Lunedì 24 novembre 2014
Una Chiesa in cammino verso le periferie e in ascolto del Vangelo e dei poveri. Una Chiesa che prende a modello il profeta Giona, chiamato a Ninive, e si mette in strada per annunciare, prima di tutto, la misericordia sorprendente di Dio. Questo il ritratto del mondo missionario italiano emerso dal IV Convegno missionario nazionale conclusosi ieri a Sacrofano (Roma), al quale hanno partecipato 880 delegati registrati, tra cui 520 laici, 230 sacerdoti e 130 religiosi e religiose.
"Una Chiesa missionaria
non può che essere
in uscita",
Papa Francesco.
I partecipanti al IV Convegno missionario nazionale – che si celebra ogni dieci anni – sono stati ricevuti da Papa Francesco il 22 novembre, in Vaticano. Durante il discorso, il Santo Padre ha detto: “Nella Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho parlato di ‘Chiesa in uscita’. Una Chiesa missionaria non può che essere ‘in uscita’, che non ha paura di incontrare, di scoprire le novità, di parlare della gioia del Vangelo. A tutti, senza distinzioni. Non per fare proseliti, ma per dire quello che noi abbiamo e vogliamo condividere senza forzare verso tutti, senza distinzione. Le diverse realtà che voi rappresentate nella Chiesa italiana indicano che lo spirito della missio ad gentes deve diventare lo spirito della missione della Chiesa nel mondo: uscire, ascoltare il grido dei poveri e dei lontani, incontrare tutti e annunciare la gioia del Vangelo”.
Padre Gutierrez,
al centro
davanti.
È una Chiesa missionaria in cammino e in ascolto che – a partire dalla base – aiuta se stessa a non sentirsi sotto assedio. È soprattutto una Chiesa missionaria viva, fatta di laici, famiglie, giovani e meno giovani delle diocesi, che hanno voglia di rimettere al centro del discorso missionario Gesù e il vangelo, rilanciando la necessità della Missio ad gentes. Una comunità che fa proprio l’invito alla scelta preferenziale per i poveri, rivolto dal teologo peruviano Gustavo Gutierrez.
Questi i messaggi emersi al termine della grande kermesse missionaria di Sacrofano, il quarto ed ultimo giorno del Convegno missionario nazionale, al quale hanno partecipato 880 persone in sala, e oltre 100 da tutto il mondo – tra missionari, volontari, laici e religiosi – collegati in rete sui social e la diretta skype.
Un Convegno che lascia traccia di sé fin dal suo epilogo e che, come auspica don Alberto Brignoli, Ufficio della Cooperazione missionaria tra le Chiese, tra gli organizzatori dell’evento insieme a Missio, avrà delle ripercussioni serie nella vita quotidiana e verrà tenuto in caldo per portare altri frutti. Si desidera una Chiesa in uscita che sappia stare, quando è necessario ascoltare, e che sappia uscire quando è necessario mettersi a servizio delle periferie umane. Un luogo di frontiera che sappia anche denunciare le tante cause della povertà, che non è solo un fenomeno economico, come ha spiegato Gutierrez. Ma ha a che vedere con la cultura, il pregiudizio razziale e di genere.
Nell’elencare una serie di suggestioni raccolte soprattutto nei laboratori, don Brignoli ha detto: “Aiutiamoci ad essere meno burocrati, aiutiamoci a lasciarci raccontare; aiutiamoci ad inviare missionari ad gentes!”.
Inoltre l’invito è quello di sentirsi “diocesi in rete”, di cambiare dialogo nella comunicazione e di usare le nuove tecnologie mettendole a servizio della missione, come è stato fatto in questi giorni. Insomma una Chiesa missionaria che si rinnova e che si nutre direttamente alla fonte della Parola; che non cerca filtri e che non vuole orpelli. Che desidera ricominciare a respirare “l’odore delle pecore” dai suoi pastori e da se stessa.
Questo Convegno missionario di Sacrofano – ha sottolineato don Alberto Brignoli – avrà ripercussioni feconde nella vita quotidiana della Chiesa italiana, in cammino verso il prossimo appuntamento nazionale di Firenze nel mese di novembre 2015.