"Ho la speranza di poter fondare sul Lago Alberto una nuova Missione in questo anno e una seconda al Lago Vittoria nel prossimo anno”. Così scrive Comboni il 30 giugno 1878 a Leopoldo II, re del Belgio. Ma la fondazione di una missione in quello che diventerà il Congo-Belga, in una zona che, assieme all’Uganda, appartiene al suo vicariato, resta uno dei sogni nel cassetto di Comboni, destinato a rimanere incompiuto.
Questo fino al febbraio del 1952, quando le prime suore comboniane arrivano a Nduye, nella foresta dell’Ituri. Agli inizi di marzo Sr. Clementina Previtali può gia scrivere: “ Si incomincia con la scuola elementare. Abbiamo già un bel gruppetto di ragazze, circa una cinquantina, primo e secondo anno. Organizziamo pure una classe per adulti e una trentina di donne analfabete la frequentano”. Con la scuola, il catecumenato e il dispensario, le tappe classiche dell’inizio di ogni missione. A Nduye seguono Maboma, Ngayu e Bafwasende, fino all’apertura di Wamba nel 1959. Qualche anno dopo, per assistere i rifugiati sudanesi, giungono in Congo anche i comboniani. Si installano nel territorio della diocesi di Isiro-Niangara, nel nord-est del paese. Fanno appena a tempo ad iniziare il loro lavoro quando, nel 1964, scoppia la rivolta dei ‘Simba”.
Durante i tragici avvenimenti della rivoluzione molti missionari, religiosi/e, sacerdoti e laici vengono uccisi. Fra di essi, Sr. Anuarite, beatificata nel 1985, il cui cadavere, sepolto in una fossa comune, viene identificato anche grazie ad una statuetta della Madonna di Lourdes che la martire portava sempre con sé e che le era stata regalata dalla comboniana Sr. Elisea Pezzi. Anche le suore comboniane condividono la sorte, la paura e i traumi di tante altre religiose. Un gruppo, fatto prigioniero e poi liberato, torna a Nduye nel novembre del ’64. La gente elabora un piano per nasconderle nella foresta, dove rimangono fino all’arrivo dell’esercito e al rientro in Italia. I Padri Armani, Migotti, Piazza e Zuccali vengono uccisi. Gli altri quattro comboniani, dopo molte sofferenze, devono rientrare in Italia. Ma il sangue dei martiri, oltre che seme di cristiani, è fonte di nuovo coraggio anche per i missionari. Nel luglio del 1966 i comboniani sono di nuovo in Congo. Tre anni dopo, nel 1969 anche le suore tornano a Nduye, da dove avevano iniziato 17 anni prima. Ma non si tratta solo di rioccupare le missioni abbandonate.
Inizia infatti, dopo lo spartiacque della rivoluzione dei “simba”, la seconda ondata della presenza comboniana in Congo.
L’istituto maschile, soprattutto a partire dal 1968, aumenta il numero dei missionari ed allarga il suo raggio d’azione, assumendo impegni in altre diocesi nel nord est del paese. Con la prima apertura a Kisangani nel 1977 e quella di Kinshasa alla fine del 1980, i comboniani cercano di stabilire una presenza più equilibrata nelle tre zone del Congo in cui lavorano. Non si tratta solo di numeri e di scelte geografiche. L'espansione segue le dimensioni fondamentali del carisma comboniano: l'evangelizzazione, la formazione e l'animazione missionaria.
Attualmente i comboniani sono presenti con 20 comunità sparpagliate nel nord est del Paese, a Kisangani e nei suoi dintorni e a Kinshasa. Si dedicano all’evangelizzazione, attraverso il servizio nelle parrocchie, la formazione degli agenti pastorali, il primo annuncio in particolare al popolo pigmeo, la formazione e l'impegno per i diritti umani, la giustizia e la pace, i vari servizi di promozione umana: scuola, salute, infrastrutture, agricoltura e artigianato. Tutto questo insieme con le comunità locali, sempre più protagoniste della propria rigenerazione.
Per quanto riguarda l'animazione missionaria, danno vita a gruppi parrocchiali, a “cenacoli di preghiera missionaria”, e animano commissioni diocesane per la missione. Uno strumento specifico di questo servizio alla Chiesa locale è il centro Afriquespoir, che stampa le 6.500 copie dell’apprezzata rivista omonima, il cui titolo invita appunto alla speranza. In campo vocazionale, i comboniani accompagnano giovani africani che desiderano diventare missionari. Le prime professioni risalgono al 1977. Dal 1981 il servizio di formazione di giovani che desiderano diventare comboniani è diventato sistematico, con i vari servizi di pastorale vocazionale. Il Congo è ora dotato di un postulato e di un noviziato interprovinciale, ed ospita uno scolasticato internazionale.
Da alcuni anni i comboniani seguono i Laici Comboniani Congolesi che, toccati dal carisma di Daniel Comboni, domandano di essere accompagnati e formati per partecipare al servizio di annuncio del Regno di Dio. Da Nduye, anche le suore comboniane riprendono il loro cammino. A poco a poco, tutte le attività della missione ritrovano il loro ritmo regolare: dispensario, scuola, foyer per le donne, catecumenato … Nel corso degli anni, a Nduye seguono Niangara e Ndedu (1971), Kisangani (seminario) e Mungbere (1972), Viadana e Isiro nel 1973.
Il 1975 vede le suore a Duru, assieme ai comboniani, nella savana a 25 km dalla frontiera col Sudan, fra gli Azande. È una missione isolata e difficile, in cui assistono i lebbrosi, gestiscono una maternità e si dedicano all’animazione sanitaria nei villaggi e alla pastorale parrocchiale e promozione della donna. Sempre nel 1975 sono a Dungu e a Nangazizi, l’anno seguente a Dakwa, nel 1978 a Ngilima, nel 1984 a Pawa e due anni dopo a Kisangani-St. Camille. Dietro questi nomi c’è la storia e il cammino di un gruppo che, riconosciuto come “regione” autonoma nel 1976 e poi “provincia” nel 1986, cresce numericamente e differenzia progressivamente il suo servizio, aprendosi a nuovi ministeri e a nuove frontiere apostoliche, come lassistenza e l’evangelizzazione dei pigmei. In effetti, l’apertura di comunità in altre regioni del paese (e le nuove presenze al di fuori del Congo, a Lomé e Asrama in Togo, nel 1997 e 1999) sposta il baricentro della provincia, ma soprattutto fa sì che il contatto con realtà diverse da quelle dell’Alto Congo stimoli il gruppo a rinnovarsi ed uscire dalla routine.
All’inizio degli anni ‘80, il cardinale J. A. Malula accolse i comboniani nella sua diocesi, Kinshasa, e affidò loro le parrocchie di St. Martin (1981-1986), St. Ignace (1984-199l), St. Mbaga (1984-2007). Si aggiunsero poi Notre Dame du Bon Secours (Bibwa, 2001), St. Jean-Paul II (Kingabwa, 2014) e, nel 2015, la nuova parrocchia Divine Miséricorde, a Kimwenza, diocesi di Kisantu.
Grande è stato l’impegno di molti confratelli, nelle attività pastorali e nei settori più diversi e in un contesto non semplice (certe parrocchie hanno fino a 70 “cappelle”). E ciò grazie anche all’opera di sacerdoti locali, suore e laici. La formazione di numerosi agenti pastorali è stata resa possibile dalla creazione di strutture adeguate (Centro catechistico di Nangazizi, Centro pastorale e sociale Paolo VI, a Dondi, Centro pastorale Lisanga, a Bondo…). La costruzione di numerose scuole, chiese, cappelle, pozzi d’acqua, dispensari (sempre importante continua ad essere il servizio dell’Ospedale Anoalite, diocesi di Wamba, gestito dai comboniani), ha visto impegnati vari fratelli laici comboniani. Indimenticabile è stata l’opera di Fr. Santo Bonzi (1926-2002), ‘muratore’. Nei suoi 35 anni in Congo ha costruito o riparato decine di chiese, scuole, case di formazione. Il suo esempio continua con un altro missionario, Fr. Antonio Piasini, soprattutto nella provincia del Bas Uélé, dove sono state costruite decine di ponti.
Alcuni missionari si sono impegnati in una pastorale specifica per i Pigmei (parrocchie di Maboma e Mungbere): annuncio del vangelo, assistenza sanitaria, scuole…
Importante è stata e continua a essere l’attività nell’animazione missionaria e promozione vocazionale. Soprattutto a cominciare dal 1978, con il Centro Afriquespoir (a Kinshasa) e la pubblicazione della rivista Afriquespoir (diffusa anche negli altri paesi francofoni in cui i comboniani sono presenti: Togo, Benin, Centrafrica, Tchad) e di vari libri. Stanno prendendo vita anche gruppi di Laici Missionari Comboniani.
Nel 2009, a Butembo, è stata creata una comunità per la formazione di aspiranti missionari (propedeutica). Nel 2012, a Kisangani, il “Philosophat Edith Stein” ha celebrato i 25 anni di attività: si tratta di un consortium (Comboniani, Déhoniani e Monfortani) che assicura una base filosofica solida a quanti si preparano agli studi teologici.
Oggi le comboniane cercano di rispondere alle necessità e situazioni emergenti che interpellano maggiormente il loro carisma, impegnandosi nell’assistenza alle vittime dell’Aids, specialmente donne e ragazze, nella prevenzione ed educazione sanitaria, con le mamme nelle maternità e nei centri sociali, nelle scuole, nella formazione di leaders e nella pastorale parrocchiale. Oltre alle più recenti comunità di carattere pastorale di Butembo e di Kinsahasa-Lemba (1997), la provincia si è dotata di strutture formative per l’accompagnamento e formazione delle giovani che intendono condividere la vocazione e passione comboniana per la missione con il noviziato interprovinciale di Kinshasa (1996) e il Postulato di Kisangani (1999 ). Una sorella collabora con i comboniani del Centro di Afriquespoir per la produzione e diffusione della rivista e per l’ animazione missionaria della Chiesa e società congolese.