Martedì, 14 gennaio 2014
P. Raimundo Nonato Rocha dos Santos, missionario comboniano, scrive sul clima di guerra e insicurezza che si sta vivendo nella zona di Leer e, in generale, in Sud Sudan. Il missionario brasiliano parla di oltre duecentomila senzatetto e rifugiati e di migliaia di morti. P. Raimundo invita tutti a pregare per la riconciliazione e la pace nel paese più giovane dell’Africa e del mondo.

 

Missionari comboniani a Leer, Sud Sudan: Fr. Nicola Bortoli, P. Yacob Solomon Shole, P. Raimundo Nonato Rocha dos Santos e P. Christian Carlassare.

 

Cari amici e amiche, molta pace.

Vi scrivo dandovi altre notizie sulla situazione del Sud Sudan.

Innanzitutto, desidero ringraziarvi tutti per le preghiere e le espressioni di solidarietà verso il popolo sud-sudanese e verso noi missionari in Sud Sudan.
In secondo luogo, voglio dirvi che stiamo “bene” nella missione di Leer, ma siamo abbastanza preoccupati perché la situazione del Paese sembra peggiorare. In generale, non va molto bene. Ci sono duecentomila senzatetto e rifugiati. Pare che i morti siano migliaia.

A Juba, la capitale del Paese, la situazione è relativamente tranquilla. A Malakal, capitale della nostra diocesi, le truppe governative sono al comando ma vi sono di nuovo degli scontri. A Bor, capitale del vicino stato di Jonglei, sono i ribelli ad avere il controllo della situazione e potrebbero esserci altri scontri. Le truppe del governo ora hanno il controllo di Bentiu, la capitale del nostro stato, ma questo non significa pace. Per paura di scontri fra le truppe, la popolazione ha dovuto fuggire da Bentiu. La città è stata saccheggiata e distrutta. Centinaia di persone sono venute a Leer in macchina ma la maggior parte a piedi (130 km.). Molti sono stati assaltati durante il viaggio. La situazione di insicurezza è quasi generalizzata. Molti soldati feriti sono stati portati all’ospedale di Leer; non sappiamo quanti siano morti durante i combattimenti. Mentre Leer riceveva centinaia di persone in fuga da Bentiu, molti lasciavano la città per fuggire altrove, in posti più “sicuri”, temendo un possibile attacco a Leer. Son arrivati anche molti soldati. I due sacerdoti di Mayon e quello di Rubkona sono venuti nella nostra missione. Il missionario di Bentiu è andato a Juba.

La situazione che a Leer era relativamente calma si è fatta molto più tesa. Il clima è di guerra e di insicurezza. La paura e la tristezza sul volto delle persone sono quasi palpabili. Il mercato di Leer continua ad essere chiuso per paura dei saccheggi. Noi missionari abbiamo fatto una riunione di emergenza per sapere che cosa fare, se rimanere o lasciare la missione. Abbiamo consultato i catechisti e il commissario, autorità locale che funge da prefetto: ci hanno detto che non c’è pericolo che le truppe vengano a Leer per un attacco ma che, in caso di pericolo, ci informeranno per tempo. Leer è la città natale del capo dei ribelli, il vice-presidente deposto. La nostra decisione per ora è di rimanere nella missione, a Leer, ma stiamo monitorando la situazione. Se sarà necessario, lasceremo la missione e andremo a Juba: partire e lasciare la nostra gente è una decisione molto dolorosa. La loro vita, come anche la nostra, è preziosa e non possiamo rischiare oltre. È doloroso anche sapere che la missione può essere saccheggiata. Qui tutto è difficile da ottenere e da costruire. Si tratta di anni di lavoro e questo genera angoscia. La nostra speranza è che la situazione si calmi e tutto torni alla normalità.

I negoziati di pace in Etiopia vanno a rilento. La nostra protezione e speranza stanno in Dio. Per questo, intensifichiamo le nostre preghiere per la pace e la riconciliazione con il popolo della missione. Tutto il mondo prega per noi e con noi. Vi invitiamo a fare la stessa cosa. Spero di potervi scrivere con buone notizie la prossima volta. Rimanete in Dio.
P. Raimundo dos Santos

PREGHIERA PER LA PACE IN SUD SUDAN
Dio di amore e di misericordia
hai creato persone di ogni clan,
tribù e nazionalità.
È tua volontà che tutti i popoli
possano vivere in pace, armonia e unità.
Siamo tutti fratelli e sorelle.
Ti chiediamo perdono per le volte
in cui non abbiamo vissuto in pace.
Cura le nostre ferite e aiutaci
a riconciliarci gli uni con gli altri.
Anche noi preghiamo per i nostri responsabili.
Concedi loro la sapienza divina
e aiutali a promuovere il rispetto,
la pace, l’amore, l’unità, la giustizia
e la vera riconciliazione
affinché ogni clan e tribù in Sud Sudan
possano vivere in pace e armonia.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Signore.
Amen.