Venerdì 25 marzo 2022
A quasi un anno dal drammatico attentato che gli ha causato danni agli arti oltre che molta paura (l’aggressione armata è avvenuta nella sua residenza nella notte tra il 25 e il 26 aprile 2021), Mons. Christian Carlassare torna a Rumbek, in Sud Sudan, dove oggi, 25 marzo, è stato ordinato Vescovo. [Nella foto: Nunzio Apostolico in Kenya e Sud Sudan, l'Arcivescovo Hubertus van Megen (a destra) alla Cattedrale della Sacra Famiglia della Diocesi di Rumbek accanto a mons. Christian Carlassare (a sinistra) il 24 marzo 2022. Credit: P. Wanyonyi Eric Simiyu, S.J (Rumbek)]
La cerimonia di ordinazione episcopale, che sarebbe dovuta avvenire a maggio 2021, è stata posticipata a causa della lunga riabilitazione che il sacerdote comboniano ha dovuto affrontare. L’evento assume così un significato di rinascita personale, per la diocesi e per tutta la Chiesa del Sud Sudan, duramente colpita da quel tragico evento.
A margine di un incontro con il Papa, alla vigilia della celebrazione, Mons. Carlassare, il Vescovo italiano più giovane (44 anni), ha detto all’Agenzia Fides: “Riparto con tranquillità e fiducia Le paure più gravi sono state quelle interiori: noi italiani, occidentali, forse non siamo abituati a queste situazioni di incertezza e precarietà. È importante sentirsi affidati solo così non saranno le paure a vincere né riusciranno a esercitare quel potere che blocca e non ti fa andare avanti”.
Riferendo all'Agenzia Fides del colloquio avuto il 14 marzo con Papa Francesco, il Vescovo dice: “È stato un colloquio molto incoraggiante, il Papa ha sempre dimostrato molta vicinanza alla mia storia e ha voluto ancora una volta esprimerla ribadendo la necessità di non avere paura e di ricordarsi di una assistenza che viene dall’alto. È stato per me il primo incontro personale con Papa Francesco, prima di allora avevo ricevuto solo messaggi. Siamo accomunati dall’amore per il Sud Sudan e sono particolarmente felice di divenire Vescovo subito dopo l’annuncio della sua prossima visita nel Paese”.
Prosegue Mons. Carlassare: “Il viaggio è veramente il compimento di una sua azione di pace per il nostro Paese. Tutti ricordano l’incontro in Vaticano della Pasqua di tre anni fa, quando il Santo Padre si è inchinato e ha baciato i piedi dei leader politici dopo averli implorati di “rimanere nella pace”. Poi ci sono stati i tanti appelli, le preghiere pubbliche e il desiderio di venire a fare visita. Sarà accompagnato dal primate della Chiesa anglicana Welby, dal Moderatore della Chiesa Presbiteriana e da altri leader religiosi.
Tutte le diocesi saranno presenti e ci aspettiamo un grande pellegrinaggio a Juba di tanta gente, verranno con ogni mezzo e chi non può permettersi il costo di un trasporto, affronterà il viaggio a piedi. La gente guarda al Papa come figura che unisce tutti i credenti, che va oltre all’elemento di fede cristiana perché autentico rappresentante di pace. La sua attenzione ha rappresentato da sempre un grande incoraggiamento.
Nel complesso, poi, la popolazione ha tanta fiducia nella Chiesa che è stata anche parte del processo di pace e della formazione stessa del Paese (divenuto indipendente dal Sudan nel 2011, ndr), vede nel Papa un vescovo e una figura più vicina all’anelito di pace, capace di relazionarsi con Dio per intercedere e interloquire con i leader locali e mondiali per favorire la pace. Nella preghiera dei fedeli sudsudanesi la figura del Papa è sempre presente, la gente lo ricorda nelle preghiere anche personalmente”. (...)
[Leggi l'intervista integrale sul sito web Omnis Terra]