Sabato 12 marzo 2022
Purtroppo, molte volte le Religioni oltre che adaver contribuito alla solidarietà, hanno causato sfiducia e ostilità. Disgraziatamente anche la Chiesa Cattolicae´stata a volte violenta e si è coinvolta in non poche crociate. San Francesco d’Assisi aveva capito che lo stile della crociata non era il desiderio di Gesù. Ora Papa Bergoglio, anche con la scelta del nome “Francesco”, ci orienta decisamente verso la via della fraternità e della collaborazione delle religioni per il servizio e la salvezza del mondo.

Papa Francesco è un figlio del Concilio Vaticano II. Uno dei frutti più notevoli del Concilio Vaticano II, e´stata la riscoperta dello Spirito Santo, la cui azione trasformatrice esiste fin dall’inizio del cosmo, dal cosiddetto “Big Bang” come Colui che mette in moto meccanismi virtuosi, il Creato, l’evoluzione, di cui le trasformazioni susseguenti sono una costante.

Questa riscoperta dell’azione dello Spirito Santo segna una trasformazione radicale nella Missiologia. Fino ai tempi dei miei studi teologici, precedenti al Vaticano II, si era enfatizzato il dovere di guardare le altre religioni come false. Era quando il concetto e la prassi di missione era dominata dalla Cristologia.

Che cosa significa la riscoperta dello Spirito Santo? Che la dimensione Trinitaria viene evidenziata. La verità è che la missione trova la sua radice nell’amore trinitario che porta al dialogo e alla comunione e che lo Spirito Santo precede i missionari.

La dichiarazione conciliareNostra aetate, che fu l’ultima del Concilio (28/10/1965) diventò uno spartiacque e quindi inaugurò una nuova epoca per la missione. Da lì in poi il rapporto della chiesa cattolica con le diverse religioni si basa sulla fede nella presenza attiva dello Spirito Santo in tutte, e quindi sul rispetto profondo e su un atteggiamento di apertura al dialogo. La Nostra Aetate fu chiave per la comprensione del dialogo della chiesa cattolica con le altre tradizioni religiose. In verità, questo documento nasce proprio come frutto dell’azione dello Spirito Santo, a partire dall’unico progetto salvifico di Dio e dall’unico fine della storia della umanità.

All’origine del dialogo tra le religioni si pone, dunque, sia la volontà di Dio di salvare tutti, sia il fine ultimo della storia. Il dialogo nasce come dovere di promuovere l’unità e la fratellanza universale (Nostra aetate 1 e 5).

La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in tutte le altre religioni, inclusa la religione naturale. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli essere umani. Si riconosce l’azione della grazia di Cristo e dello Spirito Santo in ogni tradizione religiosa, così come in ogni essere umano che agisce secondo coscienza e cerca il bene (Nostra aetate 2).

La Chiesa cattolica guarda con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente, misericordioso, onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio, come vi si è sottomesso Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine Maria, e la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno (Nostra aetate 3).

Nella Nostra aetate 4, si chiarifica come la religione ebraica metta in evidenza che la Chiesa e la stessa missione di Gesù e degli apostoli sono radicate nella tradizione ebraica, a partire dal patto con Abramo e Mosè. La Lumen gentium n. 16, invita a fare studi biblici e teologici in un fraterno dialogo con gli ebrei.

La Nostra aetate contiene una magnifica riflessione sulla fraternità universale: non possiamo invocare Dio come Padre di tutti, uomini e donne, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli e sorelle verso alcuni o alcune, che sono creati ad immagine di Dio. La Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione sia di uomini sia di donne, sia di popoli, e qualunque persecuzione perpetrata per motivi di razza, di colore, di condizione sociale o di religioni (Nostra aetate 5).

La riflessione sul rapporto tra le religioni è molto ricca nel magistero sociale della Chiesa. Nella Dignitatis humanae, ad esempio, per la prima volta dichiara che tra i diritti umani, c´e´anche quello della libertà religiosa. Mentre la Gaudium et spes sottolinea e approfondisce diversi aspetti sulla libertà religiosa.

La fratellanza universale e la comunione operativa di tutte le religioni e di tutte le persone di buona volontà, come ora afferma Papa Franceso, è l’unico possibile futuro dell’umanità. Il nuovo approccio della Fratelli tutti implica che non dobbiamo ignorare che tutte le religioni hanno dato un contributo positivo nella storia (pur con carenze), hanno tenuto popoli uniti, hanno guidato ad un rapporto con Dio, hanno illuminato la convivenza articolando una vita morale, sociale, politica. E che è giunta l’ora che insieme si adotti “la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio” (FT 285).

P. Francesco Pierli mccj
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