Venerdì 29 ottobre 2021
Sono settemila le missionarie e i missionari italiani in tutto mondo, di cui circa quattromila consacrati appartenenti agli ordini religiosi, mentre i restanti tremila sono volontari laici. Questi i numeri emersi ieri, 28 ottobre, durante la Prima Conferenza dei Missionari Italiani nel mondo tenutasi presso la Farnesina, em Roma. [Fides]
La prima parte è stata dedicata ai saluti e agli interventi istituzionali, la seconda è stata scandita dalle testimonianze di missionari e missionarie per la maggior parte in collegamento dai rispettivi Paesi di missione. La gratitudine del Capo dello Stato verso l’operato dei missionari italiani è stato espressa in un messaggio letto in apertura di conferenza dal Direttore Generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, Luigi Maria Vignali, che ha moderato l’intera mattinata.
“La missione è sapere lasciare le certezze per costruirne altre – ha affermato l’arcivescovo mons. Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede –. In questa prospettiva si comprende ancora di più Il tema del messaggio scelto dal Papa per la 95esima Giornata Missionaria Mondiale “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” e ricorda cosa ha mosso gli apostoli e i primi cristiani ad andare tra le genti e testimoniare quello che avevano visto e ascoltato”.
Cuore della conferenza le cinque testimonianze dei missionari e delle missionarie. A partire da suor Anna Molinari dal 1978 figlia della carità canossiana, operante dall’anno successivo come missionaria in diverse realtà australiane. Un percorso complesso, non privo di difficoltà e momenti di sconforto, fatto di tantissime esperienze diverse tra di loro: dal servizio alle comunità italiane ai profughi provenienti dall’Africa al ruolo di Consigliera Generale nella Congregazione che l’ha portata a viaggiare nelle comunità canossiane in tutto il mondo, dall’India al Brasile fino alla Cina. “Essere missionaria non è determinato dal servizio che si svolge o dall’indigenza che si serve – ha spiegato suor Anna –. Ho capito che per me essere missionaria significa stare con Gesù, servire Gesù, comunicare la sua parola ovunque e a chiunque.
Da Yangon in Asia si è invece collegato padre Livio Maggi del Pontificio Istituto delle Missioni Estere, sacerdote dal 1994. Padre Maggi che ha lavorato anche in Thailandia attualmente si trova in Myanmar dove si occupa di progetti di cooperazione nei settori della disabilità, educazione, inclusione sociale e sviluppo agricolo alla New Humanity International. “La missione è impegno a guardare l’uomo nella sua realtà e nei suoi bisogni” – ha spiegato padre Maggi che ha voluto nel suo intervento ricordare l’operato dei tanti missionari che lavorano in Asia citandoli ognuno per nome.
In presenza è invece intervenuto padre Luca Bergamaschi che nel 1992 è partito per la prima volta come laico per il Perù fermandosi per due anni come volontario al servizio dei poveri e delle varie opere di carità; sacerdote nel 2000 è ripartito per il Perù nel 2006 prima come parroco di Shilla e attualmente di Chacas. “Il missionario è come un sassolino nella scarpa di tutti – ha affermato padre Bergamaschi – io ringrazio i poveri che mi permettono di imparare ad amare. Per incontrarli anche noi dobbiamo imparare a frequentare le periferie”.
Dall’Africa, precisamente da Johannesburg si è collegata invece Suor Maria Lurdes Lodi Rissini, che appartiene alla Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane. Dal 1998 al 2001 ha servito nelle Filippine fondando una scuola e realizzando un progetto educativo per figli di immigrati. Nel 2007 ha operato in Spagna nei servizi sociali per gli anziani. Da febbraio 2018 lavora alla Conferenza Episcopale Sudafricana. “Mi sono occupata di un centro rifugiati per donne e bambini di guerre. È uno strumento per far riscoprire alle donne la capacità di affrontare la situazione di povertà”, ha dichiarato parlando anche delle esperienze con i migranti nell’attuale situazione di crisi.
Infine per l’Europa orientale, in collegamento da Erevan in Armenia, Suor Benedetta Carugati, della Congregazione delle Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta. Laureata in medicina, prende i voti nel 1991 e dal 1991 al 1999 svolge come missionaria l’attività di medico in Libano e dal 2000 al 2012 in Giordania. Attualmente opera nell’orfanotrofio per bambini disabili della capitale armena: “La nostra missione non è interessarci ai grandi problemi politici o fare grandi progetti, ma incontrare le persone e dire loro che Dio è interessato a lui, a lei”.
[EG – Fides]