Lettera della Commissione Giustizia e Pace
della Conferenza Istituti Missionari in Italia
Ladri di futuro e il libro dell’ospitalità
Non vogliamo essere tra i complici di questo furto! Non accettiamo e mai accetteremo che il nostro Paese continui a rubare vite e futuro alle storie di migliaia di migranti.
…Tu non sai niente di me.
Né da dove vengo
Né perché mi trovo nella tua patria…
(Nemàt Mirzazah-poeta esule iraniano)
Noi missionari abbiamo visto il mondo dall’altra sponda del Mediterraneo e ci è stato donato di udire e toccare speranze e miserie. Di queste ultime le cause sono spesso da rintracciare in questa sponda del mare.
Lo sfruttamento delle risorse, la produzione e vendita di armi, l’iniquità del sistema economico e gli interessi politici dei potenti, congiurano per creare le condizioni dell’impoverimento dei popoli.
Per questo ci tradiremmo se passassimo sotto silenzio quanto sta accadendo nel nostro Paese.
In lettere precedenti abbiamo avuto modo di denunciare le derive democratiche ed i meccanismi di esclusione che colpiscono le fasce più vulnerabili della nostra società. Tra queste hanno per noi particolare eloquenza i migranti e specialmente coloro di origine africana.
Denunciavamo il ‘virus’che ha seriamente infettato lo sguardo e lo spirito di porzioni significative della nostra società italiana. Ciò ha stravolto la complessità del fenomeno migratorio costituito da persone che chiedono di costruire un altro futuro. Ribadiamo che il processo migratorio non può e non deve essere contrabbandato come problema di ordine pubblico e dunque inserito nell’ambiguità del fuorviante discorso sulla sicurezza.
Riteniamo che sia un grave crimine rubare la dignità e la storia di chi, come i migranti, incarna la speranza in un futuro differente per tutti. Essi ci troveranno sempre e comunque dalla loro parte per scrivere con loro una storia per tutti.
Ogni volto che incontriamo è anche il racconto del nostro cammino come singoli e come società.
In realtà i migranti raccontano di noi e del nostro mondo! L’unico libro quindi che dovremmo scrivere è quello dell’ospitalità ricevuta gratuitamente e ora in dovere di donarla a piene mani.
La lettera vera è quella che la gente ha scritto in noi, missionari migranti in Africa ed altrove.
Siamo stati ‘scritti’ dai volti e dalle storie che qui da noi, da tempo ormai, vengono spesso respinte.
… Sopra il cuore
firmano le genti un patto eterno
di pace e fraternità…
Jorge Carrera Androade)
Firenze - 29 Maggio 2009
In nome di Dio
Nota dei Missionari Comboniani del Brasil Nordeste in solidarietá ai confratelli italiani
In nome di Dio i figli e figlie delle terre di periferia lasciano le loro famiglie e radici per ricostruire la loro storia in Paesi lontani. Partono dicendo “Insh'Allah”, “Se Deus quiser”: se Dio vuole, ci reincontreremo. Il nome di Dio sulle loro labbra è amuleto, protezione, compagnia e legame profondo con i familiari che si lasciano indietro.
Siamo Missionari Comboniani immersi nella vita e nei conflitti delle periferie del Nordest del Brasile; sentiamo da lontano l'angustia delle barriere poste a questi pellegrini in cerca di vita. Dalle nostre terre amazzoniche vengono saccheggiate quotidianamente risorse per i paesi al centro del mondo, senza limiti né condizioni. Ma un uomo o una donna che, sperando nella fratellanza, chiedono di passare per gli stessi confini sono ributtati indietro.
Non possiamo tacere lo scandalo di queste ingiustizie e ci solidarizziamo con i confratelli comboniani in Italia, che concederanno simbolicamente il “Permesso di soggiorno in nome di Dio” il 20 di giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato.
No alle barriere che, in tempo di crisi, proteggono le ricchezze e dividono le persone. Sí al sogno di Dio e di molti uomini e donne di pace: la fratellanza universale.