In Pace Christi

Bellini Walter

Bellini Walter
Data di nascita : 16/11/1915
Luogo di nascita : Crema CR/I
Voti temporanei : 07/10/1936
Voti perpetui : 07/10/1941
Data ordinazione : 28/06/1942
Data decesso : 17/03/1984
Luogo decesso : Verona/I

Scrivo e sorrido, perché immagino che in questo momento padre Walter Bellini si trovi in paradiso a tenere allegra la Corte celeste. Non c'è confratello che sia stato con lui che non abbia qualche piacevole aneddoto da raccontare su questo Padre in cui ingenuità e semplicità si davano la mano. Quando poi voleva fare il furbo, riusciva a far ridere ancora di più. Qualcuno lo ha giudicato superficiale, qualche altro anche peggio; ma alla prova dei fatti padre Walter ha dimostrato quale fosse la sua vera tempra. A Verona, per esempio, durante la malattia che lo ha tenuto inchiodato su una sedia a rotelle per dieci anni, non ha mai perso il buon umore, anzi sapeva infonderlo negli altri tanto che era chiamato «il giullare del secondo piano». Sarebbe più giusto intitolare queste poche righe sul Padre «i fioretti di padre Walter». Chi riusciva a capirli, ci rideva; chi non li capiva, si arrabbiava. Ricordo un fatto. Una delle ultime volte che lo andai a trovare a Verona, stava leggendo un libro di metafisica in latino. «Che ti succede Walter? Per leggere una roba simile qualche altro dovrebbe essere condannato all'ergastolo con nient'altro tra le mani. Non hai proprio niente di meglio?». «Che dici! - rispose sgranando gli occhi - qui dentro ci sono cose bellissime ». Pensai che scherzasse, ma ora che vedo il giudizio di un suo educatore, mi convinco che parlava sul serio. Scrive infatti padre Raffaele Errico: «Ha belle doti di intelligenza speculativa, ma gli manca il senso pratico della vita». Questa frase ci fornisce la chiave per leggere l'esistenza di padre Walter. La terra gli andava stretta, egli navigava preferibilmente sulle nuvole dove si trovava a suo agio. Chi non ha avuto l'accortezza di impugnare questa chiave, si è lasciato andare a giudizi pesanti: «È senza giudizio e i confratelli lo prendono in giro per il suo modo di parlare e di fare... Sarà sempre un povero figliolo, sballottato qua e là .. . È di quelli che nessuno vuole avere .. . Non si può fidarsi a lasciargli responsabilità... Deve essere diretto e guidato altrimenti combina disastri ... ». Povero Walter, e poveri quelli che stavano con lui! Egli tuttavia non se la prendeva, non si ribellava, anzi accettava umilmente. Tuttalpiù si giustificava: «Che ci posso fare io se sono fatto così? Io mi sforzo, ma non ce la faccio! Avete un bel dire voi!». Qui mi viene in mente la storiella di quel frate poco osservante che venne a morire. Tutti i confratelli si diedero a lunghe preghiere e ad estenuanti penitenze per tirarlo fuori da chissà quale lungo purgatorio. Ma ecco che, ad un certo punto, il fraticello comparve davanti a quei santoni con volto sorridente e circonfuso di luce. «Smettete pure di macerarvi e di pregare per me, fratelli, perché io sono nella beatitudine del paradiso». «Come è possibile, questo» risposero gli altri quasi scandalizzati. «È vero che ero pieno di difetti, che non osservavo il sacro silenzio, che ero pigro e negligente, ma ho anche sempre sopportato pazientemente le vostre mormorazioni contro di me; per questo Dio mi ha premiato».

Un bicchiere di “strofanto”

Sacerdote da qualche anno, padre W alter si trovava a Verona addetto al ministero. Una sera padre Semini, gran mattacchione, chiede al novellino di sostituirlo per la messa in un istituto di suore. «Ti daranno un'ottima colazione, dopo». «Magari anche un bicchierino!». «Ah, per questo sono insuperabili. Anzi, se vuoi un consiglio chiedigli un bicchiere di strofanto. Ce n'hanno di ottimo». «Strofanto, ha detto? Aspetti che scrivo questo nome strano. Deve essere proprio una specialità». Al mattino, dopo la messa, quando la suora gli chiese se desiderasse qualcos'altro prima di andarsene, padre Walter disse: «So che avete dell'ottimo strofanto. Perché non ne offre un bicchiere?». «Strofanto? - ribatté la suora -. Ah sì, attenda un attimo». E andò di corsa dalla madre superiora per chiedere che cosa fosse quella roba. Ma neppure lei lo sapeva. Allora chiamò altre suore per avere qualche delucidazione sullo strofanto. «Un ricostituente per il cuore - disse finalmente l'infermiera - forse il Padre è debole di coronarie». Dopo un po', la superiora, la portinaia e l'infermiera erano di nuovo in foresteria. Quest'ultima teneva in mano una boccettina; la portinaia un bicchiere di acqua fresca. Padre Walter afferrò il bicchiere (nell'attesa si era un po' impazientito) e tracannò l'acqua. «Mi prendete anche in giro dopo avermi fatto attendere! Questa è acqua!». «Ma padre, lo strofanto è qui. Volevo solo chiedergli se ne voleva venti o dieci gocce». Questa storia fece il giro delle case, e padre Bellini se la portò dietro per molti anni.

I soldi della benzina

Sempre per stare in tono di «fioretti » ne ricordiamo uno che è capitato al Padre poco prima che fosse preso dalla paralisi progressiva. Siamo ancora a Verona, e ancora una volta padre Walter è incaricato del ministero. Dopo tante tribolazioni è riuscito ad avere una vecchia millecento tutta per sé. La macchina e Walter erano una sola cosa. Ma c'era il problema della benzina il cui prezzo continuava a lievitare. Alcuni parroci, dopo il servizio, allungavano al missionario “i soldi per la benzina”, altri facevano i tirchioni. «Li sveglio io, questi - disse un giorno padre Walter - aspetta che mi capitino sotto». Una sera andò per le confessioni in un grosso paese del veronese. Terminato il ministero, il monsignore strinse la mano al missionario in segno di saluto e lo congedò. Bellini non si mosse. Il monsignore, pensando che non avesse capito, gli disse che lo ringraziava e che poteva andare, essendo anche tardi «lo non posso andare» obiettò il Padre. «Forse non sta bene?». «No, no. Sto benissmo. Solo che se non ho i soldi per la benzina come faccio a tornare a casa?». «Io sono d'accordo con il suo superiore: soddisfo tutto alla fine» cercò di scusarsi il sacerdote. «Io non so i suoi accordi col superiore, fatto sta che senza benzina non si va a casa» . «Va bene, scusi - brontolò il monsignore tirando fuori diecimila lire - solo mi dispiace che a quest'ora i distributori sono tutti chiusi». «Non importa. Per questa sera ce n'è nel serbatoio. Me l'ha pagata il parroco dove sono stato ieri sera, questi servono per pagare quella di domani. Tanti saluti».

Porta solo tanta bontà

Padre Walter è nato a Cremona, nella parrocchia di Santa Maria della Pietà, il 16 novembre 1915. La sua era una famiglia povera in quanto il papà, muratore, aveva lavoro solo saltuariamente. Era unico maschio tra due sorelle. Dopo le elementari entrò nel seminario diocesano, ma alla fine della terza ginnasio manifestò il desiderio di farsi missionario comboniano. Il rettore, scrivendo ai superiori dell'istituto in data 25 febbraio 1932 dice: «Un nostro seminarista di terza ginnasiale sente il desiderio di consacrarsi alle Missioni Africane. Il buon figliolo ha circa 16 anni, è sano e robusto, possiede più che discrete capacità». Da Verona rispondono che prima termini la terza classe e poi si vedrà. Il 18 novembre di quello stesso 1932 il rettore precisa: «Il buon figliolo ha terminato l'anno scolastico ed è stato promosso alla quarta classe ginnasiale. Durante le vacanze è riuscito ad ottenere il consenso dei genitori poveri e disoccupati. Il carissimo giovane può portare con sé solo il corredo ma in compenso ha un immenso tesoro di bontà» . Il 21 settembre 1932 è Walter che si fa vivo con una scarna letterina: «Mi metto nelle sue mani di padre amoroso perché mi aiuti a diventare un apostolo della Nigrizia. Entrerò nell'istituto il 30 settembre. Partirò da Cremona col primo treno, cioè quello delle sette, per arrivare a Brescia alle otto. Desidero attuare tutta la buona volontà che il Signore mi ha elargito nella sua infinita misericordia ». Dopo il ginnasio, terminato nel nostro seminario di Brescia, entrò in noviziato a Venegono dove, il 7 ottobre 1936, emise i primi voti. Durante la teologia a Verona conseguì l'attestato di infermiere e di aiutante di sanità. Il 28 giugno 1942 divenne sacerdote a Verona dopo aver percorso il regolare curriculum degli studi. Dal '42 al '45 fu propagandista a Verona. In questo periodo dovette affrontare parecchi disagi causa la guerra. In un paesetto dell'alta Val d'Alpone (Vestenavecchia) dove si era recato per una giornata missionaria, per poco non fu messo al muro dai tedeschi che rastrellavano la zona in cerca di partigiani. Egli riuscì a svignarsela con uno stratagemma e «tenendo stretta la valigetta con i pochi soldi raccolti, partì di corsa tra boschi e valli fino a raggiungere Verona» (da «Vestenanova nell'uragano» di don Attilio Benetti). Dopo una tappa a Bologna «per studio» partì per il Sudan meridionale (febbraio 1946).

Come una via crucis

La vita missionaria di padre Walter fu una via crucis, sia nel senso che ebbe molto da soffrire per la salute, sia soprattutto perché passò da una stazione all'altra per via del suo temperamento. «Da un mese andavo sempre a sangue avendo una colite acuta. Dopo ripetuti esami si trovò l'anchilostoma - scrive da Tombora il 24 aprile 1963 -. Chiesi di andare a Juba, invece mi mandarono a Mupoi. Ma da qui mi si disse di andare a Yubu; alla fine monsignore mi ordinò di tornare a Tombora. Mentre ero a letto per la cura il padre Regionale mi mandò una lettera urgente dicendomi di non parlare più né di medico, né di cure. Mi si mise al bivio: o io mi dichiaravo guarito per sempre, o altrimenti, me ne andassi subito in Italia. Ora, essendo sotto cura, non potevo dichiararmi guarito, perciò non mi resta che tornare in Italia». Nelle vacanze del 1958 padre Walter era stato propagandista a Sulmona per nove mesi. In quelle del '63 andò a Crema. Ma ben presto la voce della missione si fece insistente. «Cambio continente, vediamo se va meglio». Nel dicembre del 1964 partì per il Brasile: Agua Doce, Nova Venecia, Ibiraçu. Fino al 1970. «Non ce la faceva proprio - dice un confratello. - Lo ricordo con l'immancabile coperta attorno alla pancia nonostante il caldo bestiale. Il suo vecchio male lo perseguitava anche in Brasile». Dal '70 al '72 fu a Verona come propagandista. Andava volentieri a fare ministero e ce la metteva tutta per riuscire. I parroci, che ormai lo conoscevano, gli volevano bene ed erano premurosi nel preparargli la dieta giusta «con tutte quelle brutte malattie africane e brasiliane che aveva in pancia». «Verona 12 ottobre 1971. Trovandomi in Italia da due anni, ed essendomi rimesso in salute, chiedo di tornare in missione. I posti in cui andare non dipendono da me. Lascio a lei piena libertà in proposito». «Dato che conosce bene il portoghese, le suggerisco il Mozambico». A Mitibane, in Mozambico, padre Bellini fu coadiutore. Disse che lì fu morsicato da un serpente. Ciò sarebbe stata, in seguito, la causa del suo male. Nel 1974 era di nuovo a Verona. Ancora ministero e, nei tempi liberi, in ufficio nigrizia a riempire buste e a tenere allegri i compagni di lavoro. Poi, quasi improvvisamente, il crollo. Da un giorno all'altro lo si vide barcollare. Inizialmente si pensava che fosse una delle sue nuove trovate. Invece cominciò a cadere. Una paralisi progressiva, ma a decorso veloce lo costrinse ben presto all'immobilità. Non perse l'uso della testa e nemmeno l'allegria che lo aveva sempre caratterizzato. Di tanto in tanto domandava se la sua auto era ancora efficiente, se qualcuno la usava per tenerla in forma perché era sicuro che l'avrebbe ancora adoperata. Ultimamente infatti aveva fatto dei progressi. Riusciva a camminare aiutandosi con una specie di carrello. E come ce la metteva per riattivare i muscoli! L'esercizio gli servì per camminare più spedito verso la porta del paradiso. Un attacco di influenza ai primi di marzo si trasformò in bronchite degenerata poi in polmonite con blocco renale. Padre Walter venne ricoverato all'ospedale di Negrar (VR) dove vi rimase fino al 17 marzo 1984, giorno della sua morte. Con lui venne meno una fonte inesauribile di ottimismo e di buon umore al quale i confratelli del secondo piano attingevano abbondantemente. Tutti sono d'accordo nell'affermare che questo fu l'apostolato più bello di padre Walter e sul quale nessuno ebbe da ridire.            P. Lorenzo Gaiga

Da Mccj Bulletin n. 141, aprile 1984, pp.74-78