Giovedì 18 giugno 2020
“Noi tutti abbiamo il nostro profondo livello di qualità spirituale. L’abbiamo ricevuta dai nostri genitori. Ma diventando Comboniani abbiamo arricchito la nostra propria spiritualità con quella del Carisma del Fondatore. La chiamiamo Spiritualità del Sacro Cuore di Gesù. La spiritualità del cammino che il Sacro Cuore ci delinea, è un ritorno alle origini, all’essenza del messaggio di Gesù”.

Solennità del Sacro Cuore
2020

Padre Francesco Pierli

La spiritualità è il livello più profondo della qualità che possiede ogni persona umana. Spiritualità ce l’hanno tutti coloro che trascendono il proprio io per inoltrarsi al di là dei propri bisogni o desideri. La spiritualità non è una caratteristica dei cristiani, tanto meno prerogativa solo dei cattolici. Che meraviglia costatare che tante persone al mondo trascendono il proprio egoismo e si donano, si consegnano al servizio degli altri.

Per noi Missionari è un privilegio essere in contatto con gente di altre credenze, e con quelle che hanno la religione naturale, come abbiamo vissuto in Africa o in America Latina. Gente dalla quale abbiamo ricevuto dei doni, come per esempio la loro riconoscenza e amore. Tutto ciò veniva o viene dalla loro qualità spirituale. Ma è importante coltivare ed arricchire la propria spiritualità.

Noi tutti abbiamo il nostro profondo livello di qualità spirituale. L’abbiamo ricevuta dai nostri genitori. Ma diventando Comboniani abbiamo arricchito la nostra propria spiritualità con quella del Carisma del Fondatore. La chiamiamo Spiritualità del Sacro Cuore di Gesù.

La spiritualità del cammino che il Sacro Cuore ci delinea, è un ritorno alle origini, all’essenza del messaggio di Gesù. Io vi invito oggi a tornar a contemplare Gesù di Nazareth il giorno in cui per la prima volta ha espresso la sua spiritualità. Luca 4, 16-21. Nella Sinagoga legge e proclama: “Lo Spirito del Signore è su di me… mi ha consacrato….  Per annunciare ai poveri la Buona Nuova del Regno di Dio”. Si tratta di un Regno di pace e di giustizia, di fratellanza e d’amore.

Nell’arrivare a quella consapevolezza, Gesù incomincia a condividere il Mistero di Dio coi suoi ascoltatori. Gesù incarna il Cuore di Dio, pieno di amore, di misericordia, di tenerezza, che culmina nell’asserzione: Quando pregate dite: “Padre nostro…. Venga il tuo Regno”. Il Cuore di Gesù diviene dunque il Sacramento del Cuore di Dio, diviene Incarnazione del Cuore di Dio e così va mostrando l’amore di Dio verso tutti/e. Il Cuore di Dio ha un amore inclusivo, che non esclude nessuno/a. Questo Dio, Abba, Padre Nostro, “fa sorgere il sole su buoni e cattivi, fa scendere la pioggia per tutti e tutte”, ed è così che Gesù vive “Il Regno”. L’espressione “Regno di Dio” si trova 120 nei Vangeli. Malgrado ciò molte volte non ricordiamo che questa è la Missione di Gesù: Vivere “Il Regno, cioè, vivere giustizia, pace, amore. Amare col Cuore di Dio. Man mano che va intimando in preghiera col suo Abba, Gesù va scoprendo la sua missione. Che è: donare il Suo Cuore come Vicarius Dei, cioè donare il Cuore di Dio, amando tutti coll’ amore inclusivo di Dio: se giudei, se una donna da Tiro o dalla Samaria, se è fare un miracolo per il Centurione Romano, se è un peccatore come Zaccheo, amando tutti e tutte, col Cuore di Dio Abba. È questa la verità che Gesù annuncia e vive Gesù. È rilevante quando risponde a Pilato: “Io do testimonianza alla verità”!

Man mano che avanza nell’intimità col Suo Abba, più riconosce che per questa verità vissuta, sarà condannato a morte, e avrà una passione, un martirio, un Calvario terribile. Il suo cuore è a volte triste fino alle lacrime. Tutta la sua vita, la vive donando, consegnando il Suo Cuore. La sua spiritualità non è una devozione, ma è vita concreta di servizio, guarendo malati, consolando afflitti, dando la vista ai ciechi, facendo camminare zoppi, liberando dei demoni, risuscitando morti, dando speranza a tutti/e. Anche nell’ angoscia del dubbio nel Getsemani e sulla croce, è il Cuore di Dio che si fa presente nel Cuore di Gesù che da quel momento di nuovo come vicarius si solidarizza con tutte le nostre sofferenze e i nostri dolori. Il Cuore di Gesù rappresenta il Cuore di Dio ed è allo stesso tempo rappresenta il cuore umano che vive per Dio si consegna a Lui.

Comboni a parte di aver fatto l’esperienza dei palpiti del Cuore di Gesù nel suo, parla di “vivere il senso di Dio”, e trasforma in vita concreta la sua spiritualità. Egli ama gli Africani col Cuore di Dio.

Quindi la nostra spiritualità del Sacro Cuore non è una devozione, ma è una vita.  Non dovrebbe rimanere in rituali ed esteriorità, ma è un invito forte a donarci, a consegnarci, ad amare col Cuore di Dio. Inclusivo. Senza esclusione di nessun tipo, senza ombra di discriminazione, con gratuità, con rispetto e accoglienza. Adesso che l’Europa ha bisogno di Missionari che accolgano i migranti, che possiamo noi essere i primi cuori aperti. Ascoltiamo colui che dice “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore” Mt. 11, 29.

Padre Francesco Pierli
Castel D’Azzano, 20 giugno 2020
[Combonianum]