In Pace Christi

P. Hirner ha raggiunto l'età di quasi 86 anni, ma non è stato tanto facile scoprire molti dettagli della sua vita! A parte qualche lettera, non si trova quasi niente nella sua cartella personale. Con la sua attività in diversi paesi avrà raccolto certamente molte esperienze, ma purtroppo non ha lasciato nessun appunto.

P. Alois Hirner nacque il 15 giugno 1912 a Oberbettringen, vicino a Schwäbish Gmünd, nella diocesi di Rottenburg-Stuttgart, Germania.

Preparazione al sacerdozio

A 18 anni entrò nel postulato dei Missionari Figli del Sacro Cuore di Gesù - il nome del ramo tedesco dei Missionari Comboniani fin dalla separazione di pochi anni prima (1923). Erano anni di vita molto austera, di un'educazione molto rigorosa, ma vissuti senza grandi problemi. Nel frattempo la situazione politica in Germania andava cambiando rapidamente, con l'arrivo al potere di Hitler nel 1933.

Ma a Milland-Brixen, nel Alto Adige, Alois poté continuare il suo curricolo di formazione sacerdotale senza troppi disturbi da fattori esterni. Infatti, terminò il noviziato nel 1933, e dopo la Prima Professione si dedicò allo studio di Filosofia e Teologia. Il giorno di Natale, 25 dicembre 1936, si consacrò per sempre a Dio per le missioni, e il 29 giugno 1937 ricevette l'ordinazione sacerdotale alle mani del vescovo-principe Mons. Dr. Johann Geisler, nella cattedrale di Brixen. Poi si mise a studiare per un altro anno, come facevano tutti i sacerdoti novelli allora.

Tempo di guerra

Dopo un breve periodo di esperienza pastorale a Milland, fu destinato in Germania, e nel 1941 fu arruolato nell'esercito come infermiere. Si era in piena guerra (scoppiata nel 1939), e doveva durare fino al 1945. P. Hirner si trovò prigioniero di guerra fino al mese di agosto. Dopo la sua liberazione prosegui per la Casa madre di Ellwangen-Josefstal. Qui fu padre spirituale per due anni, continuando per altri due anni a Mellatz.

Missione in Perù e ritorno in Germania

Nel 1949 poté finalmente partire per la missione, destinato in Perù. Svolse un bel lavoro pastorale e missionario a Llata, Huanuco, Panao, Callao e Lima, fino al 1954. Ma la sua salute aveva sofferto durante gli anni di guerra, e fu costretto a tornare in patria.

Arrivato in Germania, si dedicò al lavoro pastorale. Nel 1955, prese l'incarico di parroco di Löffelstelzen, servendo la parrocchia dalla vicina comunità di Bad Mergentheim.

Intervallo in Spagna e Perù

Nel 1960 i superiori lo mandarono in Spagna, dove rimase sette anni a Palencia: fino al 1964 come superiore della nuova comunità, e poi fino al 1967 come economo locale.

Nel 1967, all'età di 55 anni, tentò di nuovo la via del Perù. Ma ormai soffriva molto dell'asma cronica che aveva stroncata la prima esperienza missionaria, e anche questa volta si rese conto dopo appena un anno che non era possibile lavorare alle quote alte delle missioni peruviane.

Sotto il segno dell'infermità

Dal 1968 al 1973 fece parte della comunità di Mellatz, poi per dieci anni fu cappellano in una casa per anziani della Caritas a Plattenhard, vicino a Stuttgart. Il clima gli rese la vita molto più facile, ma qualche volta aveva la "mano pesante" con i vecchi infermi. Nel 1983 fu destinato alla comunità di Neumarkt dove visse come "pensionato" fino al 1990, quando i superiori lo invitarono a trasferirsi a Josefstal vicino ad Ellwangen, dove c'era una casa di accoglienza per confratelli anziani, e quindi poteva essere meglio curato.

Nel 1997 celebrò il 60° di ordinazione sacerdotale, pieno di gioia e di riconoscenza.

Profilo

Trent'anni di malattia, portata con pazienza. Coloro che lo conoscevano lo ricordano come serio, ma amabile e buono, e anche di buon umore. Era sempre fedele alle pratiche comunitarie. Quando la salute glielo permetteva, cercava di rendersi utile con piccoli servizi alla comunità.

In Spagna, erano anni di intenso lavoro e responsabilità. Erano gli anni della fondazione delle case di Saldaña e Palencia, dove furono formati i primi novizi e scolastici del ramo "M" dei comboniani. Erano anche gli anni dei primi contatti tra i MFSC e gli FSCJ, che avrebbero portato i due Istituti verso il momento della riunione del 1979. Molti ricordano P. Hirner con la tuta di lavoro, al mattino presto nella casa che si stava costruendo;, e poi nella vecchia casa colonica, assieme ai fratelli che lavoravano i 30 ettari che erano il sostegno delle nuove fondazioni.

P. Hirner era uno svevo purosangue, e parlava il suo dialetto con un forte accento. Raccontando così gli aneddoti dei suoi anni in Perù e in Spagna, faceva ridere di gusto i confratelli. Anche lui rideva, ma spesso l'asma tramutava il riso in una smorfia di dolore. Così anche la storia della sua infermità era spesso tema delle sue conversazioni. Qualche volta lasciò sorpreso chi lo ascoltava: aveva calcolato le migliaia e migliaia di pillole, capsule e compresse che aveva preso durante la lunga vita! Non è sorprendente che alla fine aveva la sua opinione personale su quale medicina gli faceva bene, e cercava i medici che erano d'accordo con le sue convinzioni. Spesso doveva essere ricoverato in ospedale, e le esperienze della degenza apparvero nelle conversazioni seguenti! Il suo tratto diretto e sincero, che non mancava di parole pungenti, poteva anche ferire chi non capiva il suo senso di umorismo.

Data la sua infermità, per gran parte della sua vita non poteva impegnarsi pienamente nel lavoro. Ma sapeva vivere con la malattia, e chi l'aveva visto negli anni 60 si meravigliava di vederlo ancora vivo negli anni 90! Tante volte, quando gli attacchi di asma diventavano soffocanti, sembrava proprio sull'orlo della tomba. Si rendeva conto di questo, come dimostra una lettera scritta dal Provinciale P. Gerna, dopo che i medici avevano gettato la spugna per l'ennesima volta:

"L'ospedale L'ha lasciato libero di nuovo. Quando ci siamo incontrati l'ultima volta, il tema della conversazione era quasi unicamente la morte. Io sono rimasto sorpreso, ed anche edificato, vedendo con quale serenità, chiarezza e decisione Lei ha parlato di morire. E devo dire apertamente che lo considero una cosa straordinaria se possiamo prepararci così serenamente per la dipartita, e rallegrarci davvero per la venuta del Signore. Prego perché mantenga anche nel futuro questa serenità e decisione di aspettare il Signore finché venga."

Così P. Hirner ha accolto la morte come gioioso incontro con il Signore. Siamo sicuri che abbia ricevuto in dono una vita piena di gloria, alla presenza di Dio per sempre.

Da Mccj Bulletin n. 200, luglio 1998, pp. 90-92

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Fr. Hirner reached the age of almost 86, but it has still been quite difficult to put together some details of his life! Apart from a few letters, there is very little in his personal file. Having worked in a number of countries, he will have had plenty of experiences, but unfortunately never wrote anything down.

Alois Hirner was born on 15 June 1912 a Oberbettringen, near Schwäbish Gmünd, in the diocese of Rottenburg-Stuttgart, Germany.

Preparation for the priesthood

At 18 he entered the postulancy of the Missionary Sons of the Sacred Heart - the name of the "German branch" of the Comboni Missionaries following the separation of a few years earlier, in 1923. They were years of spartan living, of a very rigorous education, all lived without complexes. In the meantime, the political situation was changing quickly, especially after Hitler came to power in 1933.

But at Milland-Brixen, in Alto Adige, he was able to continue his priestly formation without much disturbance from external factors. He finished his novitiate there in 1933, and following his First Profession, threw himself into the study of Philosophy and Theology. On Christmas Day 1936, he consecrated himself to God forever as a missionary, and on 29 June 1937 he was ordained by the prince-bishop Dr. Johann Geisler, in Brixen cathedral. After this he continued his studies for a further year, as most new priests did at the time.

War years

After a short pastoral experience at Milland, he was sent back to Germany, and in 1941 was called up, and made an army nurse. War was raging, having broken our in September 1939, and when it came to an end in 1945, Fr. Hirner was a prisoner of war until the month of August. After his release he made his way to the Mother House at Ellwangen-Josefstal. He was spiritual director there for two years, then went to do the same thing in Mellatz for a further two years.

Mission in Peru and return to Germany

In 1949 he was finally able to leave for the missions, and was sent to Peru. He did good pastoral and missionary work at Llata, Huanuco, Panao, Callao and Lima, up to 1954. But his health had been undermined during the war years, and he was forced to return home.

On his arrival in Germany, he took up pastoral work again. In 1955, he took on the responsibility of PP of Löffelstelzen, serving the parish from the nearby community of Bad Mergentheim.

Some years in Spain and Peru

In 1960 the Superiors sent him to Spain, where he spent almost 7 years in Palencia: he was superior of the new community up to 1964, then stayed on as local bursar.

In 1967, at the age of 55, he tried once more in Peru. But by now he was suffering from chronic asthma, which had already put paid to his first missionary experience, and after barely a year he realised that he could not function at the high altitudes of our Peruvian missions.

Marked by illness

From 1968 to 1973 he was a member of the community of Mellatz, then for ten years was Chaplain in an old folks' home old run by Caritas at Plattenhard, near Stuttgart. The climate made life a lot easier for him, but at times he was rather severe with the old people. In 1983 he was assigned to the community at Neumarkt, and lived there "in retirement" until 1990, when the superiors advised him to move to Josefstal near Ellwangen, where there was a house for elderly confreres, and he could be given much better medical attention.

In 1997 he celebrated his 60th anniversary of priesthood, full of joy and gratitude.

Profile

Thirty years of illness, patiently endured. Those who knew him remember him as rather reserved, but pleasant, kind and good-humoured. He was always faithful to community prayers. When his health allowed, he tried to make himself useful through small services to the community.

In Spain he worked hard, in posts of responsibility. They were the years of the foundation of our houses at Saldaña and Palencia, where the first novices and scholastics of the "M" branch of the Combonis were formed. They were also the years of closer contacts between the MFSC and the FSCJ Institutes, which grew into the movement towards the reunion of 1979. Many remember Fr. Hirner in his overalls, at work early in whatever house was being built at the time, and then later on in the old house along with the Brothers working the 30-hectare farm that was the support of the recently-founded houses.

Fr. Hirner was a pure Swabian, and spoke his dialect with a strong accent. Telling stories of his  years in Peru and Spain  with easy humour, he would keep his confreres "in stitches". He laughed with them, but the asthma would often bring on choking and pain. But his illness was often the subject of his humorous conversations, too. Sometimes he amazed his listeners: he had calculated the thousands of pills, capsules and tablets he had swallowed in the course of his long life! It is not surprising that, in the end, he had a very personal opinion regarding which medicines did him good, and looked for doctors who went along with his convictions. He often had to be rushed to hospital, and his experiences during his stay would turn up in subsequent conversations! His direct and sincere way of dealing with people often contained some barbed words, and sometimes wounded those who did not realise that they were part of his humour, and not intended as an offence.

Because of his illness, for most of his life he was unable to work flat out. But he managed to live with his infirmity, and people who knew him during the 1960s were amazed to see him still hanging on during the '90s! Very often, during severe attacks of asthma, he seemed to be at death's door. He was quite aware of this, as a letter from Fr Gerna, a recent Provincial, shows (after the doctors had thrown in the towel for the umpteenth time):

"The hospital has set you free once again. When I last saw you, the topic of conversation was almost entirely death. I was surprised, and edified too, seeing how you talked about dying with such serenity, clarity and decision. And I must confess that I think it is extraordinary that we can prepare for our departure with such serenity, and really rejoice at the coming of the Lord. I pray that you may maintain this serenity and determination in the future, as you wait for the Lord until He comes."

And that is how Fr. Hirner met death - as a joyful meeting with the Lord. We feel sure he has received the gift of a life of glory, in the presence of God for ever.

P. Hirner Alois (15.06.1912 – 12.01.1998)

  P. Hirner ist 86 Jahre alt geworden. Es ist schwierig gewesen, Einzelheiten aus seinem Leben zu erfahren. Außer einigen Briefen finden sich kaum Dokumente in seiner persönlichen Kartei. Er hat sicher bei seiner Arbeit in verschiedenen Ländern vieles erlebt, aber er hat leider keine Aufzeichnungen hinterlassen. P. Alois ist am 15. Juni 1912 in Oberbettringen, nahe Schwäbisch Gmünd, in der Diözese Rottenburg-Stuttgart geboren.

  Vorbereitung auf das Priestertum: Im Alter von 18 Jahren begann er am 28. Juni 1930 in Milland das Postulat und am 9. September 1931 das Noviziat. Das Leben war damals sehr hart, die Erziehung streng, aber alles verlief ohne größere Probleme. Die Machtübernahme Hitlers 1933 in Deutschland brachte große politische Änderungen mit sich. In Milland/Brixen konnte Alois seine Ausbildung zum Priestertum jedoch ohne größere, äußere Störungen fortsetzen. Am 9. September 1933 beendete er das Noviziat mit den ersten zeitlichen Gelübden. Dann besuchte er am Priesterseminar von Brixen die Vorlesungen in Philosophie und Theologie. Am Weihnachtstag 1936 weihte er sich endgültig durch die Ablegung der ewigen Gelübde Gott und der Mission. Bischof Dr. Johannes Geisler weihte ihn im Dom von Brixen am 29. Juni 1937 zum Priester.

  Sanitätsdienst im Zweiten Weltkrieg: Nach einem kurzen Einsatz in der Seelsorge in den Pfarreien der Diözese Brixen wurde er nach Josefstal versetzt. 1941 erreichte ihn der Einberufungsbefehl zum Militärdienst als Sanitäter. P. Alois machte den ganzen Krieg mit und geriet gegen Kriegsende in Gefangenschaft. Ende August 1945 wurde er entlassen und konnte endlich nach Josefstal zurückkehren. Zwei Jahre lang versah er den Dienst als Spiritual in der Hausgemeinschaft Josefstal und zwei weitere Jahre in Mellatz.

   Ausreise nach Peru und Rückkehr nach Deutschland: 1949 konnte er endlich in die Mission ausreisen und zwar nach Peru. Er arbeitete erfolgreich in Llata, Huanuco, Panao, Callao und Lima bis 1954. Seine durch den Kriegsdienst angeschlagene Gesundheit zwang ihn jedoch, nach Deutschland zurückzukehren. Bald nahm er dort die Seelsorgsarbeit wieder auf. 1955 übernahm er die Pfarrstelle von Löffelstelzen, wohnte aber in der Hausgemeinschaft von Bad Mergentheim.

  Einsatz in Spanien und zweite Ausreise nach Peru: 1960 wurde er nach Spanien versetzt und zum Hausobern von Palencia ernannt. 1964 wurde ihm die Hausverwaltung der Gemeinschaft anvertraut. Im Alter von 55 Jahren reiste er 1967 wieder in die Mission von Peru aus. Aber schon bald stellte sich wieder das chronische Asthmaleiden ein, das schon seinen ersten Missionseinsatz zu einem abrupten Ende gebracht hatte. Bald sah er ein, dass er auf den Andenhöhen nicht arbeiten konnte.

  Sein Leidensweg: Von 1968 bis 1973 gehörte er zur Hausgemeinschaft von Mellatz. Anschließend übernahm er die Kaplanstelle in einem Altersheim von  Plattenhard, nahe Stuttgart. Zehn Jahre lang versah er diesen Dienst. Jedoch das Klima setzte ihm immer mehr zu und beeinflusste in negativer Weise seine Beziehungen zu den alten Menschen. 1983 wurde er in die Hausgemeinschaft von Neumarkt versetzt, wo er bis 1990 als “Pensionist” lebte. Dann luden ihn die Oberen ein, nach Ellwangen umzuziehen und sich der Gruppe der Senioren anzuschließen. 1997 feierte er voll Freude und Dankbarkeit sein 60jähriges Priesterjubiläum.

   Seine Persönlichkeit: Dreißig Jahre lang war er kränklich, trug aber sein „Schicksal“ mit großer Geduld. Er war als ernsthafter Mensch bekannt, war aber gleichzeitig auch liebenswürdig, gut und humorvoll. Er lebte gewissenhaft nach dem täglichen Stundenplan. Soweit es ihm sein Gesundheitszustand ermöglichte, verrichtete er gerne kleine Dienste im Haus. In Spanien gab es damals sehr viel zu tun. Es war die Zeit der Gründung der Niederlassungen von Saldaña und Palencia. Das Haus von Palencia beherbergte das Noviziat und Scholastikat der MFSC. Es kam zu den ersten Kontakten zwischen den MFSC und FSCJ, die schließlich zur Wiedervereinigung der beiden Kongregationen 1979 führten. Viele erinnern sich an P. Hirner wie er in der Arbeitskleidung am frühen Morgen die Baustelle besichtigte. Untertags hielt er sich im alten Haus auf, wo auch die Brüder wohnten, die das 30 Hektar große Landgut bearbeiteten und zum Unterhalt der beiden Niederlassungen beitrugen.

  P. Hirner war ein waschechter Schwabe und hat seinen starken schwäbischen Akzent immer beibehalten. Er konnte sehr humorvoll von seinen Erlebnissen in Peru und Spanien erzählen. Dabei konnte er auch selber herzlich mitlachen. Auch seine Krankheit war oft Thema seiner Erzählungen. Er habe im seinem langen Leben tausende und abertausende Pillen, Kapseln und Tabletten eingenommen. So war es nicht zu verwundern, dass er sich seine persönlichen Ansichten über die Medizinen zurechtgelegt hatte. Er wusste, welche ihm gut taten und welche nicht. Er suchte sich jene Ärzte aus, die mit ihm einer Meinung waren. Oft musste er ins Krankenhaus eingeliefert werden und die Erfahrungen während seiner Genesung bereicherten dann seine Kommentare. Mit seiner direkten Art sich auszudrücken, konnte er auch anecken und verletzen, aber nur jene, die seinen Sinn für Humor nicht kannten.

  Seine Krankheit erlaubte es ihm nicht, sich im Leben der Kongregation einzubringen wie er es sich gewünscht hätte. Aber er kam mit seiner Krankheit zurecht. Wer ihn in den sechziger Jahren gekannt hatte, wunderte sich, ihn in den neunziger Jahren noch unter den Lebenden zu finden. Oft schien sein Ende gekommen zu sein. Er war sich dessen wohl bewusst, wie aus einem Brief des Provinzoberen P. Josef Gerner hervorgeht, nachdem P. Alois von den Ärzten wieder einmal aufgegeben worden war:

  "Du hast das Krankenhaus wieder verlassen. Bei unserer letzten Begegnung war der Tod unser Hauptthema. Ich war überrascht, aber auch erbaut von der Gelassenheit, Klarheit und Überzeugung mit der Du über das Sterben gesprochen hast. Ich finde das großartig, wenn wir uns so offen und gelassen über unseren Tod unterhalten und uns über die Ankunft des Herrn freuen können. Ich bitte den Herrn, dass Du weiterhin mit dieser Gelassenheit und Offenheit die Ankunft des Herrn erwarten kannst“.

  P. Hirner hat seinen Tod am 12. Januar 1998 als frohe Begegnung mit dem Herrn erwartet. Er wird ihm die Fülle des Lebens geschenkt haben. R.I.P.