Raccolse le ultime lacrime di Comboni.
Giovanni Dichtl è nato nel 1857 a Windisch-Hartmannsdorf (Stiria), Austria, ed è entrato nell'Istituto comboniano di Verona nel 1876, dopo aver lasciato il seminario di Graz. Dimostrandosi un giovane serio e maturo, nel maggio 1879 Comboni lo portò con sé a Roma come suo segretario. In luglio partirono insieme alla volta del Cairo. Qui, il 5 dicembre fu ordinato sacerdote da Comboni.
Nel dicembre del 1880 lasciò il Cairo per raggiungere Khartoum. Comboni ha scritto di lui: “Il Dichtl è un soggetto molto buono, così pure don Giuseppe Ohrwalder. Essi hanno il vero spirito di morire per i Neri. Dicht ha gran talento e sa l'arabo alla perfezione, anche se ha poco buona pronuncia come tutti i tedeschi”. Più avanti Comboni scrisse: “Don Dichtl e don Ohrwalder riusciranno due missionari di prim'ordine per abnegazione, virtù, devozione, orazione, attività e totale sacrificio della vita”.
A Khartoum
Il 28 dicembre 1880 partiva dal Cairo una carovana di 16 persone: Comboni, 4 preti, fra i quali Dichtl e Ohrwalder, il chierico Pimazzoni, 4 laici, 6 suore. Viaggiarono via Suez-Suakim-Berber, giungendo a Khartoum il 28 gennaio 1881. Mentre Ohrwalder veniva mandato ad El Obeid, Dichtl trovò molto lavoro a Khartoum come catechista e parroco. Don Rolleri ha scritto di lui: “Si distinse per la sua profonda intima pietà; col più grande zelo si dedicò all'istruzione degli africani; la sua affabilità gli guadagnò tutti i cuori; tutti amavano cordialmente il loro abuna Hanna (Giovanni). Guadagnò tanti cuori di scismatici e di musulmani che non sapevano resistere alla sua cordialità conquistatrice”.
Eppure questi Dichtl e Ohrwalder avevano rischiato di abbandonare la missione per colpa di un sussurrone che vedeva tutto nero. Lo scrisse Comboni: “I due tedeschi hanno dichiarato più volte che furono sul punto di lasciare la missione per le tristi notizie che don Bortolo diede loro del Vicariato. Invece sono entrambi felici perché hanno trovato Khartoum e il Kordofan del tutto il contrario e hanno visto che i missionari sono ottimi e pieni di abnegazione”.
L'ombra della morte sulla missione
Il 9 agosto 1881, dopo cinque mesi di assenza per la visita alle missioni di El Obeid e dei Monti Nuba, Comboni rientra a Khartoum con la salute minata e il cuore appesantito da una nuova ondata di calunnie che lo stanno schiacciando. In settembre varie malattie colpiscono i membri della missione: 21 sono a letto con la febbre, la missione è un ospedale. Solo Comboni e Dichtl sono in piedi e s i dedicano all'assistenza dei malati. “Non vedi come è dolce la croce?”, ripeteva Comboni al discepolo. Fra poco la croce sarebbe diventata amara e pesante e avrebbe stroncato la vita di Comboni. Infatti morì il 10 ottobre 1881.
Il giorno dopo don Dichtl scriveva a Mitterrutzner: “Grande Iddio! Ieri verso le 10 il grande vescovo Comboni, benedicendo la missione passò ad altra vita. Morì tra le mie braccia; gli suggerii all'orecchio gli ultimi sospiri d'amore; gli asciugai le ultime lacrime. Oh quanto sono grato a Dio d'aver concesso a me, missionario inesperto, non ancora ventiquattrenne, questa grande grazia! Dalle 10 e 30 di domenica 9 ottobre non lo lasciai un momento. Mi voleva vicino, non poteva stare senza di me e mi era sogetto come un bambino… Ieri pomeriggio volle che promettessi ancora una volta fedeltà alla missione. L'ho fatto e ho giurato di voler morire nel Vicariato. 'O Nigrizia o morte', mi diceva Comboni… Povera missione! Poveri Neri! Se li avesse visti! Ma basta!”.
La rivolta del Mahdi
Morto Comboni, Dichtl, al lavoro di prima dovette aggiungere anche quello della corrispondenza, in lingua araba con gli ufficiali governativi, e in varie altre lingue con i benefattori d'Europa. Il troppo lavoro, la partenza di don Bouchard, gli provocarano una grave malattia, fino a mettere in pericolo la sua vita nel gennaio del 1882, ma poco dopo si riprese.
Nel frattempo si estendeva sempre più la rivolta mahdista e nell'estate del 1882 era minacciata la stessa Khartoum. Dichtl scrisse: “Siamo costretti ad abbandonare Khartoum: Domenica esorterò tutti i cattolici a soddisfare i loro doveri, perché il martedì successivo il personale della missione, meno io, partirà. I nostri di El Obeid e di Delen (gia prigionieri del Mahdi) disperiamo di vederli. Mons. Comboni qui è sepolto ed è un pegno di durata della missione. Se dovessi cadere anch'io le assicuro che muoio contento, perché amo la missione più che mio padre e mia madre”. Davvero la presenza di Comboni, anche morto, era una garanzia per la missione.
La comitiva dei partenti da Khartoum era costituita dai missionari, dalle suore e da 73 Neri più altro personale. Lasciarono Khartoum il 4 agosto 1882. Intanto un'improvvisa inondazione salvò la città dall'assalto del Mahdi. Preso dalla necessità, Dichtl dovette vendere il suo cavallo “per 90 talleri e ne valeva 150, così adesso vado sempre a piedi e mi stanco. Pazienza”.
Essendo rimasto l'unico sacerdote in città, chiese di potersi confessare da un prete non cattolico. Propaganda Fide gli rispose che tale facoltà non si concedeva mai. Dopo sette mesi di una vita impossibile causa il clima, le preoccupazioni per i prigionieri e l'ansia per ciò che sarebbe presto successo, si ammalò da morire.
Nel marzo del 1883 mons. Sogaro, il successore di Comboni, entrò a Khartoum per cercare di radunare i missionari e le suore. “L'ottimo don Dichtl, che a stento poteva farsi intendere e muoversi parve elettrizzarsi. Sulle sue labbra incadaverite, sulla su fronte estremamente pallida brillò un raggio di contentezza ineffabile”.
Animatore missionario in Europa
Il Vescovo lo mandò subito in Europa. Dichtl scrisse: “Piansi più volte amaramente per questo mio ritorno in Italia, ma l'obbedienza vale più del sacrificio”. Si rinfrancò, scrisse articoli per Nigrizia e per altri giornali che poi raccolse in un volume di 452 pagine, fece viaggi di animazione missionaria a Vienna, a Bressanone, a Colonia, tradusse in tedesco l'autobiografia di don Danielo Sorur che fu pubblicata sugli Annali di Colonia del 1888, pensava di aprire una casa comboniana in Austria, ma mons. Sogaro non diede il permesso.
Dopo la caduta di Khartoum (26 gennaio 1885), andò al Cairo dove incontrò p. Bonomi, sfuggito alla schiavitù e s'interessò per la liberazione degli altri. Colpito dalla TBC tornò in Europa e andò a Graz come cappellano delle Serve del Sacro Cuore (sempre però come appartenente alla missione). Morì ammirato da tutti per la sua pietà e amabilità il 31 gennaio 1889. Aveva 32 anni. È sepolto nel cimitero della parrocchia di Ober St. Veit. La Nigrizia di marzo 1889 lo chiama martire.
(P. Lorenzo Gaiga)