Sabato 16 gennaio 2021
«La tematica sulla “ministerialità sociale” mi ha stimolato – dice P. Carmelo Casile, ricordando alcuni dei suoi testi scritti lungo gli ultimi anni –. Dopo averle rilette, vedo che la figura di Mosè ci parla ancora. Il titolo iniziale, Mosè: testimone e formatore nell’iniziazione ed esperienza di Dio “liberatore”, è attuale e può essere riformulato in termini equivalenti: Mosè: testimone e guida dei chiamati alla ministerialità sociale e alla loro formazione iniziale e permanente». La storia di Mosè liberatore mi ha fatto venire in mente la figura di san Daniele Comboni, che avevo tratteggiato in una intervista che ho immaginato di fargli in occasione della sua canonizzazione, rivolgendogli la domanda: «Comboni, da dove vieni?» (Vedi testo pubblicato su comboni.org)
1. Mosè, una vita al servizio della liberazione di Israele
Le note che seguono su Mosè liberatore, sono frutto di un periodo di riflessione, che praticamente mi ha accompagnato dall’inizio del mio servizio come formatore nel Noviziato di Santarém (Portogallo) nel 1972, è proseguito nel Noviziato di Huánuco (Perù), dove ho sviluppato queste note alla luce della Teologia e della Spiritualità della Liberazione; in seguito le ho approfondite a Roma, durante il periodo in cui sono stato incaricato del Corso di Rinnovamento, e sono arrivato al termine nel 1999; nel 2009 mi hanno accompagnato nello Scolasticato di Casavatore come aiutante del formatore. È un periodo quindi che copre tutto l’arco della formazione, cioè di base e permanente, e della mia stessa vita di servizio missionario.
Ultimamente, giunto ormai al mio Nebo in vista della Terra Promessa, la tematica sulla “ministerialità sociale” mi ha stimolato a tornare a queste note e a ricordare…
Dopo averle rilette, vedo che la figura di Mosè ci parla ancora. Il titolo iniziale, «Mosè: testimone e formatore nell’iniziazione ed esperienza di Dio “liberatore”», è attuale e può essere riformulato in termini equivalenti: «Mosè: testimone e guida dei chiamati alla ministerialità sociale e alla loro formazione iniziale e permanente».
Mosè è anzitutto “testimone”, perché ministro non si nasce ma si diventa e, nell’ambito della Storia della Salvezza, si diventa partendo da una chiamata, alla quale si impara a rispondere con gratitudine e creatività responsabile durante tutta la vita (cfr. RV 16; 20; 35; 82; 82.1). Alla base della ministerialità nel Popolo di Dio c’è, per tanto, un comune denominatore che è la vocazione.
Nel quadro della Storia della Salvezza, infatti, la vita cristiana ed in essa la vocazione ad un particolare ministero, sono prospettate come dialogo di fede e di amore tra Dio che chiama e il credente che risponde ed è inviato.
La vocazione, allora, non è una decisione della persona, che sceglie tra il bene e il male, che sceglie un codice morale o un ideale attraente da realizzare; la persona chiamata si trova davanti a un Dio personale, ad un TU che la trascende e la interpella, e davanti ad una Storia di Salvezza che Dio stesso ha cominciato e porta avanti mediante la collaborazione umana. Ciò che tocca fare alla persona chiamata, è prendere una decisione sulla sua partecipazione a questa Storia di Salvezza, lasciandosi amare e scegliere da Dio stesso. Nasce così nel chiamato la consapevolezza che la vocazione non appartiene all’ordine del tenere o del fare, ma dell’essere-in-relazione-per attuare: la vocazione è un modo particolare di essere in relazione con Dio in Cristo Gesù sotto l’azione dello Spirito Santo, è un’esperienza forte di Dio, che porta a un particolare modo di mettersi in relazione con Dio stesso che, a partire da Lui, sfocia nell’incontro con gli altri e si incarna in un particolare stile di vita in vista di una missione specifica da compiere (AG 23-24; RV 20; 21;46; 58). Nascono così uomini e donne “santi e capaci”, “amanti perché amati”, in cui la santità e la capacità (=fantasia ministeriale) sono i due poli della esistenza cristiana e a maggior ragione della vita consacrata per la missione. Da questa reciprocità scorgano il dinamismo e la fantasia pastorale.
Allora si capisce che la testimonianza è un modo pieno e intenso di vivere la missione a cui si è chiamati nel quotidiano della vita, con quell’obbedienza responsabile e creativa che consente di lasciarsi toccare dalla storia, dagli altri, d’imparare da tutti, di farsi tutto a tutti secondo le sue capacità e il bisogno di ciascuno …
La testimonianza, per tanto, costituisce il certificato di garanzia del missionario, del suo messaggio e del suo impegno ministeriale, che gli apre la via ad un incontro sempre più fecondo con le persone a cui è inviato, che sono in cerca come lui della Via che porta alla Verità della Vita.
(Vedi testo completo in allegato)
2. Comboni sulla scia di Mosè: una vita a servizio della Rigenerazione della Nigrizia
La storia di Mosè liberatore mi ha fatto venire in mente la figura di san Daniele Comboni, che avevo tratteggiato in una intervista che ho immaginato di fargli in occasione della sua canonizzazione, rivolgendogli la domanda: «COMBONI, DA DOVE VIENI?» (Vedi testo pubblicato su comboni.org)
Gli ho posto questa domanda perché quando ci incontriamo con una persona che per qualche ragione si impone alla nostra attenzione ed entra in contatto esistenziale con noi, nasce subito in noi il desiderio di domandarle chi è o da dove viene, e come è arrivata ad essere la persona che è. La rivelazione della sua origine e del suo curriculum vitae costituisce il certificato di garanzia della sua vita e del suo messaggio, che ci apre la via ad un incontro fecondo con lei.
Certamente ognuno di noi ha sperimentato questo desiderio e durante il suo ministero missionario è stato più volte sollecitato con le stesse domande dalle persone tra cui è stato inviato a condividere la vita. Ho posto queste domande a Comboni varie volte e in varie occasioni, soprattutto nei soggiorni a Limone, nella sua casa natale. Dalle sue risposte mi sembra di aver ottenuto il “Certificato di garanzia” della sua vita come persona che si distinse per la sua dedizione totale alla causa della rigenerazione della Nigrizia (cfr. RV 2-5).
Mi sembra di aver ascoltato e di continuare ad ascoltare un Comboni molto felice di condividere con me l’esperienza della sua avventura missionaria, (…)
(Vedi testo completo in allegato)
P. Carmelo Casile
Casavatore, 15 dicembre 2020