In Pace Christi

Franceschin Costante

Franceschin Costante
Data di nascita : 15/09/1908
Luogo di nascita : Campolongo Maggiore VE/I
Voti temporanei : 01/11/1926
Voti perpetui : 07/10/1931
Data ordinazione : 20/02/1932
Data decesso : 07/03/1976
Luogo decesso : Verona/I

Domenica 7 marzo P. Franceschin aveva già celebrato due Messe al mattino e stava per uscire per una Messa vespertina quando lo colse un'emorragia cerebrale che in tre ore lo portò alla morte. Al funerale P. Farè pronunciò l'elogio funebre dal quale raccogliamo gran parte delle note che seguono.

Religioso esemplare

Dire P. Franceschin e profilarsi immediatamente alla nostra immaginazione il novizio, lo scolastico, il religioso esemplare, fedele osservante delle regole e voti religiosi, è la stessa cosa. Era l'uomo della regola, osservata e vissuta con viva fede e ardente amore di Gesù e Maria.

Rimasto orfano dei genitori in tenera età, passò la fanciullezza presso lo zio sacerdote parroco di Oliero, frequentò le elementari presso le suore di Maria Bambina ed entrò a 11 anni nel seminario di Padova, dove compì gli studi del ginnasio.

P. Marigo che lo ha conosciuto in quei primi anni di seminario dice: «Non ci spiegavamo un carattere così tranquillo, sereno, padrone di sé e sempre amabile, tanto da essere ammirato e invidiato da tutti».

A 16 anni entrò nel noviziato di Venegono e si consacrò al Signore il 1° novembre 1926, emettendo i voti perpetui il 7.10.1931.

Io ero novizio quando lui era scolastico e quando in estate gli scolastici venivano a Venegono, tra noi novizi si commentava con ammirazione la spiccata compostezza e modestia religiosa, stile ignaziano, di Fr. Franceschin.

Nei 50 anni di vita religiosa nulla è cambiato o diminuito nei suoi atteggiamenti religiosi di allora, ma è stato un continuo miglioramento.

In questi ultimi 4 mesi ho avuto il piacere di essergli intimamente vicino come superiore e mi godevo immensamente vederlo venire quasi ogni giorno a darmi un saluto, mettermi al corrente del suo apostolato e chiedermi qualche piccolo permesso di obbedienza e povertà come un semplice novizio.

L'ultimo permesso me lo chiese il giorno prima di morire, di poter far visita a una suora ammalata in una casa di cura (una suora per la quale sentiva molta gratitudine perché lo aveva assistito quando era infermo all'ospedale)... e di poter portarle qualche caramella.

Non era la sua una sottigliezza scrupolosa, ma un’amorevole delicatezza di coscienza che voleva adempiere fedelmente quanto promesso al Signore.

Ineccepibile la sua castità. Nell'atto di consacrazione al S. Cuore, da lui formulato in occasione dell'ordinazione sacerdotale il 20.2.1932, e rinnovato fedelmente ogni primo venerdì del mese per tutta la vita, diceva: «Concedete a me, vostro figlio e vostro sacerdote, la purità angelica. Con essa sia sempre unito a voi. Voi siate l'oggetto in cui riposa la mia mente e che ama il mio cuore... Prometto di amarvi con tutte le mie forze così che l'unico oggetto della mia mente e del mio cuore non siate che Voi, Gesù e Maria».

Difatti Gesù e Maria erano gli unici suoi tesori, e come un vero amante appassionato, segnava dovunque le loro sigle.

Sono stato in camera sua per raccogliere gli scritti e oggetti personali, e mi ha profondamente impressionato vedere su ogni libro, su ogni quaderno, da una parte la sigla di Gesù Salvatore, alfa e omega, e dall'altra le due lettere am. (Ave Maria). Queste lettere am sono segnate su ogni pagina di quaderno, su ogni foglietto e su ogni immagine, e sono come l'espressione di un amore filiale perennemente presente.

Ministro fedele

P. Franceschin aveva una vera passione per la S. Messa. Era veramente felice quando poteva celebrarne più di una e in questi ultimi anni erano molti i giorni in cui ne celebrava tre.

Tenne un conto esattissimo di tutte le messe celebrate dal giorno della sua ordinazione sacerdotale, il 20.2.1932, fino alla vigilia della morte il 6.3.1976.

Ho qui tre quaderni e vorrei che poteste vederli per edificarvi della fedeltà, chiarezza, ordine, precisione con cui ha segnato ogni giorno, per 44 anni consecutivi, il giorno, l'intenzione, il luogo e il numero progressivo delle Messe celebrate.

Questi quaderni sono uno specchio dell'anima di P. Franceschin. Non una macchia, non una cancellatura, non una riga fuori posto. Ordine, esattezza, scrupolosità propria del servo buono e fedele, che amministra diligentemente i beni del Padrone. Considerava questi quaderni come i registri del suo conto bancario nell’eternità. «Questi registri - diceva - mi apriranno le porte del cielo».

Non c'è dubbio che le 17.848 Messe celebrate con tanta fede, amore e devozione, costituiscono un grande capitale di meriti e di bene.

Formatore di apostoli

P. Franceschin è stato in Africa: a Khartoum, Cairo e Uganda; ma il suo non è stato il lavoro di penetrazione nel bosco, ma quello dell'istruzione e della formazione nei collegi e seminari.

Dal 1951 al 1958 a Venegono e poi dal 1963 al 1969 a Verona è stato P. Spirituale degli scolastici. Citiamo alcune testimonianze.

«Le due cose che ammirai soprattutto in lui furono: 1) il suo grande amore alla Congregazione: questo amore mi contagiò, ed io sento che devo a lui l'amore che sento per la famiglia religiosa alla quale il Signore mi ha chiamato.

2) Il suo grande amore alla preghiera e meditazione: cosa questa che ci insegnava con un’insistenza straordinaria e con un esempio mirabile. Quante volte lo trovavo in cappella in ginocchio, con la testa tra le mani, assorto in profonda meditazione! O recitando, sempre in ginocchio e con esattezza e calma, il breviario... Sento ancora l'effetto di ciò che egli ci insegnava, e quando qualche volta trascuro la mia "orazione personale" mi sembra di vedere il volto di P. Franceschin amabile e severo nello stesso tempo, e di risentire la sua voce calma e sottile che mi richiama. Ricorderò sempre il caro P. Franceschin tra coloro che mi hanno fatto più del bene, e come un uomo di Dio, unito a Lui in un profondo spirito e pratica di preghiera e meditazione» (P. Enzo Canonici).

«Sapeva inculcare la necessità dello studio teologico come elemento per i sacerdoti di quella che oggi viene chiamata formazione permanente. Per i Padri dei primi anni di sacerdozio organizzava corsi specializzati di esercizi spirituali al medesimo scopo.

Si notava in lui una certa forza nel sostenere principi e idee di fondo. Anche quando non si condividevano del tutto certe sue posizioni, veniva però conservata verso di lui la stima, per la serietà e la preparazione con cui affrontava il suo dovere nell'ufficio che ricopriva.

Sapeva poi conservare un’inalterabile serenità, anche dopo discussioni animate. Tale serenità è ciò che mi ha più colpito in lui anche negli ultimi anni di vita ogni volta che l'incontravo; tanto più ammirabile in quanto doveva facilmente soffrire nel non poter condividere cose e situazioni dovute a cambiamenti rapidi degli ultimi tempi» (P. Aldo Gilli).

Ho raccolto nella sua stanza una grande valigia di fogli, scritti con calligrafia minuta, di conferenze, ritiri, esercizi spirituali.

Non parlava mai senza aver scritto quello che doveva dire e si preparava diligentemente. Quello che con maggior insistenza inculcava agli scolastici era la preghiera, la meditazione, la vita interiore, la purezza di coscienza.

Apostolo e guida di anime consacrate

In questi ultimi anni in cui gli scolastici sono stati destinati agli scolasticati internazionali, P. Franceschin è rimasto libero e si è dedicato con zelo ammirabile al ministero parrocchiale e alla direzione spirituale di suore. Sono molti gli istituti e i conventi di clausura che sentiranno vivamente la sua perdita.

Ci vedeva poco, era ammalato di cuore e aveva una salute debole, ma non si risparmiava mai. Nell'atto di consacrazione aveva scritto: «Che nessuna anima parta da me senza frutto, ricevuto da Voi per mezzo mio con la preghiera, con l'esempio, con la parola e con il sacrificio».

«È per me una grave perdita - scrive D. Bruno Bertuzzi, Arciprete di S. Paolo - perché P. Costante era più che un amico, era il mio P. Spirituale. A lui mi appoggiavo con tanta fiducia e serenità proprio per la sua ricchezza interiore, per il suo equilibrio sacerdotale, per il suo esempio tanto più incisivo quanto più umile e sincero, per non dire spontaneo. La sua fraterna disponibilità, la sua perseveranza nell'andare incontro ad ogni richiesta di aiuto, la sua fede invidiabile, la sua insaziabile fame di Gesù Eucaristico quanto mi hanno edificato e sostenuto nel rinvigorire il mio sacerdozio in questa ora di disorientamento!».

Un mese prima, il 6 febbraio, moriva Fr. Colussi. P. Franceschin, con l'amabile sorriso che gli era abituale, mi commentò: «Fortunato lui che si è già incontrato con il Padre. Quando sarà il nostro turno?».

Forse non prevedeva che il suo turno fosse così imminente, ma era preparato.

Da Bollettino n. 113, luglio 1976, pp. 69-72