Roma glielo “ruba” nel 1878, staccandolo dal suo vicariato ed assegnandolo ad altri missionari, e lui ci rimane male. Il territorio dell’Oubanghi–Chari, praticamente l’attuale Centrafrica, inizialmente faceva infatti parte dell’immenso Vicariato Apostolico dell’Africa Centrale, affidato a Comboni ed ai suoi missionari. Onestamente, al momento Comboni non ha personale sufficiente da lanciare in quella direzione. Chissà che in futuro, nel giro di qualche anno… Ma tre anni dopo Comboni muore. Nel 1894 la Santa Sede restituisce quasi tutto il territorio ai suoi figli, ma anche la giovane congregazione dei Figli del Sacro Cuore di Gesù non dispone ancora di forze sufficienti per avventurarsi nella zona. Bisogna quindi aspettare altri 70 anni prima che i comboniani raggiungano il Centrafrica. Sono preceduti da migliaia di rifugiati sudanesi, fra cui molti cristiani, che cercano di sfuggire alle vessazioni con cui gli arabi e il governo musulmani di Khartoum tentano di reprimere la sete di autonomia del sud del paese.
Molti provengono dalle missioni da cui i comboniani e le comboniane sono stati espulsi in massa nel 1964. Mons. Domenico Ferrara, Prefetto Apostolico espulso dal Sudan, nel 1965 va in Centrafrica per assistere materialmente e spiritualmente i suoi cristiani. Questi gli chiedono di far tornare i “loro” missionari e suore. Anche il vescovo di Bangassou, la diocesi centrafricana in cui si sono riversati i rifugiati, insiste e appoggia la richiesta. Il 5 settembre 1966 i primi quattro comboniani, due padri e due fratelli, arrivano ad Obo. Poco dopo sono ad Abossi, a una decina di chilometri dal Sudan, fra i rifugiati che li accolgono con gioia. L’anno seguente, in dicembre, giungono ad Obo le comboniane, per aiutare una ventina di suore sudanesi della giovane congregazione di Nostra Signora delle Vittorie, fondata da Mons. Ferrara e guidata in passato dalla comboniana Sr. Bartolomea Pedretti. Abosi, Mboki, Bazia-Baiwo, sono i nomi che segnano anni di assistenza materiale, religiosa, sanitaria e scolastica ai rifugiati.
In conseguenza della violenta guerra civile scoppiata in Sud Sudan negli anni ’50 molti cristiani sudanesi, per la maggior parte provenienti dalle vecchie missioni comboniane, si rifugiarono in Centrafrica, abbandonati alla loro triste sorte di gregge senza pastore. L’Istituto, d’accordo con il vescovo di Bangassou, decise di farsene carico e così, il 15 agosto 1966, arrivarono in Centrafrica i primi comboniani, tutti provenienti dal Sudan; sorsero quindi delle missioni fra i rifugiati. Nella parte est del Centrafrica, infatti, al confine con il Sudan, c’erano 25.000 rifugiati, assistiti da Organismi internazionali. Due padri e due fratelli comboniani iniziarono la missione di Abossi, a una decina di km dal Sudan ma, a causa delle numerose incursioni dell’esercito sudanese, il governo centrafricano, per misure di sicurezza, spostò i rifugiati nella zona di Mboki, a 220 km dal confine col Sudan, anche se 5.000 di loro rimasero ad Abossi, dichiarandosi centrafricani. I Comboniani dovettero così dividersi fra Abossi e Mboki: era la fine del 1967.
La necessità di una casa di accoglienza e di una procura per assicurare assistenza a queste missioni portò all’accettazione della vasta parrocchia di Notre Dame de Fatima, a Bangui, sul cui territorio, negli anni, sono sorte cinque nuove parrocchie. I tre comboniani arrivati a Bangui il 13 novembre 1967 condivisero la vita comunitaria con i Padri dello Spirito Santo e solo nell’ottobre del 1968 assunsero la responsabilità diretta della parrocchia.
Dopo il 1967, arrivò un altro gruppo di Comboniani (padri, fratelli e suore) per la pastorale, per i lebbrosi, per fondare un seminario a Mboki e per l’ospedale costruito dalla Croce Rossa. Nel 1969 si fecero carico anche della missione di Obo.
Nel 1969 i comboniani assumono anche la missione di Obo. La comunità delle suore a Bimbo, a pochi chilometri da Bangui, e la parrocchia di Nostra Signora di Fatima nella capitale, consolidano la presenza comboniana nel paese.
Dopo gli accordi di Addis Abeba nel ’72, i rifugiati tornano lentamente in Sudan e comincia una nuova fase della missione comboniana in Centrafrica. Passata l’emergenza dei rifugiati, l’ultimo trentennio vede suore, padri e fratelli cercare di rispondere ai bisogni della Chiesa e del popolo centrafricano, in diverse zone e diocesi del paese. A distanza di anni, alcune comunità sono state lasciate, come Zemio e Obo. Attualmente, i comboniani lavorano a Bangui (3 comunità), Boda, Dekoa, Grimari, Mbaiki, M’bata (più Mongoumba e Safa) e Tokoyo. Dal canto loro, le comboniane sono presenti a Bangui (2 comunità), Batangafo, Kaga-Bandoro, Kembe, Tokoyo e Zomea, tra i pigmei. Giuridicamente, la Delegazione dei comboniani diventa Regione nel 1975. Due anni più tardi si apre la prima delle missioni comboniane in Ciad, che faranno parte della Provincia del Centrafica fino al 1989, quando vengono erette in Delegazione autonoma.
Nel giugno 1971 la chiusura di Abossi, decisa dalle autorità, permise l’apertura di una nuova sede a Bazia, vicino Mboki. L’accordo di pace firmato ad Addis Abeba, nel febbraio 1972, pose fine alla guerra civile in Sudan e i rifugiati sudanesi cominciarono a tornare a casa. A metà del 1973, erano andati via tutti; Mboki e Bazia furono abbandonate. Sorse allora la questione se rimanere a Obo o lasciare definitivamente l’est del Centrafrica.
Nell’aprile del 1973, la Direzione Generale decise che bisognava restare e farsi carico anche di altre missioni. Furono accettate Zemio, nella zona est (settembre 1973), Boda e Mongoumba nell’arcidiocesi di Bangui (1974) e, nel 1975, le parrocchie di Dekoa (oggi, nella diocesi di Kaga-Bandoro) e Grimari (diocesi di Bambari). Nel 1982 fu affidata ai comboniani la parrocchia di Mbata. Erano tutte missioni tenute dai Padri Spiritani, salvo Mongoumba, tenuta dai Domenicani spagnoli.
Alla fine del 1975, dopo un sondaggio fra i comboniani in Centrafrica, la Direzione Generale eresse la Delegazione a Regione e, quattro anni dopo, a Provincia (Capitolo Generale 1979).
Nel gennaio del 1979, i Comboniani presero in carico la parrocchia di Tokoyo, nella città di Bangassou, per avere una base al centro della diocesi e assistere i confratelli di Zemio e Obo, isolati a causa delle grandi distanze e delle pessime condizioni delle strade. Vi furono destinati due comboniani, uno per le attività pastorali e parrocchiali, l’altro come insegnante e direttore spirituale nel seminario minore diocesano.
Il Capitolo Generale del 1975, intanto, tenendo conto dell’instabilità socio-politica dell’Africa e della prospettiva di collaborazione con altre forze missionarie, aveva accettato l’idea di un’espansione comboniana in Ciad. Furono prese in carico due missioni nella diocesi di Sarh, Moïsala (1977) e Bedjondo (1978), e Doba, nella diocesi di Moundou. Queste missioni appartennero alla Provincia del Centrafrica fino al luglio 1989, quando il Ciad divenne Delegazione.
Da tempo, i due istituti hanno aperto a Bangui un postulato. I comboniani centrafricani sono 6, le suore 2. Per vari anni, i comboniani hanno assicurato la direzione del seminario maggiore nazionale di Bimbo (1987- 94) e l’attività della radio diocesana Notre Dame. Padri e fratelli si dedicano alla pastorale nelle parrocchie e nel campo della promozione umana e sociale, in tutte le sue dimensioni, mentre le suore sono particolarmente attente alla formazione della donna e alla pastorale sanitaria e progettano di aprirsi maggiormente al lavoro fra i pigmei. Per tutti, non mancano certo le sfide, in tutti i campi: dal dialogo con l’islam e un approccio fermo ma costruttivo con le sette, al flagello dell’Aids e l’impegno per la formazione di laici locali a tutti i livelli perché diventino sempre più protagonisti dello sviluppo democratico del paese e della crescita di una comunità cristiana matura e dinamica.
La decade del 1980 fu segnata in particolare da tre eventi: la Maison Comboni, nel settembre 1984, con la quale la provincia aveva finalmente una sede, il Postulato che, dopo essere stato inizialmente ospitato nella parrocchia di Notre Dame de Fatima a Bangui, dal 1990 trovò posto nella sua sede attuale, Bimbo, e il Seminario Maggiore Saint Marc a Bangui, nel quale, dal 1987 al 1994, i Comboniani assunsero la direzione, l’animazione spirituale e l’economato.
Intanto, nel contesto della riqualificazione degli impegni, furono riconsegnate alla diocesi prima Zemio e Obo e infine, nel 2012, Tokoyo. Il 13 aprile dello stesso anno l’Istituto ottenne la personalità giuridica in Centrafrica.
Dal 5 dicembre 2013 – inizio delle ostilità fra ribelli Seleka e Anti-balaka –al 19 gennaio 2017, con la partenza degli ultimi sfollati, le parrocchie comboniane di Bangui, Boda, Dekoa e il Postulato Saint Joseph hanno accolto migliaia di rifugiati.
Dal 1 gennaio 2014 la Provincia è diventata Delegazione.
A poco più di cent’anni dai suoi inizi, nella ricerca di una pastorale comune, la Chiesa centrafricana si è data tre priorità: Formazione, Sanità, e impegno per la Promozione umana. Un programma in cui comboniani e comboniane, in spirito di servizio, sono pronti a fare la loro parte.