In Pace Christi

Vockenhuber Stephan

Vockenhuber Stephan
Data di nascita : 14/08/1878
Luogo di nascita : Traunkirchen/A
Data ordinazione : 02/08/1903
Data decesso : 02/07/1906
Luogo decesso : Mbili/SSD

Un telegramma del 12 Luglio (1906) pross. pass. ci annunziava la morte del

R. P. STEFANO VOKENHUBER

avvenuta nella Stazione di Mbili nel Bahr el Gazal.

È un nuovo sacrifizio che il buon Dio ha domandato alla nostra Missione : un sacrifizio anche questo doloroso assai. Infatti il R. P. Vokenhuber trovavasi da soli quattro anni circa in Missione. Due di questi li avea passati nella nuova Stazione di Mbili fra i popoli Giur, dei quali aveva imparata facilmente la lingua e colle sue belle e dolci maniere avea saputo cattivarsi la stima e l' affetto. Come religioso e come sacerdote egli avea condotto sempre una vita esemplare, edificando tutti colla sua regolarità, esattezza e colla sua carità. Egli lascia larga eredità d' affetti tra i suoi confratelli e tra quanti lo conobbero e ne apprezzarono le belle doti.

Da La Nigrizia, Anno XXIV, Agosto 1906, p. 128

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P. Vockenhuber Stephan (14.08.1878 – 02.07.1906)

P. Stephan wurde zu Traunkirchen/Österreich am 14. August 1878 geboren. In Freistadt hatte er einen Teil seiner humanistischen Studien gemacht. 1894 schloss er sich in Verona der Kongregation an und begann bereits am 22. August des gleichen Jahres das Noviziat, das er 1896 beendete. Nach dem Studium der Theologie in Verona wurde er dort am 2. August 1903 zum Priester geweiht. Schon am 17. Oktober 1903 bestieg er in Triest das Schiff, das ihn in das Land seiner Sehnsucht brachte.

Sein vorläufiger Aufenthaltsort in Afrika war Kairo, wo er einige Monate verblieb. Am 21. Januar treffen wir ihn bereits in Khartum auf unserem „Redemptor“, der ihn an seinen Wirkungsort, nach Bahr el Ghazal bringen sollte. Diese Reise hat er selbst beschrieben und den Artikel im Stern der Neger veröffentlicht (VIII. Jahrgang, Seite 88). Auf der Mission Mbili begann er seine Missionstätigkeit

Unermüdlich war sein Eifer in der Ausbreitung des Reiches des Heiligsten Herzens Jesu, bis das Schwarzwasserfieber seinem Wirken ein jähes Ende setzte.

Klein von Gestalt, hatte er große Ideen, die er auch zu verwirklichen suchte. Er besaß einen ruhigen, festen Charakter. Er war ein wahrer Sohn des Heiligsten Herzens Jesu. Das Büchlein „Die Andacht zum Heiligsten Herzen Jesu“ von P. Noldin SJ und „Geistliches Tagebuch des Ehrwürdigen P. Claudius de la Colombière“ waren schon als Student beständig in seinen Händen. Er las, studierte diese Büchlein und entwickelte so eine Andacht zum Heiligsten Herzen Jesu, für die er auch andere zu begeistern suchte.

Seit der Gründung der Mission Mbili arbeitete er auf der Station an der Bekehrung des Giur-Stammes, dessen Vertrauen er sich bald durch seine Milde und Sanftmut gewann.

Als musterhafter Ordensmann diente er allen seinen Mitbrüdern zur Erbauung, bei denen er durch seine schönen Eigenschaften stets in bester Erinnerung bleiben wird. Möge das Heiligste Herz Jesu das Opfer seines jungen Lebens mit unendlicher Glorie im Himmel belohnen.

Einem Brief seines Mitbruders P. Henkel aus Wau entnehmen wir folgende Einzelheiten über seinen Tod:

Am 30. Juni kehrte ich von Kayango nach Wau zurück. Ich hatte jene Station besucht, teils um meine Mitbrüder zu besuchen, teils um zu sehen, welche Fortschritte die Station seit ihrer Gründung gemacht hatte.

Am selben Tag, an  dem ich in Wau ankam, kam ein Bote von Mbili mit der Nachricht, dass P. Stephan gefährliches Fieber habe. Ich ließ sogleich den Arzt benachrichtigen und am nächsten Morgen in der Früh brachen der Arzt und ich nach Mbili auf, wo wir gegen Abend ankamen. Gleich beim ersten Besuch sagte mir der Arzt, dass der gute Pater das Schwarzwasserfieber habe.

Ich hatte P. Stephan vor einem Monat gesehen; da war er noch ganz gesund und hatte ein gutes Aussehen; jetzt aber war er sehr abgemagert und schwach. Wäre er für den Transport fähig gewesen, hätten wir ihn nach Wau ins Spital gebracht. Der Arzt tat sein Möglichstes, um das Leben des jungen Missionars zu retten. Doch in Gottes Rat war es anders bestimmt. Am nächsten Morgen in der Früh, am 2. Juli, glaubten wir, das Ende sei gekommen. Der Mitbruder legte bei mir eine Generalbeichte ab und ich brachte ihm die heilige Kommunion und spendete ihm die Krankensalbung. Hernach wurde er bedeutend besser und wir hofften auf Rettung. Doch abends gegen vier Uhr veränderte sich der Zustand des Kranken und wendete sich zum Schlimmsten. Ich musste ihm mitteilen, dass er jetzt dem Himmel zuginge, was er ganz gefasst hinnahm.

Von da an bis zu seinem Tode hörte er nicht mehr auf zu beten. Aus eigenem Antrieb richtete er Gebete an das erbarmungsreiche Herz Jesu, als dessen besonderer Verehrer er sich seit seinem Eintritt in unsere Kongregation von jeher unter seinen Mitbrüdern ausgezeichnet hat. Er erneuerte nochmals seine Ordensgelübde. Auch beauftragte er mich, seiner lieben Mutter zu schreiben und sie zu trösten, sowie auch dem Generaloberen mitzuteilen, dass er, wie er als wahrer Sohn des göttlichen Herzens gelebt, so auch als wahrer Sohn dieses Herzens sterben wolle und bat noch um Verzeihung. Er gab uns nochmals seinen heiligen Segen und hauchte gegen acht Uhr abends seine reine Seele aus.

Am nächsten Tag fand das Begräbnis statt. Ein einfacher Grabhügel und ein schlichtes Kreuz zeigen seine Ruhestätte an.

In der ersten Zeit trat seine Tätigkeit nicht so sehr hervor, da er sich noch mit dem Studium der Sprache abgeben musste. Später aber tat er alles, um die Jugend der Mission zu nähern. Er ging von Hütte zu Hütte und brachte es mit freundlichen Worten und hie und da auch mit kleinen Geschenken zustande, dass eine ziemliche Anzahl von Knaben zum Unterricht kam. Auch mit dem Unterricht der Alten wollte er sich befassen und tat hierzu schon die nötigen Schritte. Jedoch inmitten der Arbeit raffte ihn ein nur sechstägiges Fieber hinweg. Gott der Herr wird seinen guten Willen belohnen und auch die Mission segnen, die dieses Opfer bringen musste. Er verschied am 2. Juli 1906 in Mbili, Sudan. R.I.P.

 

P. Vockenhuber Stephan (14.08.1878 – 02.07.1906)

P. Stephan nacque a Traunkirchen/Austria il 14 agosto 1878. A Freistadt aveva fatto parte dei suoi studi umanistici. Nel 1894 entrò nella Congregazione dei Figli del Sacro Cuore. Il 22 agosto dello stesso anno iniziò il noviziato e lo terminò nel 1896. Dopo lo studio della teologia a Verona fu ordinato sacerdote nella stessa città, il 2 agosto 1903. Già il 17 ottobre 1903 s’imbarcò a Trieste e partì per la terra dei suoi sogni.

Passò vari mesi al Cairo per abituarsi al clima. Il 21 gennaio 1904 lo incontriamo a Khartoum sul nostro barco "Redemptor", che dovrebbe portarlo alla missione del Bahr el Ghazal. Egli stesso descrisse quel viaggio e pubblicò l'articolo sulla rivista “Stern der Neger” (anno VIII, pagina 88).

Con zelo instancabile cominciò a lavorare per il Regno del Sacro Cuore finché si ammalò di paludismo. Sin dalla fondazione della Missione di Mbili, si era impegnato per la conversione dei Giur, la cui fiducia presto conquistò con la sua clemenza e gentilezza.

Come modello religioso ha servito di esempio ai suoi confratelli che lo ricorderanno sempre per le sue belle qualità. Che il Sacro Cuore di Gesù lo ricompensi per il sacrificio della sua vita con l’infinita gloria in cielo.

Piccolo di statura, ha avuto grandi idee che desiderava realizzare. Aveva un carattere calmo e fermo. Era un vero figlio del Sacro Cuore di Gesù. L'opuscolo "La devozione al Sacro Cuore di Gesù" di P. Noldin SJ e "Il diario spirituale del venerabile Padre Claudius de la Colombière" erano sempre nelle sue mani già da studente. Lesse, studiò quei libretti e sviluppò la sua devozione al Sacro Cuore di Gesù e cercò di impiantarla anche negli altri.

Da una lettera del suo confratello P. Henkel di Wau trascriviamo i seguenti dettagli sulla sua morte: “Il 30 giugno sono tornato da Kayango a Wau. Avevo visitato quella missione per vedere i miei confratelli e i progressi della missione. Lo stesso giorno del mio arrivo a Wau, un messaggero da Mbili ci portò la notizia che P. Vockenhuber soffriva di febbre pericolosa. Informai subito il medico e il mattino seguente partimmo per Mbili, dove arrivammo la sera. Dopo che aveva visitato il Padre, il dottore mi disse subito che si trattava di febbre nera. Ho visto P. Stephan un mese prima. Allora era ancora molto sano e il suo aspetto era buon; ma ora era molto dimagrito e debole. Se fosse stato in condizioni di essere trasportato all'ospedale di Wau, lo avremmo fatto. Il dottore fece del suo meglio per salvare la vita del giovane missionario. I piani di Dio però erano altri. La mattina dopo, il 2 luglio, ci sembrava che la fine fosse arrivata. Il Padre ha fatto una confessione generale e dopo gli ho dato la santa comunione e amministrato il sacramento degli infermi. In seguito sembrava riprendersi e noi speravamo nel suo miglioramento. Verso le quattro del pomeriggio purtroppo le sue condizioni peggiorarono. Dovevo dirgli che stava per andare in paradiso, notizia che accettò con molta calma.

Da allora fino alla sua morte non ha smesso di pregare. Di sua iniziativa rivolse preghiere al Cuore misericordioso di Gesù. E’ sempre stato un suo devoto speciale sin dal suo ingresso nella Congregazione. Ha rinnovato poi i suoi voti religiosi. Mi ha chiesto di scrivere alla sua cara mamma e di confortarla, e di informare il Superiore Generale che, avendo vissuto come un vero Figlio del Cuore Divino, voleva anche morire come un vero Figlio di quel Cuore e ha chiesto perdono. Ancora una volta ci ha dato la sua santa benedizione. Verso le otto di sera ha consegnato la sua vita al Creatore. Il giorno dopo si sono svolti i funerali. Un semplice tumulo e una modesta croce indicano il luogo del suo riposo.

All'inizio, la sua attività missionaria non era così appariscente, perché non aveva ancora imparato bene la lingua. In seguito però ha fatto di tutto per avvicinare i giovani alla missione. Andava di capanna in capanna e con parole gentili e qualche volta anche con piccoli regali riuscì a portare un bel numero di ragazzi all’istruzione religiosa. Pensava anche di incominciare l’istruzione degli anziani. Purtroppo fu preso dalla malaria che in soli sei giorni l’ha portato alla tomba. Il Signore lo ricompenserà per il suo zelo e benedirà anche la missione che ha dovuto subire questa grande perdita”.

P. Stephan morì il 2 luglio 1906 a Mbili/Sudan. R.I.P.          P. Alois Eder