Sud Sudan, luglio 11, 2011
“Abbiamo sofferto e atteso al fianco del popolo del Sud Sudan: la sua storia fa parte del nostro Istituto, la sua gioia è la nostra”. Padre Enrique Sánchez González, Superiore generale dei missionari Comboniani, è emozionato. Parla con la MISNA a Juba all’indomani delle celebrazioni per l’indipendenza e racconta di un cammino ancora difficile ma pieno di speranza.

Padre, i comboniani sono “nati” in questa terra. Come vivete questo evento?
“Abbiamo ricevuto messaggi d’auguri da tantissime persone. Quasi che l’indipendenza del Sud Sudan fosse una nostra conquista. In parte effettivamente è così. Da questo paese non siamo mai andati via, anche negli anni più bui della guerra civile. Non abbiamo mai neanche pensato di farlo. È qui che i comboniani sono nati, dall’esperienza e dalla visione di Comboni, ed è a questa terra che si deve guardare per capire il senso della nostra missione”.

In questi giorni dinka, nuer, bari e le altre comunità del Sud Sudan hanno messo da parte le divisioni del passato per riunirsi tutti sotto la stessa, nuova bandiera nazionale. Si può guardare al futuro con speranza?
“Si può e si deve. Dopo anni di sofferenze e privazioni, bisogna assolutamente arrivare a superare i localismi e le contrapposizioni. Questo non vuol dire che non ci saranno problemi, ma che ci sono le condizioni per accettare la pluralità che fa parte della cultura di questo popolo. Lo stesso vale per le nuove istituzioni che vanno certamente affiancate e sostenute”.

Cosa l’ha colpita di più in questi giorni?
“Sicuramente il contrasto tra le sofferenze causate della guerra civile e la gioia che i sud-sudanesi hanno saputo esprimere durante i festeggiamenti. Nei loro occhi era riflessa la meraviglia per l’arrivo di un giorno che tanti non osavano nemmeno sperare di vedere. Parlo dello stupore per quello che sta accadendo, per la possibilità di una vita nuova che gli viene offerta e per cui ringraziano Dio con i canti della loro tradizione”.

[In: www.misna.org - Dai nostri inviati a Juba, Alessia de Luca Tupputi e Vincenzo Giardina]
Foto: P. Raimundo Rocha

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