In quel lembo di Polonia e precisamente nel centro industriale di Siemianowice, pochi chilometri a nordest di Katowice, nasce il piccolo Guglielmo Richly, quarto di sette figli. E' il 20 novembre 1869. Cresce in un clima sereno anche se povero.
La mamma sebbene di religione protestante, è sollecita nel fare recitare ogni giorno ai figli le preghiere e spiega loro i Comandamenti di Dio, perché imparino ad osservarli e a crescere nell'amore di Dio e del prossimo.
Ma la pace subisce un arresto nel 1876 in seguito alla morte del babbo a soli 40 anni. Ben presto Guglielmo è costretto a lavorare per aiutare la famiglia. Inizia il corso di sarto nella bottega del sarto Augusto Richly. Mentre sta per terminare il corso, viene a conoscenza che le Suore Elisabettiane della Renania hanno bisogno di un sarto. Subito Guglielmo prende la palla al balzo e, abbracciata la mamma e i fratelli, raggiunge il luogo indicatogli dalla Provvidenza. Inizia così un nuovo periodo di vita per Guglielmo.
Si trova bene, può aiutare la famiglia e nello stesso tempo il suo spirito si rafforza, spazia verso orizzonti nuovi, e pensa e si chiede che cosa vuole Dio da lui.
Ed ecco che la Provvidenza lo fa incontrare, quasi per caso, con il Padre Francesco Saverio Geyer, provicario apostolico dell'Africa Centrale, lo ascolta con interesse, l'ammira e lo fa decidere. Infatti invierà più tardi una lettera nella quale chiede di essere ammesso nell'Istituto. Le Suore Elisabettiane sono spiacenti di perderlo, ma il giovane polacco appena ricevuto l'assenso decide di partire. Il viaggio è lungo. Cade gravemente ammalato ed è ricoverato nell'ospedale di Kufstein. Dopo alcune settimane il giovane Guglielmo può riprendere il suo viaggio.
E il 3 luglio 1892 raggiunge la stazione di Verona. E' tanto debole, estenuato ma felice. Per caso c'è un missionario lì in stazione che si offre subito d'accompagnarlo alla sede dell'Istituto.
Guglielmo non ha ancora compiuto i 23 anni.
Così il giovane polacco è trapiantato in Italia per diventare un servitore autentico del Vangelo, tuttavia non dimenticherà mai la sua Patria al cui ricordo si commuove sempre, soprattutto ricordando le tenerezze della mamma, l'affetto dei fratellini e della sorella. Vive il suo postulato e noviziato con molta serenità e impegno: cerca d'apprendere la lingua italiana, si prepara con fervore alla sua consacrazione apostolica; non mancano le prove e la sua delicata salute quasi lo porta a chiedere di lasciare l'Istituto. Ma tutto è superato tramite l'obbedienza.
E finalmente dopo lunghe lotte interiori Fratel Richly è ammesso alla Professione Religiosa. Avrebbe voluto partire per l'Africa, ma causa la delicata salute egli accetta la volontà di Dio e per più di 50 anni sarà missionario lavorando nella sartoria di Casa Madre a servizio dei confratelli missionari. Soleva dire: "Ora uccellino sta contento nella gabbietta ... dopo la morte io girerò per tutte le missioni".
Fratel Guglielmo predica con la sua vita qui, dal laboratorio di sartoria divenuto quasi un piccolo santuario dove si vive un'atmosfera di serenità, di mitezza, di bontà, di pace.
E qui Fr. Guglielmo vi trascorre tutta la sua vita da vero missionario innamorato di Dio e delle anime.
Il 12 maggio 1951 la Vergine Maria viene ad incontrarlo per accompagnarlo nel Santo Viaggio alla presenza del suo Gesù.
Fr. Guglielmo era un'anima di Dio. Il suo raccoglimento era continuo. Quanti lo vedevano, erano convinti che egli vivesse abitualmente l'unione con Dio.
Figura ieratica, mostrava di possedere un'anima cristallina, fede viva, amore ardente ... tutto in lui edificava.
Piccola creatura agli occhi degli uomini, egli fu grande dinnanzi a Dio per l'amore con cui seppe comporre la trama semplice della sua vita. Innamorato della Vergine di Czestochova la pregava di intercedere presso il suo Gesù perché gli concedesse la vera scienza di Dio per vedere in tutto e in tutti la sua bontà e camminare sempre alla sua presenza.
Seppe sempre coprire sotto il velo di un sorriso le sue sofferenze morali e le sue croci quotidiane, sopportandole generosamente per la conversione delle anime.
Il cuore di Fr. Guglielmo era pieno di Dio; per queste ragioni tutto il suo parlare era un apostolato. Era pieno di carità e la diffondeva attorno a sè in mille modi, sempre pronto a soddisfare i desideri degli altri. Egli esaltava sempre le maniere dolci e caritatevoli, la sua carità era fondata sulla spinta di fede ed il suo costante sorriso, umile e buono, era quasi una preghiera che invitava, incoraggiava al bene, e nello stesso tempo era l'offerta di ogni buona prestazione da parte sua.
Non sono mancate dopo la sua morte dichiarazioni di persone degne di fede, secondo le quali il compianto fratello avrebbe rinnovato dal cielo le manifestazioni della sua carità.
Così vivono e muoiono i santi, i veri araldi del Cuore Trafitto di Gesù.
P. Leonzio Bano