Era entrato dai comboniani da ragazzo. Scherzando, gli piaceva ricordare che mamma lo aveva accompagnato da Padre Pio perché lo accogliesse nel suo convento. Ma la risposta del santo Cappuccino era stata che il ragazzino era troppo vivace per un convento e le suggeriva quindi di accompagnarlo da quei missionari, i comboniani, che a Troia avevano aperto una “scuola apostolica” che accoglieva candidati alla missione africana. Là, in Africa, Michelino avrebbe potuto sbizzarrirsi come solo lui era capace. Ma il Signore gli riservava un’altra Africa, pur sempre colma di canto e musica. Terminati gli studi teologici a Verona fu ordinato sacerdote il 31 maggio 1947 e subito dopo i superiori lo mandarono a Londra.
Nella London Province
Frequentò l’università di Durham, laureandosi in composizione. Nigrizia di marzo 1967 gli dedicò una pagina, dal titolo Padre Bonfitto e la sua bacchetta. Ne riportiamo alcuni stralci: “Laureatosi in composizione, non ha cessato di comporre inni e messe, mottetti e polifonie varie che si sono imposte soprattutto in Inghilterra e in Italia, ma anche in altri paesi. La sua prima e forse più grossa fatica è stata un oratorio dedicato al Comboni: Alba di Gloria, su libretto di Giuseppe Tusiani. Quest’importante opera musicale è stata eseguita per la prima volta a Londra il 29 maggio 1960, in occasione dell’inaugurazione della chiesa di St. Alban’s a Elm Park, affidata ai comboniani e di cui P. Bonfitto era cappellano (...). Eccezionale successo ha mietuto la Missa Martyrum, uscita a Natale del 1961 e diffusasi subito rapidamente in Inghilterra, Spagna, Italia, Portogallo. La critica è stata unanimemente favorevole. La composizione, intitolata ai quaranta martiri dell’Inghilterra e del Galles, si distingue per la sua popolarità, brevità liturgica, modernità di melodia... Questa messa è già stata eseguita quattro volte nella basilica di san Pietro, a Roma. (...) Per le celebrazioni in italiano, P. Bonfitto ha composto la Messa dei fedeli già adottata ufficialmente da numerose diocesi italiane e diventata subito molto popolare... La Messa dei fedeli è stata eseguita con grande successo da un coro di alcune migliaia di voci il giorno di Pentecoste del 1966 nella cattedrale di Lucca. (...) Nel 1953, quando ancora frequentava la facoltà di musica di Durham, vinse un concorso bandito per l’incoronazione della regina Elisabetta Il, con il canto Domine, salvam fac, che fu eseguito al “City Hall” di Newcastle da un coro di 25 voci, sotto la direzione dell’autore, per 15 sere consecutive”. Per la cronaca, va ricordato che P. Bonfitto avrebbe meritato il primo posto in quel concorso, ma gli fu assegnato solo il secondo perché non era cittadino inglese. La regina gli fece dono però di una bacchetta d’argento da direttore d’orchestra, che P. Michele conservò carissima, finché non si ruppe durante una lezione di canto.
Il rientro in Italia
Nel 1962, rientrato dall’Inghilterra, P. Michele si stabilì nel seminario-liceo che i comboniani avevano a Carraia di Capannori (Lucca). Sono molti, decine e decine, i comboniani che negli anni del loro liceo a Carraia, hanno avuto in P. Bonfitto il loro maestro di musica. Affascinava noi suoi allievi, coinvolgendoci in quel suo amore straordinario per la musica e il canto. Tra i canti religiosi più noti eseguiti nelle nostre comunità italiane non mancano quelli di P. Bonfitto. Anche perché nella musica e nel canto P. Michele metteva tutta la sua passione missionaria. Per lui la musica non era solo un modo di lodare il Signore, ma doveva servire ad avvicinare le persone tra di loro, nella carità. Come era riuscito a fare così bene in Inghilterra, anche in occasione delle serate musicali che organizzava per gli oriundi italiani. Lascia un ricordo indelebile anche a Lucca, dove ha vissuto per circa trent’anni. La sua figura carismatica, il suo talento innato di musicista e compositore, sono ricordati dai tanti che lo hanno avvicinato e stimato. (a cura di P. Elio Boscaini)
La testimonianza di P. Guido Oliana
Ho conosciuto P. Bonfitto quando ero al liceo di Carraia. Essendo capo-coro e interessato alla musica, ho avuto modo di incontrarlo parecchie volte e di collaborare con lui.
Ha composto varie Messe e mottetti in latino con armonie moderne piuttosto ricercate e un oratorio sul Comboni, intitolato Alba di Gloria per coro, solisti e orchestra. Tra le Messe, spicca la popolare Missa Martyrum, composta in Inghilterra e che eseguimmo da ragazzi in occasione dell’ordinazione sacerdotale di un folto gruppo di Comboniani nel Tempio Civico di Verona, presieduta dal Cardinale Agagianian. Credo fosse nel 1964.
In occasione del Concilio Vaticano II, compose una Messa in latino a più voci e organo. Le due Messe post-conciliari in italiano – diventate famose – cantate in tante parrocchie d’Italia, sono la Messa dei Fedeli e la Messa Sei Grande nell’Amore, con interessanti canti ritmici, alcuni arrangiati da P. Bonfitto, altri originali, composti da lui. Sapeva armonizzare con gusto e con una certa creatività, evitando banalità e faciloneria. Aveva un profondo senso del canto liturgico. Era un mago nel dirigere i cori.
Aveva un carattere non facile e diventava piuttosto irrequieto quando percepiva una scarsa considerazione nei suoi confronti. Talvolta “mitizzava” un po’ se stesso come musicista, per esempio, quando ci raccontò che durante un freddo inverno in Inghilterra, mentre si scaldava presso un fornello, addormentatosi, per sbaglio fece cadere nel fuoco lo spartito di una composizione per coro e orchestra che aveva appena terminato. Quando si risvegliò, vide gli ultimi fogli scomparire carbonizzati tra le fiamme; avevo già letto di un altro compositore che aveva fatto la stessa cosa! Un’altra volta mi disse che custodiva alcune sue composizioni di musica moderna presso lo studio di suo fratello, avvocato di Firenze. Si trattava di musiche che sarebbero state fatte conoscere in tempi più maturi.
Concludendo, P. Bonfitto è stato un uomo di grandi doti musicali, che ha saputo mettere al servizio della liturgia e della Chiesa. Ho ammirato in lui anche la capacità di adattarsi ai tempi moderni per essere musicalmente significativo anche per i giovani. Pur essendo di formazione musicale classica, fu disponibile ad assumere uno stile più ritmico e con accompagnamenti moderni a base di chitarra, basso e strumenti a percussione. Molto di ciò che conosco di musica e di composizione corale, lo devo a lui.
Da Mccj Bulletin n. 274 suppl. In Memoriam, gennaio 2018, p. 126-129.