In Pace Christi

Il funerale di fr. Gelli, in Casa Madre mercoledì 1 febbraio, è stato una sorpresa per tutti. Quasi nessuno dei presenti, infatti, conosceva la vera identità di questo missionario silenzioso, riservato, dedito alla preghiera come un contemplativo, assolutamente schivo nel parlare di sé e dal comportamento di un vero gentiluomo d'altri tempi. Il suo silenzio, anche sulla sua vita (che tuttavia manifestò ai suoi formatori in noviziato, costituiva una scelta.

Era anziano, e nessuno l'aveva incontrato nella vita di missione. Da dove veniva? Qual era la sua storia?

Secondo di quattro fratelli, tre maschi e una femmina, Gaetano nacque a Firenze il 21 agosto 1911 da Pietro e Angiolina Donatini. Fu cresciuto con principi profondamente cristiani e con una rettitudine morale ineccepibile. Basti pensare che il padre era amministratore di alcune famiglie nobili fiorentine, mentre la mamma proveniva da una famiglia da dove erano usciti due sacerdoti. Al temperamento mite del papà, si opponeva quello della mamma, donna decisa ed energica nel governare la famiglia.

Maestro elementare

Frequentatore fin dalle medie di Palazzo Pucci, sede dell'Azione Cattolica, dove sembrava che ci stesse di casa, Gaetano divenne ben presto socio di quella gloriosa Associazione Italia Nuova fondata da p. Giovanozzi e dal giovanissimo don Facibeni.

Gaetano conseguì il diploma di insegnante elementare nell'anno 1930, a 19 anni, presso l'Istituto Gino Capponi di Firenze.

Negli anni 1932-1933 frequentò il corso per allievi ufficiali di complemento, classificandosi 129 su 620 allievi.

Dopo un periodo di insegnamento, venne richiamato in occasione della guerra coloniale nell'Africa Orientale (14 febbraio 1935 - 15 ottobre 1936). Collocato in congedo, venne nominato tenente con decorrenza 1 luglio 1937.

Sposo e poeta

Agli inizi del 1937 si sposò con Rita Guerra, anch'essa insegnante elementare, con esperienza di insegnamento nelle colonie italiane in Africa. Il matrimonio ebbe luogo nella parrocchia di S. Ambrogio di Firenze.

Dopo due gravidanze sfociate in altrettanti aborti (1938 e 1939) finalmente l'11 agosto 1941 venne alla luce Carluccio che, peraltro, morirà subito dopo il parto essendo stato particolarmente travagliato e privo delle dovute assistenze (si era in piena guerra).

Queste morti incisero molto sull'animo sensibile di Gaetano. E divenne poeta. Poeta credente, dall'anima dolce, tenera, profondamente sincera. Un cuore gentile e delicato.

In un libretto di poesie "Il sentiero delle stelle", stampato nel 1948 e della cui esistenza ci si accorse solo dopo la sua morte, si leggono delle espressioni commoventi, quelle che avrebbe voluto vivere con i suoi figli e con la moglie. Sono poesie di tristezza e di fede...

Sola, seduta all'ombra,

la mamma ha un fantolino

in collo: è il suo bambino,

è il cuore del suo cuore.

 

Lo dondola, s'incanta,

gli ride faccia a faccia,

lo stringe fra le braccia,

il tenero tesor.

 

Lo chiama nome a nome,

gli dice mille cose,

lo bacia sulle rose

del volto tutto amor.

 

E quando l'addormenta

sul letto dei ginocchi,

le balzano negli occhi

umidi lampi d'oro.

 

E in un'altra intitolata "Il morticino" dice:

 

Dorme? No, sogna: e il labbro

ch'è di cera

piega al sorriso il bimbo morticino.

Di fiori intorno a lui la primavera

una corona cinge: è il suo giardino.

 

Bianca è la bara: ma la notte

nera,

e due fiammelle oscillano vicino.

L'angelo viene adagio, e per la mano

lo porterà con l'ali sue lontano.

 

Si potrebbero citarne altre, a decine, tutte impregnate di fede e di speranza cristiana, anche nel dolore.

Nella presentazione del libretto, Gaetano ha scritto: "Il lettore troverà spesso che il pensiero della morte è motivo d'ispirazione. Non è pessimismo, questo, ché, tutt'altro, la vita è dono di Dio ed un gran debito alla sua bontà creatrice. La realtà della morte domina il tenue filo dell'esistenza terrena... ma che la fede riallaccia al principio di un'eterna risurrezione".

Cancelliere in tribunale

Nel periodo tra la guerra coloniale e la seconda guerra mondiale, Gaetano passò dall'ambiente scolastico a quello del Tribunale, come cancelliere.

Scoppiata la seconda guerra mondiale, venne richiamato sotto le armi. Era il 1941. Dopo aver prestato servizio al deposito dell'84 fanteria, nel 1942 venne assegnato al tribunale militare di Bologna e poi a quello di Lubiana, in Slovenia, dove prestò servizio fino al 1943 col grado di capitano.

Qui successe un episodio che sconvolse il nostro Gaetano e che gli fece aborrire la vita militare.

Gli ufficiali stavano pranzando quando furono avvertiti che era stato catturato un partigiano. "Fucilatelo", fu la risposta. "E così - concluse Gaetano - senza processo, senza consultare nessuno, mangiando e bevendo, si mandò a morte un uomo".

Quando le cose precipitarono, Gaetano riuscì a sottrarsi alla cattura e tornare fortunosamente a Firenze. Qui si presentò al Centro Presentazioni e Recuperi. Ebbe il congedo nel 1944. Nel periodo intercorrente tra il ritorno a casa e la presentazione alle autorità militari, partecipò alla lotta clandestina, prima come propagandista, poi quale aggregato al Comitato Toscano di Liberazione Nazionale effettuando operazioni di collegamento tra le zone liberate e quelle ancora occupate.

Un giornale per i giovani

Gaetano si rese conto che la guerra aveva minato tanti valori, specie nella gioventù. Bisognava correre ai ripari. Così, nel periodo che precedette la liberazione di Firenze, e subito dopo, partecipò con altri giovani cattolici impegnati alla redazione di un periodico chiamato "Giovani", sorto con il benestare della Curia, ove svolse l'incarico di redattore capo e dove pubblicava apprezzati articoli di commento a fatti politici in vista del nuovo ordine che si stava formando in Italia, ormai avviata alla fine del secondo conflitto mondiale. Un testimone annota: "Gaetano era il più equilibrato e preparato".

Nella sua veste di commentatore politico, cercava di "svegliare" i cattolici e di indirizzarli a un impegno nel sociale. In questo andava perfettamente d'accordo con Giorgio La Pira di cui era amico.

Perso l'appoggio dell'autorità ecclesiastica, il periodico cessò nel 1945.

Intanto Gaetano era ritornato al suo lavoro presso il Tribunale di Firenze ricevendo parecchie attestazioni di stima e di encomio per la sua onestà, capacità e senso di responsabilità.

Apostolato dei laici

Maturato il diritto alla pensione, Gaetano - insieme alla moglie Rita - frequentò lo Studio Teologico per Laici. Al termine del corso triennale, venne iscritto nell'albo diocesano degli insegnanti di religione e quindi svolse un periodo di insegnamento presso le scuole secondarie.

Nel 1969, sempre insieme alla moglie, strinse rapporti con don Luciano Genovese, un giovane sacerdote al quale era stato dato l'incarico di far sorgere una nuova parrocchia nel quartiere di Coverciano, dove abitava Gaetano, quartiere, allora, in fase di espansione.

Il contributo di idee e di operosità fornito dai coniugi Gelli fu determinante per la nascita della parrocchia. Le conoscenze di Gaetano tra i responsabili delle strutture pubbliche, anche se di diversa colorazione politica, consentì l'ottenimento del terreno, coinvolse tante persone nell'esecuzione del lavoro, compresi molti giovani per cui, con la chiesa di mattoni dedicata a Santa Caterina da Siena, si formò anche quella di uomini.

"Raccolse spiritualmente una popolazione di 10.000 persone venute da ogni parte d'Italia in quel nuovo insediamento cittadino", ha scritto il settimanale "Toscana Oggi".

Ad un certo punto Gaetano divenne animatore anche di iniziative missionarie e di impegno cristiano. Martellante fu la sua opera contro il divorzio e l'aborto.

Fedele ai suoi principi di coscienza, non esitò a restituire la tessera della Democrazia Cristiana non tollerando che trovassero spazio su un periodico di area democristiana critiche alle dichiarazioni dei vescovi riguardo al divorzio.

Da buon fiorentino senza peli sulla lingua, scrisse a varie riviste laiche contestando certe affermazioni poco ortodosse, e non risparmiò neppure deputati e senatori richiamandoli ai valori umani e cristiani, e alle loro responsabilità. Insomma voleva stare sempre in prima linea.

Dopo aver contribuito alla fondazione della "Radio Alternativa Fiorentina" diventando socio fondatore della "Cooperativa Firenze 2.000" insieme a don Aldo Bertini, vi collaborò con interventi incisivi, efficaci e sempre con stile giovanile. Abituato a vivere con i giovani, Gaetano rimase sempre giovane nel cuore e negli ideali.

Tra i suoi hobbies c'era quello di collezionare immaginette antiche. Ne raccolse più di 4.000 mediante un'inserzione di 6 righe su Famiglia Cristiana del numero 49 del 1881, che vennero esposte presso il Centro di cultura "Lo Sprone" in una mostra dal titolo "La religiosità popolare nei santini d'epoca". L'iniziativa ha sollecitato le reti televisive nazionali e i quotidiani. E Famiglia Cristiana gli ha dedicato quattro pagine.

La vocazione

Dopo una straziante malattia (carcinoma osseo), il 15 novembre 1980, la moglie Rita lasciò questa terra e il suo caro Gaetano che le fu infermiere instancabile e affettuoso. Aveva 80 anni. Le offerte in occasione del funerale furono devolute alle missioni.

E una domanda cominciò a martellare Gaetano: "Ho forse sbagliato strada nella vita visto che la mia famiglia si è dissolta nel nulla terreno?".

Il Signore rispose facendolo entrare in contatto con i missionari comboniani di Firenze che avevano da ristrutturare la casa e perciò avevano bisogno di aiuti e di permessi da parte delle autorità. Nessuno come il signor Gelli poteva dar loro una mano. E gliela diede con quell'entusiasmo che gli era connaturale.

Frequentando la sede dei missionari si accorse che nel suo cuore c'era un germe di vocazione che le circostanze della vita non gli avevano mai permesso di sviluppare.

Con i comboniani si trovò a suo agio. "Sentivo una pace nel cuore che mi assicurava essere proprio quello il mio posto". Lavorò come volontario per lungo tempo e poi chiese di poter diventare membro effettivo.

"Mi rendo conto che, data la mia età, per voi questa mia richiesta costituisce un problema serio anche di ordine giuridico", scrisse.

La comunità di Firenze, che amava Gaetano e lo considerava come uno di famiglia (gli avevano affidato l'amministrazione e una stanza all'interno dell'istituto fin dal 1981) diede parere positivo. "Si è rivelato uomo di profondo spirito di fede, particolarmente attivo e servizievole, con carattere vivace, mite e socievole, fedele alla preghiera e ai suoi impegni quotidiani per la comunità. Ha grande esperienza della famiglia, della vita e del lavoro. Di animo sensibile e delicato, merita attenzione e comprensione. Come aiutante economo è stato preziosissimo ed è degno di ogni fiducia. Perciò noi della comunità di Firenze siamo favorevoli alla sua domanda di far parte della famiglia comboniana. Firenze 28 marzo 1985".

Novizio

L'attesa e le incertezze da parte dell'Istituto furono lunghe: "Fiorentinaccio qual sono nutro fiducia... direbbe un sottile diplomatico, ma siccome io sono uno sfacciato, ripeto a gran voce che non mi va mica di stare sull'albero a cantare senza guadagnarmi il pane spirituale di una utile convivenza nella comunità comboniana. Le dissi e le scrissi che la mia situazione esistenziale ha grossi problemi organizzativi da risolvere. Ho una casa da smontare e da vendere. Cosa che non posso fare senza conoscere se sarò accettato o no... Allora mi telefoni, mi scriva, faccia quello che vuole, ma sappia che attendo con viva speranza la definitiva risposta alla mia domanda di arruolamento. Tra le mie carte ho trovato una lettera che mi scrisse La Pira nel lontano 1932. Alla fine mi dice: 'Ardisci ogni cosa per il nome santo di Gesù'".

Mite ed energico, forte e soave, disposto a dare tutti i suoi averi all'Istituto per possedere la perla preziosa, la vocazione missionaria, Gelli insisteva, voleva una risposta.

Il p. generale gli concesse di fare il noviziato nella stessa casa di Firenze, e l'8 giugno 1985 emise la prima professione temporanea.

Dobbiamo dire che il noviziato, con le sue regole minuziose ed <%2>esigenti, fu particolarmente duro per un tipo come Gaetano, ma ormai aveva preso la decisione e niente e nessuno poteva fermarlo.

Due anni dopo fr. Gaetano scrisse: "Chiedo di pronunciare i Voti perpetui. Chiedo che mi veniate incontro in questa richiesta eccezionale a causa della mia avanzata età e a causa della improvvisa precarietà della salute. Spero e desidero servire la famiglia comboniana con la preghiera e con il sacrificio".

"In questi due anni di Voti temporanei - scrisse il superiore della comunità di Firenze - ha manifestato le sue costanti caratteristiche di spirito di fede e di preghiera, di mitezza e servizio, socievolezza vivace e discreta. Sa vivere la fraternità con animo buono, con calma e unione alle persone. E' un buon 'nonno' tra i postulanti".

Agli inizi di ottobre dell'86 la sua salute crollò improvvisamente e il suo servizio alla comunità fu notevolmente diminuito. Ma la sua presenza era ugualmente positiva per la riservatezza, pazienza e preghiera con cui viveva la sua giornata e per l'impegno nella corrispondenza ai benefattori.

Missionario comboniano

"Dopo aver esaminata la tua domanda ai Voti perpetui, con pieno consenso degli Assistenti generali, ti ammetto ai Voti perpetui - gli rispose il p. generale. E poi aggiunse: - Le vie del Signore sono misteriose e sempre guidate dal suo amore. Il Signore ti ha portato dai missionari comboniani attraverso la lunga esperienza nella famiglia. Con riconoscenza accettiamo questa strada misteriosa. La vocazione missionaria si concretizza particolarmente nell'accettazione della volontà divina. La tua vocazione non si realizza attraverso grandi viaggi, come è il caso di tanti confratelli. E' piuttosto legata all'essenziale, cioè all'offerta di se stessi in maniera totale e completa e all'obbedienza alla volontà di Dio fino alla morte. Avanti, perciò, con serenità e fiducia nel Cristo trafitto".

Il 06 giugno 1987 fr. Gaetano Gelli emise la sua professione perpetua diventando a tutti gli effetti missionario comboniano. Nella formula dei Voti disse, tra l'altro:

"Riconosco che Dio è stato buono con me e sono contento che mi abbia portato sin qui. Mi ha arricchito di tanta fede che ha illuminato e dato senso ai miei giorni e alle mie vicende... Ringrazio il Signore che ha posto nel mio cuore la fame e la sete di Lui e che mi concede di offrirgli tutto quello che sono e che ho vissuto. Possa così tutta la mia vita essere una celebrazione di lode e di gratitudine al Signore.

Possa la mia stanca vecchiaia ripagare la famiglia comboniana che mi ha accolto con il sacrificio e la preghiera che offro perché cresca in numero e in santità davanti a Dio e davanti agli uomini. E così, come Mosè sul monte, vorrei essere io ad alzare le braccia in preghiera perché i giovani missionari vincano le battaglie delle fede, della giustizia, della carità, della pace...

La Madonna, venerata da mons. Comboni come Regina della Nigrizia e degli apostoli, e come Santissima Annunziata da tutta Firenze, mi protegga e interceda per tutti i miei confratelli, presenti e lontani".

La chiamata

All'inizio del 1989 fr. Gaetano fu colpito da ictus cerebrale. Portato a Verona nel Centro Assistenza Malati, si riprese discretamente.

A Verona mise in pratica a puntino le promesse che aveva fatto quanto a servire la Congregazione con la preghiera e l'offerta delle sue sofferenze.

Si specializzò in carità, aiutando gli altri finché gli fu possibile, poi accettò la sedia a rotelle con gioiosa rassegnazione. Era consapevole di esercitare la sua missionarietà in quel modo. La sua giornata era diventata una prolungata contemplazione che edificava tutti quanti; la sua paura era quella di disturbare. Così, giorno dopo giorno, si preparava all'incontro col Signore che sentiva ormai vicino.

Fr. Gelli è indubbiamente un comboniano diverso dagli altri per la formazione umana e per il modo di esercitare la sua missionarietà. Ha costituito un'esperienza nuova per l'Istituto, ma non fu un'esperienza inutile, anzi - per chi crede nel valore della croce come ha insegnato Comboni - fu una presenza significativa e importante che non ha mancato di attirare tante grazie e benedizioni sulla comunità di Firenze e sull'Istituto stesso.

"Nell'intimità del nostro cuore - ha scritto nell'introduzione al suo libretto di poesie - c'è un sentiero che soltanto la fantasia conosce e lungo il quale l'uomo si trova solo con se stesso... E' un pensiero che si perde in una lontananza senza fine, lassù tra le stelle, perché senza fine è la nostra speranza di bene...". Fr. Gaetano, nella sua tarda età, ha trovato questo sentiero che certamente lo ha portato tra le stelle.

Amore alla comunità

Scrive p. Cona: "Sono stato a salutarlo nella sua stanza cinque ore prima della sua morte. Era seduto in poltrona e respirava a fatica. La porta della sua stanza era sempre aperta e si vedeva che cercava di scoprire chi passava in corridoio. Gaetano amava la comunità, sentiva il bisogno di essa e in essa si trovava a suo agio.

Gli promisi che lo avrei ricordato nella messa e poi pregammo insieme. Mi prese le mani e non voleva quasi più lasciarmele. Negli ultimi tempi, questo bisogno di stare con gli altri sembrava diventato più intenso.

Si era fatto notare da tutti per il suo silenzio, la sua discrezione, pur partecipando alla vita di tutti. Se posso trovare un santo che si avvicina a Gaetano è san Giuseppe, umile, silenzioso, obbediente, paziente e fiducioso.

Non ho mai sentito nessun infermiere lamentarsi di fr. Gelli, di qualche sua intemperanza o esigenza; né ho sentito lui lamentarsi di essere stato dimenticato. Eppure qualche volta è capitato che sia rimasto in chiesa o alla televisione mentre gli altri erano già in refettorio.

Pur essendo entrato in Congregazione anziano, si adattò bene alla vita di comunità e a dipendere da confratelli più giovani, lui che era stato capitano dell'esercito, quindi abituato a comandare. Insomma ci ha dato tanti buoni esempi".

Sorella morte venne a coglierlo serenamente, senza quasi agonia, alle ore 22 del 30 gennaio 1995.

Giustamente p. De Berti, che ha tenuto l'elogio funebre, lo ha paragonato a Giobbe nell'aspetto dell'uomo che crede. Con la fede di Giobbe c'è la certezza di vedere Dio nella propria carne sofferente. "Lo vedrò, io stesso, non da straniero"... Ora lo pensiamo in Cielo insieme alla moglie, ai suoi figlioletti e a tanti membri della sua nuova famiglia comboniana.

Che fr. Gelli ci ottenga la serenità e la semplicità che lo ha caratterizzato. Che ci ottenga anche vocazioni dalla tempra spirituale come la sua, lui che con i giovani si trovava, perché aveva il cuore giovane.

Ora riposa nel cimitero della Misericordia di Firenze, a Soffiano, periferia sud della città.       P. Lorenzo Gaiga

Da Mccj Bulletin n. 188, luglio 1995, pp. 79-86

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The funeral of Bro Gelli in the Mother House on Wednesday, 1st February, was attended by a puzzled congregation. Hardly anyone of those present knew much about this missionary: quiet, reserved, who prayed like a contemplative, never liked talking about himself and had the manners of a gentleman of the old school. His silence regarding his past (though he had told the Novice Master everything) was a deliberate choice.

He was old, but nobody had met him in the missions. Where had he been? What was his story?

The second of four children, three boys and a girl, Gaetano was born in Florence on 21st August 1911; his parents were Pietro and Angiolina Donatini. He was brought up with deep Christian principles, and a very strong sense of right and wrong. In fact, his father was factor for some noble Florentine families, and his mother had two priests in her family. The father had a mild temperament, but the mother was decisive and active, especially in ruling her family.

Primary teacher

Right from secondary school, Gaetano was a frequent visitor to Palazzo Pucci, headquarters of Catholic Action; it was like a second home. Very early, he also became a member of the glorious New Italy Association, founded by Fr Giovanozzi and the young don Facibeni.

Gaetano received his diploma as primary school teacher in 1930, at the age of 19, from the Gino Capponi Institute in Florence. In 1932-33 he attended an officers course, and came 129th out of 620  students. So after a short period as a teacher, he was called up for the Colonial wars in East Africa (14th February 1935 - 15th October 1936), and was eventually retired from the army with the rank of lieutenant on 1st July 1937.

Husband and poet

Early in 1937 he married Rita Guerra, also a primary school teacher, who had worked in the Italian colonies in Africa. The wedding took place in the church of St Ambrose in Florence.

After two pregnancies which both ended in miscarriages (1938 and 1939), Carluccio was born alive on 11th August 1941, but died almost immediately afterwards (it was a difficult birth and the necessary assistance was lacking, due to the War).

These tragedies had a deep effect on the sensitive spirit of Gaetano. He became a poet. A poet full of faith, with a tender and open soul, a gentle and delicate heart.

He had a booklet of poems published in 1948 (this came to light after his funeral!). It is called Sentiero delle Stelle (The Path of the Stars). It contains many moving expressions of the feeling he would have liked to live with his wife and children. They are poems of sadness and of faith. Here are two examples (left in the original Italian text):

Sola, seduta all'ombra,

la mamma ha un fantolino

in collo: è il suo bambino,

è il cuore del suo cuor.

Lo dondola, s'incanta,

gli ride faccia a faccia,

lo stringe fra le braccia,

il tenero tesor.

Lo chiama nome a nome,

gli dice mille cose,

lo bacia sulle rose

del volto tutto amor.

E quando l'addormenta

sul letto dei ginocchi,

le balzano negli occhi

umidi lampi d'oro.

The other quotation is from a poem entitled "Il morticino" (the Little Dead Child):

Dorme? No, sogna: e il labbro ch'è di cera

piega al sorriso il bimbo morticino.

Di fiori intorno a lui la primavera

una corona cinge: è il suo giardino.

Bianca è la bara: ma la notte nera,

e due fiammelle oscillano vicino.

L'angelo viene adagio, e per la mano

lo porterà con l'ali sue lontano.

These are just a few of many lines, filled with Christian faith and hope, even in the midst of sorrow. In the preface, Gaetano wrote: "The reader will note that inspiration comes frequently from the thought of death. This is not pessimism - quite the opposite: for life is a divine gift and is a great obligation towards God's creative goodness. The reality of death hangs over the fine thread of our earthly existence... but faith ties it in again with the beginning of an eternal resurrection.

Clerk of Court

In the period between the colonial war and the second World War, Gaetano gave up teaching and entered the world of law, as a Clerk of Court. After the outbreak of World War Two, he was called up (1941) and served in the stores of the 84th Infantry. Then in 1942 he was assigned to the military tribunal, first in Bologna and then in Lubiana (Slovenia), where he worked until 1943, with the rank of captain.

Here there was an episode that shocked him and made him disgusted with the army. One day, when the officers were at table, a messenger came to say that a partisan had been captured. "Shoot him!" was the answer. "And a man was sent to his death, just like that, with no trial, no consultation, eating and drinking!" When everything broke down, Gaetano managed to avoid capture, and somehow made his way back to Florence, where he later reported to the Centre set up to receive stragglers, and was discharged in 1944. In the meantime he had joined the secret war, becoming a partisan himself, first as a propagandist, then as a member of the Tuscan Committee for National Liberation, carrying out link operations between the free areas and those still occupied.

A newspaper for youth

Gaetano realised that the war had broken down many values, especially among the youth. Damage control was needed. So, in the period leading up to the liberation of Florence and immediately afterwards, he collaborated with other committed Catholics to produce a periodical called Giovani (Youth), which began with the blessing of the Curia. He was editor-in-chief, and published some influential articles, commenting on political events leading up to the formation of a new order in Italy as the War drew to a close. A colleague noted: "Gaetano was the most balanced and best prepared of the lot".

In the role of political commentator, he tried to "awaken" Catholics and direct them towards a social commitment. He was completely in tune with Giorgio La Pira, one of his friends.

But when the Church authorities stopped supporting it, the periodical closed in 1945. By then, Gaetano had returned to his work in the Court in Florence, and received attestations of praise and esteem for his honesty, his capability and his sense of responsibility.

Lay apostolate

As soon as he reached retirement age, Gaetano and his wife Rita began a Theology Course for Laity. It lasted three years, at the end of which they entered the diocesan rolls of teachers of religion, and he began teaching in secondary schools.

In 1969 the couple became friends with don Luciano Genovese, a young priest who had been sent to start a parish in the district of Coverciano, where the Gellis lived, and which was expanding quickly at the time.

The contribution in ideas and collaboration made by the couple was instrumental for the foundation of the parish. Gaetano's many contacts in the various local government departments, even when not of the same political colour, obtained the necessary land and involved numerous people in the various operations and construction work, including many young people. So as the structure of St Catherine of Siena went up in bricks and concrete, so a community that would form the real parish became knit together.

The weekly Toscana Oggi (Tuscany Today) wrote: "It brought together spiritually a population of 10,000 persons who had migrated to that new city area from all parts of Italy".

About this time, Gaetano also became the animator of initiatives for the missions and for Catholic participation. He conducted a powerful campaign against divorce and abortion.

His principles of conscience were so strong that he had no hesitation in handing in his Christian Democrat card when a paper with CD leanings published an article criticising the local Bishop for his declarations on divorce.

Outspoken like any self-respecting Florentine, he wrote to many lay magazines and papers challenging their unorthodox affirmations, and did not spare members of either house of Parliament, calling on them to respect their Christian and human values, and reminding them of their responsibilities. In other words, he was always in the front line.

After contributing to the founding of Radio Alternativa Fiorentina, he became a founder-member of Cooperativa Firenze 2000 with don Aldo Bertini, and cooperated through effective and decisive interventions, always in a youthful spirit. He had a long experience of young people, and he remained young himself, both at heart and in his ideals.

One of his hobbies was to collect old holy pictures. He reached a total of over 4000 through a small advert in no.49 of Famiglia Cristiana. They were displayed at The Spur Cultural Centre, in an exhibition on the theme of "Popular Religious Attitudes in the Holy Pictures of the Period". It caught the interest of various TV channels, and national newspapers. Famiglia Cristiana gave it four pages.

Vocation

After an agonising illness (carcinoma of the bones), Rita left this earth and her dear Gaetano on 15th November 1980. She was 80. He had nursed her tirelessly and lovingly throughout. All the donations that came in at the funeral were given to the missions.

And a question began to grow and throb in his mind: Did I take the wrong road in life, since my family came to noting on this earth?

The Lord answered by putting him in touch with the Comboni Missionaries, who had to undertake re-structuring work on their house in Florence. They needed all kinds of permits and authorisations from the city council. And there was nobody like Mr Gelli for obtaining such documents. And he gave a hand with his usual enthusiasm. During his frequent visits to the missionaries' community, he began to realise that in his heart there was the seed of a vocation that circumstances had never allowed to develop.

He felt at ease with the Comboni Missionaries "I felt an inner peace, telling me that, indeed, that was my place". He worked as a volunteer for some time, then asked to become a member of the Institute.

"I realise that, given my age, this application must cause you a serious problem, even juridically," he wrote.

The community in Florence, who loved Gaetano and already considered him one of the family (he had been given the accounts and a room in the house in 1981), gave a very positive reference: "He has shown himself to be a man with a deep spirit of faith, particularly active and helpful, a lively character, mild and sociable, faithful to prayer and to his daily duties in the house. He has a great experience of family, of life and of work. He is sensitive, with a delicate conscience and deserves attention and understanding. He has been most useful and totally trustworthy as assistant to the bursar. We in the Florence community are in favour of his request to become part of the Comboni Family. Florence, 28th March 1985."

Novice

The uncertainty on the part of the Institute made the wait very long: "Though a Florentine reprobate, as a subtle diplomat might say. But since I am shameless, I repeat in a loud voice that I don't like sitting chirping on a branch if it doesn't earn me the spiritual crumbs of a useful cohabitation in the Comboni community. I told you and I wrote to you that even existentially I have big problems to settle. I have a house to pack up and sell. Which I cannot do until I know whether I will be accepted or not... So telephone, write, do whatever you want, but please know that I am waiting anxiously and hopefully for the definitive answer to my application to enrol. Among my papers I have found a letter La Pira wrote me way back in 1932. At the end he says.

He got his positive reply. The Superior General permitted him to do his novitiate in the same house in Florence, and he made his first Vows there on 8th June 1985.

It must be said that the Novitiate, with its demanding and detailed rules, was very trying for a character like Gaetano, but he had made his decision, and "nothing or nobody" was going to stop him now.

Two years later, Brother Gaetano wrote: "I request to make my Perpetual Vows. I ask you to favour this exceptional request because of my advanced age and my suddenly precarious health. I hope and I desire to serve the Comboni family through prayer and sacrifice."

"During these two years of temporary profession," wrote the superior at Florence, "he has constantly shown his characteristic spirit of faith and of prayer, of quiet service and of lively but discreet friendliness. He lives with awareness: fraternal, kind, calm, close to people. He is a good `grandad' among the postulants."

At the beginning of October 1986 his health suddenly broke down, and his contribution to the community decreased markedly. But his presence was still positive because of the quiet, patient and prayerful way he passed his days, and worked on correspondence with benefactors.

Comboni Missionary

"Having considered your request for Perpetual Vows, with the full consent of the Assistants General, I admit you to Perpetual Profession," answered Father General. And he added: "The ways of the Lord are mysterious, and always guided by his love. The Lord brought you to the Comboni Missionaries through a long experience of family life. We accept this mysterious route with gratitude. The missionary vocation takes effect especially in accepting the divine Will. Your vocation will not express itself in long journeys, as is the case with many confreres. It is rather limited to essentials, that is to the offering of oneself completely and totally, until death, in obedience to the Will of God. Forward, then, with serenity and trust in the Pierced Christ."

On 6th June Bro Gaetano Gelli pronounced his Perpetual Vows, becoming a Comboni Missionary to full effect. In the formula of his Vows he said:

"I recognise that God has been good to me, and I am happy that He has brought me thus far. He has enriched me with a faith that has given light and meaning to my days and the events of my life... I thank the Lord, who has put in my heart a hunger and thirst for Him, and is granting me the grace to offer all that I am and all that I have lived to Him. May my whole life thus continue to be a celebration of praise and gratitude to the Lord. May my failing years repay the Comboni family that made me welcome through the sacrifice and prayers I offer for its growth in number and holiness before God and men. Like Moses on the mountain, I wish to be the one with outstretched arms, praying that the younger missionaries may be victorious in the battles for faith, justice, love and peace... May Our Lady, venerated by Comboni as Queen of Nigrizia and of the Apostles, and by the whole of Florence under the title of the Annunciation, protect and intercede for all my confreres, near and far."

The call

At the start of 1989, Bro Gaetano had a stroke. He was taken to the CAA at Verona, where he made a fair recovery. At Verona he put into detailed practice what he had promised regarding service to the Institute through prayer and offering up his sufferings. He specialised in charity, helping others for as long as he was able, then accepting a wheelchair with joyful resignation. He was aware that he was being a missionary in that way. His daily life became a long contemplation that edified everyone; his main fear was of being a burden. Thus, day by day, he prepared for the meeting with the Lord, which he know was close.

Bro Gelli is certainly a Comboni Missionary outside the mould. His formation and his way of carrying out his apostolate were both new experiences for the Institute, but it had its worth - indeed, for those who believe in the Cross as Comboni did, his was a presence that had both meaning and importance, and certainly brought down blessings on his community in Florence and on the whole Institute.

"In the intimacy of our hearts," he writes at the beginning of his book of poems, "there is a path that only the imagination knows, and along which a person travels alone with oneself... It is a thought that vanishes into the endless distance, there among the stars, because our trust in goodness is endless..." In his last years Bro Gaetano found this path, which certainly led him up there, among the stars.

Love for the Community

Fr R. Cona wrote: "I went to see him in his room five hours before he died. He was sitting in the chair, breathing with difficulty. The door was always open, and it was clear that he kept looking out to see who went past. Gaetano loved the community, he needed it, and he felt comfortable in it.

I promised to remember him at Mass, and we prayed together. He caught hold of my hands, and was very reluctant to let me go. During those last weeks, this need to be with others had become increasingly intense.

Everyone noted his silence and his discretion, even though he played a full part in community life. If I think of a Saint like him, I go to St Joseph: humble, silent, obedient, patient and trusting.

I never heard any of the nurses complain about him, or say he was demanding for impatient. Nor did I ever hear him complain of being neglected; yet there were times when he was left in chapel or in the TV room when the others were in the refectory. Although he was getting on when he entered, he adapted well to community life and to having to depend on younger confreres - though he had been a captain in the army, so used to command. All in all, he gave good example to everybody."

Sister Death came to take him serenely, at 10 p.m. on 30th January 1995.

Fr De Berti, who gave the funeral oration, rightly likened him to Job as regards patient belief. In the faith of Job there is the certainty of seeing God, in one's own suffering body. "I myself will see him, not as a stranger..." Now we can think of him as in heaven, with his wife and little children, along with the numerous members of his Comboni Family.

May Bro Gelli obtain for us his characteristic simplicity. May he also obtain vocations of the same spiritual stature as his own; he was at home with young people, because he was young at heart.

He is now resting in the Misericordia cemetery in Florence in the southern suburb of Soffiano.