Martedì 6 ottobre 2020
“È proprio il paziente e ponderato sforzo di inculturazione del Vangelo da parte degli annunciatori della Buona Notizia, tra i quali figurano sempre più laiche e laici genuini testimoni di cattolicità a privilegio dei poveri, che rende possibile un reale radicamento della fede cristiana nella storia dei popoli e dell'umanità intera”. (Giuseppe Magri)

Qualche anno fa mi era stato chiesto di esprimere la mia idea di cattolicità ad un gruppo di giovani della regione caucasica dell'ex Unione sovietica. Non avendo padronanza specifica in materia sul piano teologico o ecclesiologico e ancor meno dottrinale, per affrontare questo tema per niente banale o secondario rispetto agli elementi che contraddistinguono le “appartenenze” cristiane soprattutto in quella parte del mondo, mi sono semplicemente avvalso della mia personale esperienza di “cattolico”, attingendo alle tante occasioni di incontro che ho potuto avere con varie realtà ecclesiali, sociali e culturali di matrice cristiana nei cinque Continenti.

In particolare, a quei giovani riuniti per un fine settimana di spiritualità e condivisione conviviale anche con le famiglie del luogo, ho accennato all'esperienza vissuta con la mia famiglia in Etiopia, unico Paese dell'Africa sub-sahariana a vantare una identità cristiana risalente ai tempi della predicazione apostolica (Atti 8: 26-27), secondo la tradizione della chiesa ortodossa Tewahedo (termine che in lingua gh'ez – idioma liturgico dell'Etiopia – starebbe per “uniti come uno”, in riferimento alla natura divina e umana di Gesù Cristo, che si riflette nello spirito di unità della Chiesa).

In Etiopia, è presente una numericamente piccola ma molto attiva e apprezzata Chiesa cattolica che si esprime nei due riti: alessandrino-etiopico, derivato dalla tradizione condivisa nei secoli (non senza incomprensioni e conflitti) con la chiesa ortodossa, e latino-romano, proprio della più recente attività missionaria iniziata nella seconda metà dell'Ottocento.

Questa diversità, sebbene a volte fonte di controversie e malintesi sotto vari aspetti su cui non è opportuno soffermarci ora, è soprattutto motivo di reciproco arricchimento sia spirituale che umano. (...)

“È proprio il paziente e ponderato sforzo di inculturazione del Vangelo da parte degli annunciatori della Buona Notizia, tra i quali figurano sempre più laiche e laici genuini testimoni di cattolicità a privilegio dei poveri, che rende possibile un reale radicamento della fede cristiana nella storia dei popoli e dell'umanità intera”.
[NotiCum]

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