Martedì 17 agosto 2021
Oggi ho trascorso la giornata (dalle ore 11) nel quartiere del nostro vescovo, Mons. Tombe Trilli, dove è stata celebrata l’Eucaristia per l'anima (anniversario annuale) di due dei suoi fratelli, uno dei quali è un fratellastro poiché suo padre aveva due mogli. Non male per i costumi del popolo della sua tribù, i Nubiani. Suo padre si convertì al cristianesimo quando era abbastanza grande.
Molte persone non erano presenti alla messa perché questo periodo è molto importante per l’agricoltura. Sono giorni di pioggia nel deserto, che la gente cerca di sfruttare al massimo e con tutti i dettagli possibili, perché non c’è altro modo o tempo per seminare e irrigare la terra: solo con l’acqua, la benedizione della pioggia. I campi non sono così vicini alla città e la gente di solito non torna a casa per diversi giorni o addirittura settimane. “Sappiamo che voi pregate per i miei fratelli mentre lavorate lì nei vostri campi”, ha detto l’arcivescovo Tombe. Anche se con poche persone in chiesa, è stato molto toccante vedere l’affetto con cui la gente tratta il loro/nostro vescovo. E se lo merita.
Poi c’è stato il pasto tradizionale, una vera festa, per tutti i presenti, come è consuetudine ai funerali e altri anniversari o eventi familiari. Questa tradizione sudanese, lo dico sinceramente, la trovo difficile da accettare, perché è frutto di un “adattamento, una schiavitù psicologica” che si è formata nel corso del tempo. Questo, oltre all’enorme spesa, anche se tutti contribuiscono liberamente alla colletta. Ma ciò che più mi addolora è vedere che le donne mangiano separatamente dagli uomini, in altri appartamenti o stanze adiacenti o nel cortile della casa. È così in tutto il Sudan. In questo modo non ci è nemmeno permesso salutare le donne, anche se sono parenti del defunto. È qualcosa che, francamente, non riesco a “mandare giù”. Sono contento che nelle celebrazioni in chiesa questa regola non venga osservata.
Non è secondo la norma del Vangelo, ma, beh, non giudichiamo. È Dio che sa quando ci libereremo dagli aspetti umani che ci schiavizzano davanti ad altre persone o popoli solo perché sono la maggioranza (musulmani).
Tuttavia, è bello vedere la convivenza di diverse culture e religioni: gli amici o i vicini musulmani non sono e non si sentono esclusi, anzi, sono liberamente presenti (non in chiesa, naturalmente, anche se di tanto in tanto vanno anche loro in chiesa).
È stata una gioia vedere anche la madre del vescovo, alla veneranda età di ottanta e più anni. È stato bello vederla in mezzo agli uomini, avendo lasciato liberamente e senza scrupoli il gruppo delle donne per venire a salutare noi uomini. Sì, l’età perdona e giustifica tutto. In questo caso, è una lezione per i più giovani che impiegheranno chissà quanto tempo per liberarsi dalle tradizioni dei musulmani. Il nostro vescovo non approva questo comportamento non cristiano. Ma è troppo presto per dirlo in pubblico: dobbiamo andare piano, perché non sarebbe capito o accettato. L’evangelizzazione comporta anche queste cose, che alla fine sono importanti. Dobbiamo essere pazienti, ma il tempo verrà, in shá Allah…
P. Feliz da Costa Martins
El Obeid, Sudan