L’intenzione di preghiera del Papa per il mese di gennaio: “Catastrofe educativa”

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Venerdì 10 gennaio 2025
«Catastrofe educativa». Francesco non usa mezze misure per denunciare una delle più gravi conseguenze di guerre, migrazioni e povertà: ovvero il mancato accesso all’istruzione per milioni di minori in tutto il mondo. Le sue parole, pesanti come macigni, riecheggiano nell’intenzione per il mese di gennaio affidata alla Rete mondiale di preghiera del Papa e contenuta nel video pubblicato il 2 gennaio scorso. [Video del Papa]

«Catastrofe educativa». Usa un’espressione forte, Papa Francesco, per stigmatizzare l’ennesimo frutto avvelenato di un’epoca segnata da guerre, migrazioni e povertà: il mancato accesso all’istruzione per milioni di minori in tutto il mondo. Sì, una vera e propria «catastrofe» e, no, «non è un’esagerazione» definirla in questi termini perché ci sono dati a confermarlo: circa 250 milioni di bambine e bambini attualmente senza scuola. Il Papa pensa a loro e al loro futuro quando affida ai fedeli di ogni latitudine l’intenzione di preghiera per il mese di gennaio del 2025 appena avviato: «Preghiamo perché i migranti, i rifugiati e le persone colpite dalla guerra vedano sempre rispettato il proprio diritto all’educazione, educazione necessaria per costruire un mondo più umano».

Denuncia e preghiera, tristezza e speranza si intrecciano, quindi, nel videomessaggio diffuso, come sempre, all’inizio del mese dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Nel filmato, pubblicato ieri 2 gennaio, le parole di Francesco in spagnolo si alternano alle immagini di minori in situazioni di crisi o costretti a svolgere lavori pesanti. A questi fotogrammi ne seguono altri con ragazzini e bambini di zone dell’Africa, del Medio Oriente e del Sud Est asiatico con libri sgualciti o tra i banchi di scuole, spesso fatiscenti, ma con il sorriso dato dalla speranza proveniente proprio da quei libri e da quei banchi. Perché questo fa l’educazione, regala speranza, dice il Pontefice nel video.

«L’educazione è una speranza per tutti — spiega il vescovo di Roma —: può salvare migranti e rifugiati dalla discriminazione, dalle reti criminali e dallo sfruttamento... Tanti minori sfruttati! E può aiutarli a integrarsi nelle comunità che li stanno accogliendo».

Il Papa ribadisce che «tutti i bambini e i giovani hanno diritto a frequentare la scuola, indipendentemente dalla loro situazione migratoria». Statistiche e cronache riportano infatti che i minori migranti o in fuga dalla terra natale a causa dei conflitti subiscono interruzioni nel processo educativo. In molti casi, le scuole in zone di conflitto o nei campi profughi hanno un accesso molto limitato a materiale didattico, infrastrutture adeguate e insegnanti qualificati. Non solo, quando bambini e giovani si trasferiscono in altri Paesi o regioni, il loro status migratorio può impedire loro di accedere all’istruzione e, di conseguenza, a un futuro migliore. Per questo, Francesco afferma nel filmato che «tutti i bambini e i giovani hanno diritto a frequentare la scuola, indipendentemente dalla loro situazione migratoria».

Una richiesta, questa, avanzata dal Pontefice anche in precedenti occasioni, quando per esempio aveva chiesto di assicurare a migranti e rifugiati «l’accesso regolare all’istruzione primaria e secondaria», così come «la permanenza regolare al compimento della maggiore età e la possibilità di continuare i loro studi» (Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018).

«L’educazione ci apre le porte a un futuro migliore», afferma ancora Francesco nel video, evidenziando che, attraverso questo passo verso l’integrazione, «i migranti e i rifugiati possono contribuire alla società, sia nel loro nuovo Paese sia nel Paese d’origine, se decidono di tornare». Parole, queste del Papa, intrise di preoccupazione che nascono da quelle di Gesù nel Vangelo di Matteo (25, 35): «Ero straniero e mi avete accolto». Versetto che il Pontefice cita. «E non dimentichiamo mai che chi accoglie lo straniero accoglie Gesù Cristo», dice.

L’intenzione di preghiera del Papa per questo mese di gennaio testimonia l’impegno in prima linea della Chiesa per garantire ai più piccoli l’educazione anche nei contesti più complicati. Tra le immagini del filmato ci sono infatti i centri educativi realizzati dalla Fondazione Avsi per i bambini rifugiati — in buona parte siriani — in Giordania e Libano; ci sono le scuole salesiane a Palabek, in Uganda, dove il 60% dei migranti sudsudanesi ha meno di 13 anni; c’è l’Instituto Madre Asunta di Tijuana — al confine tra Messico e Stati Uniti — retto dalla famiglia religiosa scalabriniana e frequentato dai minori provenienti da vari Paesi latinoamericani. C’è pure l’azione in diversi continenti del Jrs, il Servizio dei gesuiti per i rifugiati, attivo anche nell’est del Ciad, accanto a intere generazioni nate e cresciute nei campi profughi. E ci sono i volontari dell’Associazione Papa Giovanni xxiii che accompagnano nello studio i minori giunti in Grecia e in Italia attraverso le rotte migratorie. Ai loro sforzi si aggiungono quelli di organizzazioni internazionali come l’Unicef, presente con iniziative di scolarizzazione in numerosi Paesi di accoglienza, dove negli ultimi anni molti bambini fuggiti dalla guerra in Ucraina hanno potuto frequentare corsi di lingua.

Non è la prima volta che Francesco dedica una intenzione di preghiera alla crisi dei migranti e dei rifugiati. L’ultima era stata nel giugno scorso, quando aveva chiesto di pregare «perché i migranti in fuga dalle guerre o dalla fame, costretti a viaggi pieni di pericoli e violenze, trovino accoglienza e nuove opportunità di vita nei Paesi che li ospitano».

«In diverse occasioni, Papa Francesco ha affermato che è necessario accogliere, proteggere, promuovere e integrare» quanti fuggono dalle proprie terre d’origine, e in questi quattro verbi ci sono i «comportamenti che tutti possiamo e dobbiamo coltivare nella nostra vita quotidiana», sottolinea il neo direttore internazionale della Rete mondiale di preghiera del Papa, il gesuita Cristóbal Fones. E aggiunge: «Vogliamo aiutare durante questo mese a scoprirli e metterli in pratica negli ambienti in cui viviamo. Il Papa ci dice che ogni straniero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, che nel Vangelo si identifica con lo straniero accolto o rifiutato, in qualsiasi epoca della storia».

Fones rammenta che anche nella Bolla di indizione del Giubileo Spes non confundit il Papa ha chiesto che si garantisca a migranti e a rifugiati non solo sicurezza e accesso al lavoro, ma anche istruzione. E a proposito dell’Anno Santo, ricorda che «una delle condizioni necessarie per ottenere le indulgenze è, precisamente, pregare per le intenzioni del Sommo Pontefice, che sono molto concrete e che durante questo mese si concentrano sul rispetto di questo diritto fondamentale di persone molto vulnerabili». 

Salvatore Cernuzio - L'Osservatore Romano