Centocinquanta anni fa Comboni consacrava il Vicariato dell’Africa Centrale al Cuore di Cristo

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Giovedì 14 settembre 2023
Il 14 settembre 1873, Festa dell'Esaltazione della Santa Croce, in El Obeid, Sudan, il nostro Amatissimo Padre e Fondatore consacrava al Cuore di Cristo il dilettissimo Vicariato dell'Africa Centrale. Oggi, 14 settembre 2023, celebriamo il 150° di questo felice evento. Che per noi diviene un'occasione giubilare per ricordare ringraziare rinnovare... Buon Anniversario!

La forza cordiale di un giubileo

14 settembre 1873 – 14 settembre 2023

Una premessa è d’obbligo. “Io sono felice nella croce”. Sono cinque brevi parole che rivelano in modo inequivocabile sia la familiarità come anche la frequentazione che Mons. Daniele Comboni ha sperimentato della sua “Sposa indivisibile ed eterna”. Queste parole le aveva scritte a P. Giuseppe Sembianti, rettore dei suoi Istituti in Verona, il 4 ottobre 1881, pochi giorni prima di consegnare la sua vita nelle mani di Dio, la sera del 10 ottobre. In queste supremo testamento, l’indomito Missionario Apostolico rendeva manifesto il suo personale “tutto è compiuto”.

Di lei, la Croce di Gesù, Comboni aveva parlato tantissime volte, nei suoi lunghissimi scritti e negli innumerevoli incontri, come anche nelle Regole che aveva composto per i suoi figli e figlie nell’apostolato. Di una cosa era certo: l’Opera alla quale erano stati chiamati prendeva vita solo ai piedi della Croce.

Daniele Comboni, cresciuto accanto alla gigantesca figura di Don Nicola Mazza, dal quale aveva imparato l’ardore e la capacità dell’apostolato come via privilegiata di trasformazione sociale, era erede di una “profonda, antica, straordinaria vocazione”.  Una vocazione che l’aveva portato a divenire un tutt’uno anche con l’Africa, l’unica passione della sua vita.

E anche dell’Africa aveva parlato, scritto, sognato senza misura… Come novello Mosè, era stato chiamato a contemplare da molto vicino il dialogo che intercorreva tra i due grandi amori della sua vita: il Cuore di Cristo Trafitto sulla Croce e l’Africa. Affascinato dai palpiti del Cuore di Cristo e avvolto dallo splendore della nigricans margarita, Comboni risponde ad ambedue con un sì totale, e una dedizione incondizionata. E per ambedue, vive senza riserve e senza rimpianti.

Una Croce e un Continente da abbracciare

Comboni ha 33 anni quando stila il Piano per la Rigenerazione dell’Africa (1864) e ne ha compiuto 40 quando elabora l’edizione del 1871. In questa quarta edizione a fuoco il motivo cardine del suo ministero: “Trasportato egli dall’impeto di quella carità accesa con divina vampa sulla pendici del Golgota, ed uscita dal costato del Crocifisso per abbracciare tutta l’umana famiglia, sentì battere più frequenti i palpiti del sua cuore…”. Il Cuore di Cristo e l’Africa erano perciò esperite come il roveto ardente e il terreno sacro del Mutran es Sudan, il Padre della Nigrizia.

Nominato Provicario Apostolico nel maggio 1872, dopo un anno di penosa attesa può finalmente ritornare in Africa per “recuperare il suo cuore” (cfr Omelia di Chartum, 11 maggio 1873). Pieno di confidenza che tutto volgerà al bene dell’amatissimo popolo affidato alle sue cure di pastore, maestro e medico, così scrive il 5 giugno al Cardinale Alessandro Barnabò, prefetto di Propaganda fide: “Tutta la mia confidenza è riposta nella Croce, e nel Sacro Cuore di Gesù e di Maria. Egli è perciò che ho fissata la Domenica III di settembre, giorno 14 sacro all’Esaltazione di S. Croce per consacrare solennemente tutto il Vicariato dell’Africa Centrale al S. Cuore di Gesù”.

Sempre su questo tema, il 24 giugno seguente così confida ad un sacerdote trentino: “Ill.mo e Rev.mo Signore, vengo ora a dirle alcunché dell'Opera. Questa oggimai è iniziata, e l'assicuro che riuscirà certamente, e si convertiranno tanti milioni di anime; e ciò non perché tutti noi missionari e suore ed operai siamo decisi di vincere o morire: ma perché l'Opera è affidata al S. Cuore di Gesù, che deve bruciare tutta l'Africa Centrale, e riempirla del suo fuoco divino…”.

Ricordare Ringraziare Rinnovare

Sono passati 150 anni da quel 14 settembre 1873, e nell’amatissimo Vicariato dell’Africa Centrale sono sorte innumerevoli Chiese particolari, ricche di vitalità e di speranza. Nelle zolle delle sue molteplici stagioni, la vampa del fuoco divino ha veramente sostenuto la crescita di innumerevoli discepoli-testimoni del Vangelo. Che oggi inviano e diffondono la Buona Notizia fino ai confini della terra.

Quale insegnamento possiamo trarre oggi, nel celebrare il Giubileo della Consacrazione al Cuore di Gesù del Vicariato dell’Africa Centrale, che Monsignor Daniele Comboni ha fortemente voluto come sicura garanzia che l’Opera era tutta divina, e che avrebbe avuto un futuro certo, nonostante le inevitabili difficoltà?

Innanzitutto, il dovere di ricordare la fede e la dedizione del nostro Padre e Fondatore, che nella Croce ha visto il compiersi della Fedeltà di Dio alle sue promesse.

In seconda istanza, il dovere di ringraziare per ciò che tale memoria cordiale suscita in noi. Qui dobbiamo davvero esprimere al meglio la nostra gratitudine.

Da ultimo, ma non per importanza, il dovere di rinnovare, in noi e tra di noi, la medesima frequentazione del Mistero del Cuore rivelato sulla Croce, per ravvivare la medesima passione missionaria comboniana là dove ci troviamo.

E poi procedere con rinnovata fiducia e sereno ottimismo verso la pienezza che ci attende, mantenendo accesa la fiaccola del Carisma ricevuto in dono. In questo modo affideremo alle nuove generazioni la sicura certezza che l’Opera è sempre di Dio, e per questo avrà un futuro di vita abbondante e buona.

Sr. Maria Teresa Ratti,
Missionaria comboniana