, la prima in questi 120 anni di evangelizzazione. Ci rappresenta tutti, come Chiesa che cerca il volto del Signore. E guardando il Suo volto, nei suoi occhi vediamo come in uno specchio la gente che egli ama e ci voltiamo verso le persone del mondo per guardarle con i Suoi occhi, e tradurre la sua premura, e dire il valore di ogni vita.
Abbiamo concluso il ciclo dei Battesimi di quest’anno: tra il centro e i villaggi erano circa 150, soprattutto adolescenti tra i 12 e i 17 anni, che hanno fatto i tre anni di catecumenato. Provo a inventare forme nuove, a volte piccole scene teatrali, narrazioni di storie bibliche dove ci sia un bambino/adolescente nel quale possano riconoscersi.
Ho acquistato una piccola fotocopiatrice a colori, ho pitturato molti disegni di stile africano per fotocopiare libretti per tutti i villaggi. Adesso ci stiamo organizzando per recuperare tanti giovani lasciati a sé stessi, abbiamo una buona collaborazione da parte dei laici locali. Li accompagniamo nella formazione. Già la missione è vasta; ora il vescovo (congolese) vuole affidarci un altro territorio sull’altra sponda del fiume Congo.
Con noi c’è un giovane missionario congolese, P. Biangbali Abaingu Blaise: ha il dono della musica. C’è tanta partecipazione: corali, orchestre, liturgia e vita che vanno insieme. È arrivato un nuovo membro nella comunità, Fr. Romero Arias Hernán, del Perù, medico dai capelli bianchi, con tanti anni di esperienza tra Congo e Sudan. Nei primi giorni mi ha detto che non pensava di trovare il servizio sanitario (dello stato congolese) in tanto abbandono. La sua presenza incoraggia molti, anche perché ha il dono di una relazione umana attenta e premurosa.
Il cambiamento climatico si sente anche qui: adesso la gente sa spiegarsi perché le piogge sono irregolari e il calore esagerato. Un organismo dell’Unione Europea ci ha dato fiducia e ha stabilito una base a Yanonge, per proteggere la foresta, migliorare l’agricoltura tradizionale, promuovere il piccolo allevamento, valorizzare gli alberi della foresta vendendo un prodotto semilavorato. Anche noi della missione portiamo avanti iniziative non da poco: 7 grandi stagni per i pesci dov’era boscaglia e palude; abbiamo piantato un bosco di acacie, centinaia di agrumi, un migliaio di alberi della foresta, caffè, cacao, alberi da frutta e altro.
Adesso mi sono caricato un peso supplementare: creare una piccola fabbrica di sapone, radunando le donne più vulnerabili che per andare avanti preparano il distillato locale che rovina salute e famiglie. Facciamo così: un po’ dappertutto nei villaggi hanno una pressa fatta sul posto, per spremere l’olio di palma; al centro del frutto c’è una mandorla dura; noi vogliamo recuperare queste “noci” abbandonate e, con una macchina, spaccarle; un’altra pressa dà olio e pastone per allevamento, poi si mescola il palmito con soda caustica e altro, e una macchina fa uscire le stecche di sapone, da vendere a Yanonge e nei territori dell’interno.
Stiamo preparando i mattoni per costruire un hangar dove lavorare e un ufficio per la vendita. Ho ricevuto un primo importante aiuto da Omegna, per cominciare. La collaborazione locale è generosa, soprattutto per la manodopera. Qui non c’è lavoro salariato; a parte un po’ di maestri e impiegati statali – paga magra – il denaro che circola è scarso.
Da un anno abbiamo cominciato formazioni ed esperienze per fare l’apicoltura, nel bosco di acacie che abbiamo piantato. Qui le arnie hanno una forma all’africana, non come le vostre casette: sono una cassa romboide (per accompagnare la forma del favo), lunga un metro, con delle stecche in alto, e le api scendono a fare il favo e mettere il miele. Per attirare le api strofiniamo l’erba profumata “citronelle” (con cui si fa anche il thè, che è contro la malaria); oppure si sfrega il legno con un frutto acerbo di mango. Le prime sei case fremono di api al lavoro; adesso vogliamo mettere altre 6 casette, per arrivare forse a 30. L’organismo dell’Unione Europea ci accompagna nelle formazioni tecniche; con la gente abbiamo formato un’associazione riconosciuta dallo Stato. In futuro (non lontano!) speriamo di mettere un ufficio per la vendita dei vasetti di miele di Yanonge.
Dicevo agli amici: un organismo fa progetti con la forza dei dollari; la Chiesa fa opere di misericordia con la forza della solidarietà. Alla scuola di Gesù conosciamo il valore di ogni persona, conosciamo la premura del Padre, proviamo a raccontarlo con le mani, spiegarlo con la parola, celebrarlo nella liturgia.
Qui abbiamo l’estate tutto l’anno e, non essendo una novità, non hanno inventato le ferie. Beati voi. La vita ci lima tutti e poi, tra Covid e Ucraina, tutto si complica, si è inquieti per l’avvenire. A volte andiamo avanti controvento, ma è un servizio profetico, non solo ottimismo ma speranza. Sono qui anche a nome di tanti amici che mi affidano il loro desiderio di solidarietà, di cammino comune dell’umanità. Il Dio di Gesù è il primo a impegnarsi.
P. Vittorio Farronato
dalla Repubblica democratica del Congo