Lunedì, 21 marzo 2016
Ieri in tutte le comunità cristiane del mondo si è celebrata la Domenica delle Palme. Nella comunità della Curia dei Comboniani, a Roma, ha avuto un carattere particolare. Mons. Miguel Angel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso, che ha ricevuto la consacrazione episcopale da Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, in Vaticano, sabato scorso, ha celebrato la sua prima messa come vescovo “a casa sua” – per usare le sue parole – nella comunità della Curia, circondato dai confratelli e da molti amici e familiari venuti da Siviglia (Spagna) sua terra natale. Mons. Ayuso Guixot, nella sua riflessione, ha ricordato le parole del Sommo Pontefice nell’omelia della sua ordinazione: un vescovo deve avere “un cuore in costante preghiera”, essere attento ai suoi “più prossimi” ed essere capace di “guardare negli occhi” ogni persona, sempre con uno “spirito di servizio”. Da parte sua, Mons. Ayuso, nel contesto della celebrazione della Passione del Signore, ha parlato di “libertà” e di “amore”, due termini, ha detto, che “riassumono i misteri della vita di Gesù, celebrati nella grande Settimana Santa, che oggi inizia”. Pubblichiamo qui di seguito il testo completo dell’omelia.



Nella foto sopra:
P. Tesfaye Tadesse,
superiore generale dei Comboniani,
Mons. Miguel Angel Ayuso Guixot,
e P. Ramón Eguíluz Eguíluz,
superiore provinciale della Spagna.

 

Passione
libertà e amore!


I testi della Domenica delle Palme ci offrono lo spunto per una considerazione sul mistero della Passione di Gesù nell’ambito dell’amore e della libertà.

L’inno cristologico della Lettera ai Filippesi afferma fortemente l’atto sovrano di libertà di Gesù davanti alla morte: “Umiliò sé stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”. Tutto il racconto che Luca fa della Passione mette in evidenza la libertà e l’amore di Gesù nel confronto con le diverse situazioni. Il Vangelo di Luca è il Vangelo dello Spirito.

Fin dall’inizio Gesù sa e accetta che “il Figlio dell’Uomo se ne va, come sta scritto di Lui”, e manifesta il suo amore facendo una nuova alleanza: “Questo è il mio sangue, sangue dell’alleanza, versato per molti”.

Questo doppio atto di libertà e amore porta il segno della difficoltà: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice!”. Difficoltà superata con la forza della preghiera: “Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”. Il mistero di libertà e amore nella sofferenza è prefigurato dal profeta Isaia: “Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”.

L’amore e la libertà sono sorgenti di vita, sicché nel mistero della Passione di Gesù c’è sempre uno spiraglio di speranza. “Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso”, leggiamo in Isaia. Nel Vangelo (di Marco), Gesù stesso predice agli apostoli: “Dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea”. Infine, i primi cristiani, nell’inno inserito nella Lettera ai Filippesi, cantavano così: “Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome”.

Sorelle e Fratelli, tutta la vita di Cristo esprime la sua missione: “servire e dare la propria vita in riscatto per molti” con amore e libertà.

Gesù offre sé stesso “facendosi obbediente fino alla morte”… Gesù accetta la morte in quanto redentrice, per portare i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce.

Possa la sua salvezza raggiungere i cuori di tutti gli esseri umani. Possa, il suo immolarsi, essere vera sorgente di vita, perché anche noi possiamo vivere nell’amore e nella libertà. Possiamo offrire le nostre vite a Lui ogni giorno con generosità e sempre disposti a condividere con Lui la croce nello spirito (con riferimento a Gesù) di cui ci parlava il profeta Isaia: “Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro”. Amen.