Martedì 14 gennaio 2025
Secondo il recente report dell’UNICEF “Prospects for Children: Global Outlook 2025”, è in corso una “nuova era di crisi” per l’infanzia. Sull’Africa, pesano molto non solo i conflitti armati ma anche il cambiamento climatico e il debito, che soffoca gli investimenti in istruzione e sanità. Di fronte a queste sfide, il report dell’UNICEF invita la comunità internazionale a intraprendere azioni coordinate e decisive.
473 milioni. Quasi mezzo miliardo. È il numero di bambini nel mondo (più di uno su sei a livello globale) che nel 2023 viveva in aree colpite da conflitti armati. Una cifra che rappresenta quasi il doppio rispetto agli anni Novanta.
E questo è solo uno dei dati sconvolgenti evidenziati dal report dell’UNICEF “Prospects for Children: Global Outlook 2025”, che analizza come crisi globali interconnesse – dai conflitti alla crisi climatica, dalle disuguaglianze economiche alle trasformazioni digitali – stiano ridefinendo il futuro di milioni di bambini nel mondo, entrando in quella che è stata definita “una nuova era di crisi” per l’infanzia. Con la sua età media di 19 anni, ne fa ampiamente le spese anche il continente africano.
Conflitti: un impatto devastante sui bambini
A rappresentare una minaccia crescente per l’infanzia sono in primis i conflitti armati. In Africa, regioni come il Sahel, o paesi come Sudan e Rd Congo sono state teatro di violenze prolungate che hanno causato lo sfollamento di milioni di persone. Globalmente, alla fine del 2023, 47,2 milioni di minori risultavano sfollati a causa di conflitti e violenze, con una tendenza in aumento per il 2024.
Cresciuto drammaticamente anche il numero di morti e mutilati: nel 2023, i dati verificati dall’ONU dicono che sono stati 5.301 i bambini uccisi in aree di guerra e altri 6.348 quelli feriti, un aumento del 35% rispetto agli anni precedenti. Ma sono stime al ribasso: i numeri effettivi potrebbe essere molto più alti.
Crisi climatica: l’Africa in prima linea
Con la crescita prevista delle temperature globali di almeno 2°C entro il 2100, l’Africa è una delle regioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Bambini sotto i cinque anni sopportano l’88% del peso delle malattie legate al clima.
L’UNICEF sottolinea che solo il 2,4% dei finanziamenti climatici multilaterali può essere considerato “responsivo ai bambini”, una quota del tutto insufficiente per affrontare le sfide legate a siccità, alluvioni e insicurezza alimentare che stanno devastando il continente. Ad esempio, in paesi come il Kenya e la Somalia, le ricorrenti siccità hanno lasciato milioni di minori senza accesso ad acqua potabile, aumentando i rischi di malnutrizione e malattie.
Economia: il peso del debito sul futuro dei bambini
La crisi del debito continua a soffocare le economie di molti paesi africani. Secondo il report, in 15 dei 34 paesi dell’Unione Africana analizzati, le spese per il servizio del debito superano quelle per l’istruzione. Una dinamica che non solo priva i bambini di opportunità educative fondamentali, ma compromette anche lo sviluppo a lungo termine di intere generazioni.
Nel 2024, i costi del servizio del debito hanno consumato il 47% dei bilanci di molti paesi a basso reddito, lasciando ben poco spazio per investimenti in settori cruciali come la sanità e la protezione sociale.
Un appello all’azione
Di fronte a queste sfide, il report dell’UNICEF invita la comunità internazionale a intraprendere azioni coordinate e decisive. Dalla creazione di sistemi di protezione sociale resilienti alla promozione di finanziamenti climatici mirati ai bambini, secondo gli esperti è fondamentale un impegno collettivo da parte delle politiche globali ad investire sulle future generazioni, cominciando dal garantire i diritti minimi dell’infanzia.
L’Africa, con la sua giovanissima popolazione e le sue enormi potenzialità, rappresenta non solo una delle aree più colpite dalle crisi globali, ma anche una delle più cruciali per il futuro del pianeta.
(AB – Nigrizia)