Comunicato dei Comboniani sulla violenza nelle carceri del Brasile

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Lunedì, 13 gennaio 2014
I missionari comboniani che lavorano in Brasile hanno pubblicato un comunicato in cui esprimono la loro preoccupazione per i recenti fatti di barbarie avvenuti nel complesso penitenziario di Pedrinhas, a São Luís, nel Maranhão. “Crediamo fermamente – concludono i missionari – nella capacità umana di recupero e di superamento verso una vita piena e una pace senza fine”.

Comunicato dei Missionari Comboniani
sulla crisi del sistema penitenziario
nel Maranhão e in Brasile

Lo spirito del Signore riposa sopra di me perché io possa rimettere in libertà gli oppressi’ (Lc 4)

Siamo ancora storditi dalle scene di violenza trasmesse dalla stampa e dalle reti sociali che mostravano detenuti seviziati e decapitati da altri detenuti, autobus e innocenti dati alle fiamme nelle strade di São Luis, dichiarazioni dei parenti di detenuti del carcere di Pedrinhas minacciati e ricattati dai capi delle fazioni che controllano il presidio e, infine, denunce di supposti maltrattamenti e umiliazioni da parte di poliziotti e agenti penitenziari.

Si è scritto e parlato molto del caos del sistema carcerario del Maranhão. Sembra l’argomento del giorno, come lo erano, qualche anno fa, gli stati di Espírito Santo, Rondônia, Rio de Janeiro, São Paulo... Assistiamo, in questi giorni, alle stesse scene che, anni fa, si erano verificate in altre città del Brasile.

Una realtà che permane immutabile, nonostante i pochi nuovi penitenziari costruiti nel Paese negli ultimi anni. Reazioni e analisi frutto dell’emozione del momento, di ottiche sbagliate e di letture superficiali non esprimono fino in fondo il messaggio che Pedrinhas, in questo momento, sta lanciando allo “stato democratico di diritto” e alla società brasiliana.

Noi Missionari Comboniani che svolgiamo il nostro servizio pastorale in vari penitenziari del Paese, capiamo che i drammatici avvenimenti di São Luis sono soprattutto una conseguenza della caotica situazione del sistema penitenziario brasiliano che, oltre alle falle strutturali e ai problemi di sovraffollamento, risponde al controllo da parte delle organizzazioni criminali con l’omissione o persino con la complicità di persone infiltrate nelle istituzioni pubbliche.

Non si tratta di relativizzare né di liberare da responsabilità legali i poteri e le istituzioni pubbliche locali per la spirale di violenza in cui sta precipitando il Maranhão, ma di allertare sull’attività del crimine organizzato che sparge il terrore per cercare di destabilizzare lo stato di diritto e continuare a perseguire i propri obiettivi.

Chiediamoci: che cosa ne è stato delle conclusioni della CPI del 2008, creata dal Congresso nazionale – che ha avuto come relatore un deputato federale del Maranhão – che aveva come oggetto il sistema carcerario nazionale?

Quali, i risultati effettivi nei penitenziari del nostro Paese, a partire dalla sua crescente militarizzazione, concepita negli uffici della Federazione?

Perché, nonostante gli innumerevoli rapporti nazionali e internazionali, frutto di dibattiti e monitoraggi permanenti nei nostri penitenziari, le politiche pubbliche relative al detenuto continuano a puntare molto di più su una “giustizia punitiva” che non su una “giustizia restaurativa” pur vedendo i risultati positivi di quest’ultima?

Pur consapevoli della complessità e della gravità dell’attuale sistema carcerario in vigore nel Paese, noi Comboniani del Brasile, nel nostro servizio pastorale a fianco dei detenuti, vogliamo puntare sui seguenti fronti: 

1. Accompagnare, accogliere, appoggiare i detenuti da un punto di vista umano e spirituale, indipendentemente dai crimini per i quali vengono giudicati o condannati, convinti che l’essere umano ha sempre la possibilità di riscattarsi ed essere una ‘persona nuova’.

2. Difendere strenuamente, assieme a tutte le forze vive della società, la vita e i diritti dei prigionieri e dei loro familiari.

3. Investire grandemente nella pedagogia adottata dai ‘circoli della giustizia restaurativa’ come lo strumento più adeguato alla risoluzione pacifica dei conflitti e nella costruzione della cultura della pace.

4. Divulgare e rafforzare le iniziative che dimostrano la possibilità di ripensare la pena secondo altri paradigmi, puntando al recupero del detenuto e al suo ritorno positivo alla convivenza sociale attraverso la partecipazione della comunità. Fra queste, ricordiamo l’esperienza della “Associação de Proteção aos Condenados”, APAC, che opera in diversi punti del Paese, compreso il Maranhão. 

Senza radicali e urgenti cambiamenti sociali e culturali, difficilmente riusciremo a debellare il crimine e la violenza.

Crediamo fermamente nella capacità umana di recupero e di superamento verso una vita piena e una pace senza fine.
Missionari Comboniani
São Luís, 10 gennaio 2014