Lunedì 6 ottobre 2014
Comboniani, comboniane, comboniane secolari e laici missionari comboniani hanno iniziato una settima di lavoro (workshop 15-21 settembre) con la celebrazione dell’eucarestia in una cappella delle grotte della basilica di San Pietro in Roma. La messa è stata presieduta da padre Enrique Sánchez González, superiore generale dei Missionari Comboniani. Significativi sono stati il luogo e la data: li, vicino alla tomba del apostolo Pietro, il 15 settembre di 1864, Daniele Comboni ebbe un ispirazione geniale: la redazione del Piano per la Rigenerazione dell’Africa. “Siamo qui, per fare memoria della grazia straordinaria concessa al nostro fondatore, ma anche per chiedere il rinnovo di questo dono alla nostra famiglia missionaria perché ci sentiamo chiamati a prolungare nel tempo e nella realtà missionaria dei nostri giorni il carisma concesso a San Daniele Comboni”, ha detto P. Enrique nella sua omelia il cui testo integrale pubblichiamo di seguito.

 

Omelia
di Padre Enrique Sánchez González

Basilica di S. Pietro
15 settembre 2014

150 anniversario del
Piano per la Rigenerazione dell’Africa

“Chiamato dalla Divina Provvidenza da molti anni a questo laborioso apostolato, io ti devo, o Maria, di non essere ancora morto come tanti Missionari, per le grandi fatiche e privazioni che ci aspettano in quei brucianti paesi e d'aver potuto anche studiare i mezzi per sormontare gli ostacoli che, fino a oggi, hanno impedito l'evangelizzazione di quelle nazioni che popolano l'Equatore. Sei tu, divina Madre, che mi hai ispirato il nuovo piano per la rigenerazione dell'Africa centrale, che il Vicario di Cristo e molti Vescovi hanno approvato come il più saggio e il più opportuno. E anche con l'autorizzazione della S. Sede, mi sono dedicato, con dei generosi compagni, alla conversione dei neri ancora infedeli malgrado gli sforzi della Chiesa, anche se il Sangue di Gesù Cristo li ha riscattati e che Tu, o Maria, li hai anche adottati come figli sul Calvario”. (Scritti 1639)

Centocinquanta anni fa, proprio in questo luogo in cui ci troviamo radunati come figli e figlie di San Daniele Comboni, il nostro padre e fondatore ha ricevuto un dono particolare che operò un cambio profondo nella storia della missione della Chiesa in Africa. È stato qui che ha ricevuto l’ispirazione del Piano per la Rigenerazione dell’Africa. È qui che il cuore di Comboni è stato infiammato dall’amore che è fonte della missione. È qui che la nostra storia di famiglia missionaria è stata concepita.

Proprio qui, mentre pregava contemplando il cuore aperto di Gesù, il cuore pieno di amore che è fonte della missione, lo Spirito si è manifestato come una forza capace di trasformare tutto e di vincere gli ostacoli che sembravano impedire la missione dell’Africa centrale.

Da questo luogo è partita l’avventura d’una missione che oggi compie 150 anni, una missione che continua oggi nelle nigrizie del nostro mondo dove siamo presenti noi che ci riconosciamo eredi e continuatori del carisma di San Daniele Comboni.

Lo Spirito, come una forza che balenò il cuore, la mente e tutto l’essere di San Daniele Comboni, si manifestò in questo luogo come guida e protagonista della missione che è di Dio e ha voluto servirsi della generosità e della passione missionaria del nostro fondatore per aprire una strada nuova al Vangelo nel continente Africano.

150 anni fa Comboni si trovava in questo luogo vicino all’apostolo Pietro per contemplare e per chiedere la grazia della missione attraverso l’intercessione del discepolo che era stato riconosciuto dal Signore come testimone degno di diventare il pastore del suo gregge perché si era rivelato umile e capace di vivere l’amore.

L’esperienza di Comboni, vissuta in quel giorno, è rimasta nel suo cuore come il punto di riferimento di tutta la sua impresa missionaria ed è chiaro che quella data l’accompagnò per sempre, non come un semplice ricordo che si perde nel tempo, ma come convinzione di aver ricevuto una grazia che si rinnova ogni giorno nel vivere il dono della vocazione missionaria.

Quello che è successo il 15 settembre 1864 qui, vicino alla tomba di San Pietro, è stato un momento di grazia per Comboni. È stato il momento in cui il Signore ha voluto confermare nel profondo del cuore del nostro fondatore la scelta che aveva fatto di lui per convertirlo in apostolo dell’Africa Centrale, di quell’Africa martoriata e abbandonata dove più di cento milioni di fratelli e sorelle aspettavano la buona notizia del Vangelo.

Due aspetti di quella esperienza sono stati la preghiera e la contemplazione

Comboni pregava qui il Signore per capire il desiderio di Dio nella sua vita. Pregava per scoprire la missione come opera voluta da Dio, per disporre tutte le sue forze al servizio del Signore che aveva fissato il suo sguardo su di lui; come aveva fatto con Pietro, per amarlo profondamente e per affidargli quella impressa marcata dalla croce, ma destinata a fare risplendere la luce del Signore risorto in quella realtà marcata dalla ombre della povertà e dell’ingiustizia.

Questo luogo in cui ci troviamo, in quel giorno di settembre 1864, era diventato per Comboni osservatorio e laboratorio d’una missione che è nata dalla contemplazione del Cuore aperto del Signore, Cuore dal quale sgorgava l’amore che soltanto Dio può offrire all’umanità per vivere nella verità.

Era la contemplazione che impediva al nostro fondatore di rimanere indifferente di fronte alla sofferenza di tanti fratelli e sorelle. Era la contemplazione che faceva risuonare nella mente e nel cuore di Comboni la parola che ricordava che il Signore era stato crocifisso e si era consegnato alla morte per portare la vita anche agli africani.

L’onnipotenza della preghiera e la convinzione che le opere di  Dio saranno sempre marcate dal segno della croce diventeranno il linguaggio che utilizzò Comboni per scrivere e per tradurre le intuizioni del Piano che lo Spirito suscitava nel suo cuore e accompagnavano il suo desiderio di vivere e di morire per gli africani.

Una grazia da chiedere di nuovo

Cari fratelli e sorelle, noi ci siamo radunati qui oggi per ringraziare il Signore per questo dono, per riconoscere la grazia del Piano che Comboni e tanti dei suoi missionari e missionarie hanno vissuto durante gli ultimi 150 anni. Noi siamo qui oggi come testimoni della fedeltà e della perseveranza di quelli che ci hanno preceduti nel vivere la missione voluta da Dio attraverso il carisma comboniano.

Cosa possiamo dire? Soltanto che il Signore è stato buono con noi e che ci sentiamo felici di poter vivere oggi in mezzo alle nigrizie del nostro mondo quell’ispirazione che ha consumato la vita del nostro fondatore in una esperienza di profondo amore per i più poveri ed abbandonati.

Come Comboni, anche noi, siamo qui per chiedere al Signore la grazia della missione, la grazia di poter condividere con Lui la missione che il Padre gli ha affidato.

Siamo qui perché anche noi contempliamo un’umanità che soffre, perché siamo in contatto con tanti fratelli e sorelle che piangono a causa della guerra, della violenza, dello sfruttamento, della dimenticanza da parte di quelli che hanno il potere e si sentono padroni del mondo.

Di fronte a tanta sofferenza non possiamo rimanere indifferenti, non possiamo passare a canto di tanto dolore quando sappiamo che il Signore si è offerto per tutti e ha dato la sua vita perché tutti abbiano la vita che soltanto Dio può offrire.

Anche noi vogliamo che il Signore ci inspiri il Piano per la missione del nostro tempo

Vogliamo chiedere la grazia della passione missionaria che ha accompagnato il nostro fondatore. Desideriamo il dono della generosità e della disponibilità per vivere consacrati con tutto il cuore a quest’umanità che ha tanto bisogno d’incontrarsi con il Signore.

Siamo qui, per fare memoria della grazia estraordinaria concessa al nostro fondatore, ma anche per chiedere il rinnovo di questo dono alla nostra famiglia missionaria perché ci sentiamo chiamati a prolungare nel tempo e nella realtà missionaria dei nostri giorni il carisma concesso a San Daniele Comboni. Come lui, anche noi, siamo qui, vicini alla tomba di San Pietro per chiedere quell’amore, quella carità e quell’umiltà che richiede la missione del nostro tempo.

Siamo qui, nella tomba e vicini alla cattedra di San Pietro per esprimere il nostro desiderio di vivere per sempre e in qualsiasi posto la missione affidata a noi dalla Chiesa attraverso il santo Padre Francesco.

Vogliamo che lo Spirito del Signore ci inspiri e ci conceda i suoi doni per vivere la missione con speranza e fiducia, con allegria, con entusiasmo e generosità perché siamo convinti che Dio ha molto da fare attraverso di noi per mostrare il suo amore a tutti i popoli dove siamo presenti come continuatori del Piano sognato dal nostro fondatore.

Vogliamo esprimere attraverso la nostra preghiera questa mattina il nostro dolore e la nostra sofferenza, insieme alla nostra fiducia e speranza, come ha fatto Comboni 150 anni fa, nel contemplare la situazione dei nostri popoli in missione.

Vogliamo ricordare i nostri fratelli e sorelle, missionari di Comboni, che si trovano in situazione di particolare violenza ed insicurezza. Chiediamo per loro il dono del coraggio e della fede affinché possano continuare a vivere la missione senza scoraggiarsi, sicuri della presenza del Signore tra di loro e tra le comunità cristiane che accompagnano.

Ringraziamo per la testimonianza di fedeltà e di passione missionaria per i più poveri che tanti missionari, missionarie, laici, amici e benefattori continuano a dare e che permette di poter dire che il Piano di Comboni è oggi una realtà vissuta.

Maria, inspiratrice del Piano

Vorrei finire questo pensiero ricordando l’immagine che ci presenta il Vangelo che abbiamo proclamato perché considero non sia casuale il fatto che proprio oggi celebriamo la festa della Beata Vergine Maria Addolorata. San Giovanni ci ricorda quelle parole: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”.

Maria, la madre del Signore, la consolatrice e il rifugio del missionario è lei la pietra nascosta, il fondamento del Piano per la rigenerazione dell’Africa come Comboni stesso ha riconosciuto. (Cfr. Testo Scritti 1639)

A Maria, nostra madre vogliamo affidare la nostra missione e il futuro della nostra famiglia missionaria, a lei chiediamo la grazia di vivere la nostra consacrazione come figli e figlie di Comboni con la stessa passione che ha accompagnato tutta la vita e l’opera del nostro fondatore.

P. Enrique Sanchez G., Mccj
Superiore Generale


Partecipanti al Workshop sul “Piano per la Rigenerazione dell’Africa” di san Daniele Comboni.