Giovedì 18 marzo 2021
«Nella mia lista di “donne di coraggio” ci sono tante mie consorelle e donne che difendono la vita, che hanno un’esistenza più donata e generosa della mia. Sento vero il principio africano di ubuntu: “io sono perché noi siamo”. Questo premio non è qualcosa di personale, lo abbiamo tessuto insieme. Io sono un ponte, per riceverlo e passarlo alle altre». Lo dice con umiltà e anche con un po’ d’imbarazzo Alicia Vacas Moro (nella foto), suora missionaria comboniana che l’8 marzo 2021 ha ricevuto il “Premio internazionale Donne di Coraggio”.

 “Donne di coraggio”

«Nella mia lista di “donne di coraggio” ci sono tante mie consorelle e donne che difendono la vita, che hanno un’esistenza più donata e generosa della mia. Sento vero il principio africano di ubuntu: “io sono perché noi siamo”. Questo premio non è qualcosa di personale, lo abbiamo tessuto insieme. Io sono un ponte, per riceverlo e passarlo alle altre». Lo dice con umiltà e anche con un po’ d’imbarazzo Alicia Vacas Moro, suora missionaria comboniana che l’8 marzo 2021 ha ricevuto il “Premio internazionale Donne di Coraggio”. La cerimonia da remoto, come ormai usuale in questo tempo di pandemia, ha visto il Segretario di Stato Usa Antony Blinken e la first lady Jill Biden conferire il riconoscimento a 15 donne che, in varie parti del mondo, si sono impegnate in difesa dei diritti umani e della dignità di ogni persona.

L’Ambasciata americana presso la Santa Sede, con la mediazione della Uisg, ha presentato suor Alicia, che sulle pagine di Combonifem ha raccontato negli anni il conflitto israelo-palestinese e la forza del dialogo, che lei stessa ha vissuto in prima persona, sopratutto a fianco dei beduini Jahalin, che altre consorelle accompagnano dal 2015. Alicia ha sempre ammirato la carica di speranza delle donne, sia israeliane che palestinesi, nel nutrire con “coraggio” una tregua sempre fragile.

«Il coraggio è l’amore in movimento, l’amore in azione, che non si lascia intimidire nonostante senta la paura», spiega lei con tenerezza, la stessa con cui accolse a Verona da Pax Christi il premio “Ponti e non muri 2015”, conferito alle missionarie comboniane di Betania (Gerusalemme) in quanto «donne a fianco di un popolo che resiste, che hanno intrecciato dialoghi di pace ma hanno anche denunciato e combattuto la tratta dei migranti in Israele, consapevoli che la pace può camminare solo a fianco della giustizia».

Nel 2018, come coordinatrice delle comboniane in Medio Oriente, suor Alicia confidava: «Rimanere assume per noi, in Gerusalemme, tratti di contemplazione e di resistenza, di franchezza e audacia apostolica, ma anche di pazienza e testimonianza silenziosa, nascosta. Diventa solidarietà con le vittime di tutti i conflitti, nella ricerca sincera e fattiva di un dialogo con tutti e tutte. Usiamo la nostra creatività e le nostre migliori energie per rimuovere i muri che ci circondano: quelli di cemento, certamente, ma anche d’indifferenza o di parole, di intricati ragnatele legali o ideologiche, oppure muri ben radicati nel profondo dei nostri cuori.

Coltiviamo l’audacia di tessere spazi di incontro e di dialogo tra coloro che cercano con noi pace e giustizia da entrambi i lati di ogni muro». Riconoscere l’altro e l’altra, tessere incontri riconcilianti, donare incoraggiamento, ovunque ci si trovi: anche quando dal 2015 al 2017 si prende cura delle consorelle anziane a Verona o nel 2020 di quelle aggredite a Bergamo dal covid, che a suor Alicia ha strappato anche il papà.

Una circolarità di coraggio, che si dona e si riceve: «In questo tempo c’è tanto bisogno di “amore in movimento”, che nei giorni scorsi abbiamo vissuto qui in Medio Oriente con la visita di papa Francesco in Iraq – continua suor Alicia –. Oltre ogni barriera, mettiamo in azione “l’amore in movimento”». Altre due suore comboniane hanno recentemente ricevuto un riconoscimento dalla Repubblica Italiana per la dedizione e il bene che hanno diffuso “oltre ogni barriera”: suor Zita Mazzucco e suor Giannantonia Comencini. E moltre altre "donne anonime" lo ricevono da noi oggi, per aver messo "l'amore in movimento" oltre le barriere dei reparti covid.
[Newsletter di Combonifem, 18 marzo 2021]