Venerdì 9 aprile 2021
Suor Lina Farronato ci ha fatto arrivare le due ultime lettere di Pasqua dei suoi due fratelli, Padre Lorenzo e Padre Elio Farronato, entrambi missionari comboniani a lavorare nella Repubblica democratica del Congo. “Vi chiedo di far correre questi messaggi – scrive sr. Lina – per far conoscere realtà che ci devono toccare da vicino. Da una parte la lettera di Lorenzo (nella foto) che ci svela la vivacità e le promesse di un Congo aperto al futuro cristiano e, implicitamente, umano.
Dall'altra parte la lettera di Elio che è una denuncia di ingiustizie e di soprusi di fronte ai quali non si deve tacere. Leviamo la voce, denunciamo, interveniamo almeno facendo conoscere. Così dimostriamo che siamo fratelli tutti, come dice Papa Francesco, nella sua enciclica. Grazie a chiunque prende sul serio questa realtà. Gesù Cristo si è giocato la vita per noi e per la nostra salvezza. Noi facciamo la nostra piccola parte e gridiamo al mondo l’Amore che salva”.
“Nella sera della vita, guardo indietro e rimango sorpreso”
P. Lorenzo Farronato
Carissimi tutti, parenti e amici,
La Pasqua torna in un anno in cui il mondo ha molto sofferto a causa del coronavirus. Cosa ci attende ancora non lo sappiamo. Viviamo comunque nella speranza in Gesù che ha vinto la morte: sappiamo che con Lui tutto concorre al bene. Viviamo nella speranza sicuri che in Lui non saremo delusi. Grazie a Dio noi qui in Congo non sentiamo in diretta il problema di questa pandemia. Sembra che Dio abbia avuto misericordia per questo popolo che è pure duramente provato nella povertà, nei massacri e nelle ingiustizie sociali.
Io, ultra ottantenne, sto riflettendo sul tempo passato e scopro meraviglie. Essendo ora in una casa di formazione per futuri missionari comboniani congolesi, vivo l’incanto, la meraviglia di giovani vite che si consacrano al Signore.
Nel 1969 un giovane congolese mi chiedeva se poteva anche lui essere missionario comboniano. Presa in considerazione la domanda, si è previsto che la nostra comunità avrebbe assunto una ricchezza nuova e che saremmo chiamati a una conversione dal nostro essere europei. Saremo diventati una comunità bianco-nera. Il nostro fondatore, San Daniele Comboni, aveva previsto questa perla nera che mancava alla corona della Vergine in seno alla Chiesa, ora toccava a noi accogliere il dono, certo non potevamo prevederne gli sviluppi.
Da quella piccola domanda del 1969 oggi, nel 2021, l’istituto comboniano è arricchito da 115 confratelli congolesi.
Oggi guardo a questa realtà come incantato per il dono di Dio che supera previsioni e attese. Vedo giovani confratelli che fanno i voti perpetui e altri che accedono al sacerdozio. Ricordo quando nell’animazione missionaria vocazionale in Italia cercavo chi potesse continuare l’opera missionaria dopo di noi. Ma Daniele Comboni, illuminato dallo Spirito, l’aveva previsto nel lontano 1864, con l’estensione del suo piano per la rigenerazione dell’Africa: «Sarà l’Africa a salvare l’Africa».
In un incontro tra confratelli (comunità bianco-nera) si diceva che Comboni sarà contento oggi guardando l’Africa dall’alto. Ora abbiamo missionari congolesi e anche di altre parti dell’Africa che lavorano come missionari in varie parti del mondo. È vero pure che vediamo molti limiti nel nostro popolo, ma siamo convinti, pregando con il salmo 138: «Signore, non ha fine il tuo amore. Non abbandonerai l’opera che hai iniziato».
Mentre in Italia ci si indebolisce nella fede in Dio e diminuisce la speranza, qui in Congo c’è grande sete di Dio. Noi pensavamo di essere protagonisti nell’evangelizzazione e ora siamo evangelizzati dal popolo africano e in particolare dal nostro popolo congolese.
Io che sto ormai camminando nella sera della vita, guardo indietro e rimango sorpreso in un canto di lode al Signore che opera nel cuore delle persone al di là di tutte le attese. Chinando il capo in atto di ringraziamento mi sento di dire come il vecchio Simeone: «I miei occhi han visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli».
Il Signore ha vinto la morte. Stiamo pensando, con i nostri giovani Congolesi, di fare preghiere particolari perché in Europa tornino a rifiorire le vocazioni missionarie.
Mentre ringraziamo tutti voi che ci aiutate in quest’opera vi chiediamo di unirvi alla nostra preghiera di ringraziamento prima e poi di intercessione perché possano rifiorire le vocazioni missionarie nei nostri paesi. Carissimi, di tutto cuore, vi auguro una Santa Pasqua con la certezza che la sofferenza attuale passerà e saremo sorpresi da nuovi doni dall’alto. Ancora un, ringraziamento per la vostra collaborazione nella nostra opera qui in Congo.
Con affetto, vostro p. Lorenzo Farronato
“Ci tengo a questo appuntamento pasquale”
P. Elio Farronato
Sorelle e Fratelli carissimi,
Buona Pasqua, 2021.
Da Bibwa, estrema periferia di Kinshasa, i miei auguri quest’anno vi arriveranno un po’ in ritardo, benché avessi l’intenzione di essere puntuale. Purtroppo, con la creazione di due nuove parrocchie e la responsabilità diretta di una di esse sono stato sovraccaricato di lavoro con le energie che non sono più quelle di un tempo, così, senza accorgermi i giorni sono passati.
Eppure ci tengo a questo appuntamento pasquale, sia per il significato della festa stessa: di vita che vince la morte; sia per condividere con voi l’attenzione agli altri che è fondamentale per essere cristiani.
Qui non abbiamo il problema de Covid se non nei bollettini medici, sempre più rari perché la gente non ci crede, e nelle misure di restrizione del governo, contestate da tutti ma gioia dei poliziotti che trovano “un campo da mietere” per arrotondare il salario. Anche in altri paesi d’Africa la gente si lamenta dei bollettini medici fatti di morti fasulli e di malati inventati. Contro la previsione dei GATES non si sono viste «le strade africane lastricate di cadaveri». Ma purtroppo altre situazioni, e molto più gravi, di sofferenza, di tragedie e di morte ci sono in tutto il paese.
Per il virus da voi è diverso e le sue conseguenze sono tragiche. C’è da chiedersi cosa ci sia sotto questo virus che viene da Whan, dove c’è un laboratorio di viro patologia venduto dalla Francia. Virus definito “non naturale” da eminenti scienziati come il francese Luc Montagner e il giapponese Tasuku Honjo, entrambi premio Nobel. Hanno notato che, “contro natura”, ha la stessa virulenza in tutte le latitudini e inoltre, ondate successive sempre più micidiali paragonabili a un esercito che riceve sempre nuovi rinforzi. Intanto però, dove altri vedono dolore e morte, alcuni vedono solo soldi a palate e così i morti si moltiplicano e la miseria avanza con tanta sofferenza e paura.
Tutti i media, specie italiani, hanno parlato della morte tragica del nostro ambasciatore: una squisita persona altruista e capace che sapeva accogliere e mettere al proprio agio. Anche lui era “Missionario”, viveva qui in Congo non come un ascetico funzionario ma come un cristiano che aveva una “missione”, un servizio da compiere qui per questi suoi fratelli. La moglie ha dichiarato di essere stato tradito e ci credo. Stava indagando su una tragedia nascosta dall’informazione mondiale ma che si continua da oltre vent’anni dove gente, che viene soprattutto dal Ruanda e paesi vicini, continua impunemente a sgozzare, mutilare e seminare il terrore sulle contrade all’EST del Congo, perché il disordine e la fuga della gente lascia spazio all’infiltrazione ruandese e allo sfruttamento anarchico del Coltan e Cobalto, elementi ormai essenziali per l’informatica. Per esempio, se il computer si spegne per mancanza di energia, quando si riaccende si ritrovano tutti i dati. In questa zona martoriata del Congo che confina col Ruanda ci sono più del 60% di riserve mondiali di Coltan ma il primo esportatore mondiale di Coltan è proprio il Ruanda dove la strada più trafficata è appunto quella che lo porta in Congo dove carica il minerale di Coltan, frutto di angherie e di morte ma che dona la ricchezza al paese presentato come modello africano di amministrazione. Naturalmente la legge del profitto delle multinazionali e il commercio mondiale che hanno qui interessi incalcolabili, copre e nasconde questa tragedia.
Il nostro ambasciatore, con le sue inchieste per difendere la povera gente, ha minacciato proprio questi loschi interessi; non è stato un incidente ma il tradimento di qualcuno che ha fatto sapere agli interessati la minaccia della verità che rischiava di apparire, e quindi come Gesù, anche Luca Attanasio «doveva morire» per salvaguardare l’interesse dei potenti.
Non mi meraviglierei se il governo italiano, dopo aver gridato e fatto tanto fracasso, se ne stia poi zitto e non ne parli più: Ci sono troppi interessi e troppe complicità che coinvolgono tante persone e istituzioni, ONU compresa.
Qui in Congo non si possono fare proteste pubbliche contro questi vergognosi massacri che continuano da oltre vent’anni all’EST de paese. Dopo un massacro avvenuto in gennaio, particolarmente crudele per i tanti morti sgozzati e poi mutilati, ho cominciato a ricordare questi fratelli nella messa al memento dei defunti. Ho scritto anche una lettera al cardinale affinché, almeno nella preghiera della chiesa, si rompa questo silenzio imposto dalle autorità. Non possiamo più tacere, il silenzio diventa complicità con questi seminatori di morte e terrore.
C’è qualcuno che ha il terrore del covid, ma questi nostri fratelli hanno visto membri della propria famiglia trucidati quando le autorità li avevano assicurati che non c’era nulla da temere. Anche il nostro martire Luca Attanasio era stato assicurato dalle autorità e dall’ONU che non c’era nulla da temere e, dato anche che rappresentava un’intera nazione. Così hanno orchestrato l’incidente che era una vera esecuzione in piena regola, mettendo a tacere addirittura un ambasciatore che per amore dei fratelli, fra i quali Dio l’aveva mandato, si era impegnato a sollevare il velo vergognoso che copre queste atrocità.
Ci sono troppi interessi e complicità della finanza internazionale, delle multinazionali, di gente dell’ONU e del Congo a conservare questa fonte di straordinaria ricchezza anche se con la morte e il terrore per tanti fratelli e sorelle innocenti. Ai funerali solenni, nella Cattedrale di Kinshasa, il nostro cardinale si è rivolto al presidente e autorità civili, definendo questo assassinio il massimo della vergogna e chiedendo che delle misure siano prese per far cessare questa tragedia di terrore per una popolazione che soffre e muore da oltre vent’anni. Eppure, dalla morte dell’ambasciatore alla fine di febbraio le persone sgozzate erano ancora più di una trentina. E il vergognoso massacro continua.
Carissimi, non vi ho dimenticato, vi porto nel cuore, con le vostre pene e sofferenze, anche con la sofferenza dei fratelli e sorelle per cui è morto il nostro Luca Attanasio e quella quotidiana dei fratelli e sorelle di Kinshasa che incontro ogni giorno, vittime spesso dell’incuria di coloro che ci governano. In questi ultimi anni la delinquenza si è fatta più forte. Ci sono state esecuzioni di persone assalite durante la notte, e malgrado gli appelli alla polizia gli assassini, con una mazza, hanno tranquillamente fatto una breccia nel muro della casa, hanno ammazzato il padrone e preso poi tranquillamente il denaro. I vicini non devono uscire altrimenti sparano su di loro. Altri furti del genere non fanno notizia.
C’è poi una voragine formata dall’erosione, che negli ultimi anni si è estesa per oltre 6 km ingoiando strade, abitazioni e interi quartieri. Tante famiglie in una notte di pioggia hanno perso tutto, ridotte sul lastrico. Alcuni arrivano a Bibwa in questa lontana periferia oppressi dalla miseria e dalla fame, bisognosi di tutto. Noi li aiutiamo ma non siamo in grado a far faccia a tutte queste necessità, d’altra parte la nostra parrocchia è formata in gran parte da gente che non poteva permettersi di abitare più vicino al centro.
Da oltre due anni abbiamo un nuovo presidente che aveva promesso di far cessare il massacro all’EST e di fermare questa voragine che ad ogni grande pioggia avanza inesorabile ingoiando case e palazzi. Il vecchio presidente cercava solo i soldi, il nuovo riempie i suoi discorsi con promesse al vento. Infatti i massacri all’EST continuano, la delinquenza prende forza e la miseria dilaga.
Io devo ringraziare il Signore che mi dona ancora la forza di servirlo nei fratelli e mi sostiene ad assumere nuovi impegni. A dire la verità non lo ringrazio solo per le cose che mi vanno bene ma più ancora quando mi vanno storte. Ormai è un’abitudine ed è straordinario come mi senta bene dopo che ho ringraziato il Padre. Sento che lui ha preso la cosa in mano e sono tranquillo. Anche una giovane vedova con quattro figli mi confidava che il fatto di ringraziare il Signore l’aveva rasserenata dopo che il figlio maggiore, quindicenne, le aveva fatto un disastro in casa. Aveva sentito che il Padre trasformava questo evento in cammino di salvezza, una via crucis ma con la resurrezione che ci attende. Così non aveva subito una crisi di tensione che poteva rivelarsi fatale.
Vi dico questo perché è l’applicazione del mistero di Pasqua. Che si realizza nella nostra vita. «Noi speravamo», dicevano i discepoli di Emmaus, e invece accogliendo Gesù, tutto ricominciava meglio di prima, con energie nuove, con gioia e amore sempre crescenti. Infatti, ci dice san Paolo, «Per coloro che amano Iddio Egli coopera tutto in bene», anche le nostre tragedie, anche il Covid e “anche i nostri peccati” diceva sant’Agostino, perché ci insegnano l’umiltà che ci rende discepoli di Gesù. Per questo san Paolo ci esorta di «ringraziare il Padre in ogni circostanza» e questo è la sua gioia perché mostra la fiducia dei figli. La liturgia ce lo ricorda all’inizio del prefazio dove ci esorta a farlo perché «È nostro dovere e fonte di salvezza».
So, o Papà, che tu hai accolto il grido del tuo Figlio sulla croce, e l’hai risuscitato. So che accogli il grido di tanti miseri nelle tragedie che tanto spesso noi, tuoi figli amati, provochiamo. So che ci sarà anche una resurrezione dopo tutte queste morti e tanto dolore. So che nessuna sofferenza passerà invano ma diventerà salvezza per noi e per tutti i tuoi figli. Grazie Abbà, Papà caro.
Carissimi tutti, che la gioia di Pasqua riempia il vostro cuore. Gesù. è risorto, e anche noi, nonostante le nostre paure e angosce, risorgeremo!
Gesù È risorto è vivo, è in mezzo a noi.
Vostro fratello Elio