Giovedì 29 ottobre 2015
Un gruppo di 20 missionari comboniani di dodici diverse nazionalità e provenienti da quattro continenti hanno iniziato la 17ª edizione dell’Anno Comboniano di Formazione Permanente (ACFP) il 19 ottobre scorso a Roma. Dall’Asia all’America Latina, dall’Africa all’Europa, si sono radunati per un tempo di rinnovamento personale dopo un lungo e intenso periodo di servizio missionario nelle loro circoscrizioni. La formazione che viene offerta ai missionari durante questo periodo vuole dare loro l’opportunità di una maggiore conoscenza di Dio, di sé e di san Daniele Comboni e tutto il programma è orientato in modo tale da aiutare il missionario in questi aspetti della sua vita. Nella foto: Padre Tesfaye Tadesse.
L’apertura ufficiale dell’ACFP si è avuta il 19 ottobre, nella cappella del Centro di Formazione Permanente, nella Casa Generalizia dei Missionari Comboniani a Roma, con la celebrazione dell’Eucaristia presieduta da P. Tesfaye Tadesse, recentemente eletto Superiore Generale dell’Istituto, il quale ha incoraggiato i missionari a vivere “positivamente e con gioia” questo tempo di grazia per ritornare alla missione con spirito rinnovato e continuare a vivere la gioia del Vangelo.
La formazione che viene offerta ai missionari durante questo periodo vuole dare loro l’opportunità di una maggiore conoscenza di Dio, di sé e di san Daniele Comboni e tutto il programma è orientato in modo tale da aiutare il missionario in questi aspetti della sua vita.
“Infatti, durante l’attività missionaria che ognuno svolge, non sempre c’è tempo di fermarsi per scoprire come Dio agisce in noi e, attraverso di noi, nella vita delle persone con cui lavoriamo. Così, rivedendo la sua esperienza di Dio, il missionario è chiamato a rendersi conto di come la missione lo ha trasformato, di come è cresciuto nella fede, di come oggi è un uomo diverso! Vuol dire riconoscere che quello che ha fatto e vissuto con la gente lo ha fatto e vissuto con l’aiuto di Dio e non con le proprie forze”, ha detto ancora P. Tesfaye.
Inoltre, in questo periodo di vita comunitaria – in cui la condivisione della vita è un ingrediente molto importante – il missionario ha anche l’opportunità di costruire legami di autentica fraternità, di riconoscere i propri limiti e i doni ricevuti da Dio per ritornare a proclamare il Vangelo con gioia ed entusiasmo.