Gruppo comboniano di riflessione sull’Islam si è riunito a Lomé

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Sabato 5 dicembre 2015
A Lomé (Togo), dal 29 novembre al 4 dicembre, ha avuto luogo l’incontro del gruppo di riflessione sull’Islam. Il tema del presente incontro è incentrato sul fondamentalismo islamico. Un tema molto attuale soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti. Il terrorismo di matrice islamica è ormai diventato un problema globale. La comprensione mutua tra musulmani e cristiani è possibile se basata sulla comune umanità senza precomprensioni ideologico/religiose. Papa Francesco, nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, lo sottolinea in modo magistrale: “Questo dialogo [interreligioso] è in primo luogo una conversazione sulla vita umana o semplicemente, come propongono i vescovi dell’India «un atteggiamento di apertura verso di loro, condividendo le loro gioie e le loro pene». Così impariamo ad accettare gli altri nel loro differente modo di essere, di pensare e di esprimersi” (EG 250).

Il gruppo di riflessione sull’Islam è composto dai rappresentanti di tutte le circoscrizioni comboniane dell’Africa. A Lomé erano peró presenti le circoscrizioni dell’Egitto/Sudan, Sud Sudan, Kenya, Malawi/Zambia, Congo, Centrafrica, Togo/Ghana/Benin. Presenti  anche p. Gerolamo Miante, provinciale del Togo/Ghana/Benin, p. Edward Kanyike provinciale dell Malawi/Zambia, p. Mariano Tibaldo, della direzione generale e Sr. Pina De Angelis missionaria comboniana al Cairo. Altre circoscrizioni, per diversi motivi, non hanno potuto mandare i loro rappresentanti.

Il gruppo si incontra ogni tre anni per riflettere su alcune questioni rilevanti che riguardano il mondo islamico e che hanno un impatto sulla pastorale e sul nostro lavoro missionario. Lo scopo di questi incontri è essenzialmente conoscitivo e pastorale, cioè conoscere le varie manifestazioni e le sfide dell’Islam nei Paesi dove siamo presenti, trovare vie di dialogo e collaborazione con i musulmani ma anche elaborare itinerari di educazione per i cristiani sul fenomeno Islam. L’ultimo incontro, avvenuto a Layibi in Uganda, ha avuto come tema le modalitá attraverso cui i musulmani diffondono l’Islam. Un argomento rilevante, visto che l’Islam sta avendo una grande diffusione nell’Africa sub-sahariana – complicata dalla divulgazione di una lettura wahabita e fondamentalista dell’Islam, relativamente estranea all’Islam dell’Africa al di sotto del Sahara, generalmente dialogico e tollerante. Il tema del presente incontro è incentrato sul fondamentalismo islamico. Un tema molto attuale soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti. Il terrorismo di matrice islamica è ormai diventato un problema globale.

Nell’incontro di Lomé ogni circoscrizione ha presentato un proprio rapporto sulla situazione del rapporto tra Cristiani e Musulmani nella propria zona. Tragica la situazione del Centrafrica dove il gruppo Seleka, i cui membri sono di religione musulmana, aveva conquistato il potere inaugurando un governo occupato prevalentemente da Musulmani; a questo gruppo si è opposto il gruppo Anti-Balaka di estrazione cristiana e di religione tradizionale; la guerra, però – ha insistito p. Jonas Beka – non è a sfondo religioso ma è dovuta a questioni puramente politiche e di potere, nonché a forti interessi economici di nazioni straniere, con un uso spregiudicato della religione. Nei vari reports ció che si è ancora una volta sottolineato è che i conflitti non sono causati dalla religione in sé, ma dall’uso cinico della religione stessa per scopi politico/economici. Uno dei problemi comuni alle varie realtá dell’Islam è la radicalizzazione di molti giovani che vengono istruiti in Arabia Saudita/Pakistan/Egitto e ritornano nei loro rispettivi Paesi ‘convertiti’ ad un Islam di stampo wahabita/fondamentalista.

Oltre ai rapporti dalle varie circoscrizioni, confratelli che insegnano a Dar Comboni al Cairo hanno offerto un’interessante panoramica sullo sviluppo storico e sulle possibili cause del fondamentalismo islamico e del fenomeno del terrorismo nelle sue manifestazioni recenti; inoltre si è data una visione globale dell’Islam africano e del fondamentalismo in questo continente; è stato evidenziato come l’Islam in Africa stia cambiando rapidamente: l’Islam inculturato e moderato sta sempre piú lasciando spazi ad uno intollerante e fondamentalista.

Una via percorribile da parte della Chiesa e in particolar modo dei Comboniani è quella del dialogo, della collaborazione, dell’educazione alla diversitá; importante, in questa prospettiva, l’esperienza del centro Dar Comboni al Cairo e del lavoro all’ospedale italiano, sempre al Cairo, dove diversi Istituti di religiose hanno istaurato una proficua collaborazione per portare avanti un ospedale che è diventato luogo di incontro, di dialogo e di comprensione tra cristiani e musulmani.

La strada del dialogo e della mutua cooperazione e comprensione sono, pertanto, le uniche vie praticabili per una proficua presenza pastorale nel mondo musulmano; questa è anche l’unica strategia che puó contrastare l’estremismo islamico – senza dimenticare la necessità di educare i cristiani a prendere coscienza di temi che riguardano l’Islam e i musulmani.


“Il dialogo interreligioso: Un atteggiamento di apertura nella verità e nell’amore deve caratterizzare il dialogo con i credenti delle religioni non cristiane, nonostante i vari ostacoli e le difficoltà, particolarmente i fondamentalismi da ambo le parti. Questo dialogo interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un dovere per i cristiani, come per le altre comunità religiose. Questo dialogo è in primo luogo una conversazione sulla vita umana o semplicemente, come propongono i vescovi dell’India «un’atteggiamento di apertura verso di loro, condividendo le loro gioie e le loro pene». Così impariamo ad accettare gli altri nel loro differente modo di essere, di pensare e di esprimersi. Con questo metodo, potremo assumere insieme il dovere di servire la giustizia e la pace, che dovrà diventare un criterio fondamentale di qualsiasi interscambio. Un dialogo in cui si cerchi la pace sociale e la giustizia è in sé stesso, al di là dell’aspetto meramente pragmatico, un impegno etico che crea nuove condizioni sociali. Gli sforzi intorno ad un tema specifico possono trasformarsi in un processo in cui, mediante l’ascolto dell’altro, ambo le parti trovano purificazione e arricchimento. Pertanto, anche questi sforzi possono avere il significato di amore per la verità” .
Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, n. 250.