Padre Filippo Ivardi, comboniano a Castel Volturno: “Sguardi di periferia”

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Sabato 11 gennaio 2025
Incontrando e ascoltando chi vive ai margini e lotta ogni giorno in una terra di contrasti si accendono i fari sulle grandi sfide mondiali. Ma anche sull’incontro decisivo, personale e comunitario, che cambia la storia. [Credit photo Pexels]

Dal crocevia dei popoli di Castel Volturno, emblema del concentrato di sfide locali dal respiro globale, le parole di papa Francesco al quarto incontro mondiale dei Movimenti Popolari nel 2022 risuonano ancora con grande forza: “Sono convinto che il mondo si veda più chiaramente dalle periferie”. E chi ci apre uno sguardo altro sul mondo sono proprio i fratelli e le sorelle da terre lontane che incontriamo qui ogni giorno sulle nostre strade.

Clement fuori dalla chiesa guarda preoccupato sul telefonino un video dalla sua Nigeria, il colosso africano degli oltre 215 milioni di abitanti, 36 regioni e più di 350 etnie. Il governo italiano lo ha inserito nella lista dei paesi sicuri in modo da facilitare i dinieghi delle domande di asilo politico.

Ma noi cosa conosciamo di quello che avviene per le strade di Maiduguri, nel nord-est del paese dove imperversano le irruzioni, i saccheggi, i rapimenti e le uccisioni del movimento terrorista Boko Haram? Cosa ne sappiamo dei prezzi alle stelle dei beni di prima necessità che affamano intere aree del paese come Edo State? Juliet che vende cibo sulla Domiziana, l’antica strada romana che collega Pozzuoli a Roma, non riesce a risparmiare un euro perché deve mandare tutto alla famiglia laggiù. E quanti in Africa si sostengono con le rimesse migranti! Sono loro ad aiutare le famiglie a casa loro… mentre noi ci riempiamo la bocca di slogan (Aiutiamoli a casa loro!) e sotto sotto li espropriamo delle loro risorse naturali e li affamiamo a casa loro. Per poi perderci, di valori, essenzialità, senso del vivere a casa nostra. Ma siamo proprio sicuri che, nell’unica umanità, ci siano davvero terre loro e terre nostre?

James al bar di Destra Volturno racconta, scuro in volto, delle imminenti elezioni in Ghana, il 7 dicembre. Ben consapevole che i periodi elettorali sono sempre travagliati in Africa. E non solo. Cinque anni fa dopo i primi risultati si accesero forti proteste e scontri nel paese con morti e feriti. James, che lavorava nella commissione elettorale e non ha accettato di frodare, è dovuto scappare dal paese lanciandosi nella lunga attraversata del deserto e del Mediterraneo. Ancora oggi il Ghana, pure presente nella lista dei paesi sicuri per l’Italia (ne ha ben 19 contro i 9 della Germania mentre l’Unione Europea contesta queste liste) affronta il voto attanagliato da due crisi che lo affliggono: che ne sappiamo noi della sua dipendenza dalle materie prime, come l’oro, oggetto di saccheggio occidentale e della trappola del debito che succhia, come per molti altri paesi africani impoveriti, le migliori risorse per sviluppo integrale e indipendenza dai poteri forti mondiali?

Habib, giovane tunisino sta scrivendo un WhatsApp alla famiglia seduto sul muretto davanti alla scuola Garibaldi. Viene da Sfax, il porto dove si fabbricano le piccole carrette del mare in acciaio.

Quelle su cui basta un’onda appena più seria per ribaltare vite e sogni. I suoi genitori al lastrico gli chiedono sempre più soldi mentre qui arranca in questi giorni nella raccolta dei cachi. Nel suo paese allo sbando, sempre ovviamente in quella lista blindata dei “paesi sicuri” solo per pochi, il presidente Saied, accusato dall’opposizione e dalla società civile di deriva autoritaria, ha appena rivinto lo scorso ottobre le elezioni con un bulgaro 89%! Ma chi conosce davvero il suo razzismo di Stato contro i profughi subsahariani e i respingimenti nel deserto, al confine con la Libia, di interi gruppi di migranti?

P. Filippo Ivardi Ganapini, MCCJ
Associazione “Black and White”
Dicembre 2024 – Castel Volturno