Mercoledì 30 settembre 2015
Padre Tesfaye Tadesse Gebresilasie [a sinistra nella foto] è il nuovo superiore generale dei missionari comboniani, primo africano a guidare la congregazione. Quarantasei anni, originario dell’Etiopia, padre Tesfaye è stato eletto questa mattina nel corso del XVIII Capitolo generale dei comboniani. Negli ultimi sei anni aveva ricoperto l'incarico di assistente generale, responsabile della formazione di base e delle province e delle delegazioni dell’Africa anglofona e del Mozambico. Succede a padre Enrique Sànchez González, messicano, superiore generale dal 2009. Padre Tesfaye è nato nella città di Harar il 22 settembre 1969 ed è stato ordinato sacerdote il 26 agosto 1995.
“Daniele Comboni sarà contento!” esclama padre Tesfaye Tadesse Gebresi- lasie, primo africano eletto alla guida dell’istituto fondato dal santo missionario. Con la MISNA il nuovo superiore generale parla degli impegni ai quali andrà incontro insieme con i confratelli, nel suo continente d’origine ma anche in Europa, nuova terra di missione dove i comboniani continueranno a incontrare l’Africa e i suoi fratelli migranti.
Padre, è appena diventato il primo africano a guidare i comboniani...
“È una grande responsabilità, per me e per ciò che rappresento. Gli africani sono da decenni membri della congregazione ma questa volta, per la prima volta, uno di loro è stato eletto superiore generale. L’Africa ora è a casa sua. I miei confratelli, figli di San Daniele Comboni, le hanno rinnovato la propria fiducia. Comboni sarà contento perché nutriva un grande amore per questo continente e per i suoi popoli! Io vengo da una piccola Chiesa africana, non dall’Uganda o dal Congo; anche per questo, più che l’Etiopia, rappresento l’Africa tutta intera”.
Nel testo finale approvato durante il Capitolo dei comboniani è chiesto di rivedere la missione alla luce di criteri come la vicinanza ai poveri e l’attenzione ai segni dei tempi. Cosa significano questi impegni?
“Come comboniani siamo chiamati a condividere la gioia del Vangelo con i bisognosi, i poveri e chi è impoverito. Oggi dobbiamo continuare questa tradizione, forti della nuova spinta impressa da Papa Francesco e dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Stiamo riflettendo sulla nostra presenza in Europa al di là degli impegni di animazione missionaria o di assistenza ai confratelli bisognosi di cure; e ci apriamo alle realtà dei migranti, segno dei nostri tempi”.
L’Europa è terra di missione al pari degli altri continenti?
“Oggi noi siamo in Italia, Francia, Portogallo, Spagna, Germania e Inghilterra. Convinti che questi paesi non siano solo luoghi di passaggio tra un’esperienza missionaria e l’altra ma al contrario siano uno spazio fondamentale per annunciare il Vangelo. Durante il Capitolo abbiamo riflettuto sull’opportunità di investire maggiormente in Europa, non portando via il personale dall’Africa o dall’America Latina ma internazionalizzando maggiormente la nostra presenza e rafforzando le collaborazioni”.
Lei viene dall’Etiopia. E dal Corno d’Africa arrivano tanti dei migranti che, in fuga da guerre, repressioni e povertà, rischiano la vita nel Mediterraneo. Quanto è centrale questa emergenza nell’impegno dei comboniani?
“Il servizio per i migranti è da decenni parte del nostro apostolato, così come lo è per le comboniane e per i tanti laici con i quali collaboriamo. Abbiamo progetti in Inghilterra, Germania, Spagna e Portogallo, oltre a tante iniziative in Italia: in Sicilia, specificatamente nel settore dell’accoglienza, a Roma, dove attraverso il Centro Acse aiutiamo i fratelli africani bisognosi di medicinali, o a Brescia, dove c’è l’esperienza dell’associazione Tenda di Abramo. La caratteristica comune di queste esperienze è la collaborazione della nostra piccola congregazione con altre realtà, religiose e laiche, dal Centro Astalli dei gesuiti alla Caritas e alle Chiese locali”.
MISNA