Venerdì 23 agosto 2024
Si celebrano quest’anno i 60 anni dall’uccisione di centinaia di religiosi e di migliaia di persone, dopo l’indipendenza della Repubblica democratica del Congo, provocati dalle tensioni politiche e sociali, da lotte di potere e conflitti tribali alimentati dall’Occidente, dall’Unione Sovietica e dalla Cina. [Nella foto da sinistra in senso orario: fratel Faccin, p. Carrara, p. Didonè e p. Joubert. (Credit: Missionari Saveriani). Nigrizia]

Monsignor Fridolin Ambongo Besungu, cardinale arcivescovo di Kinshasa, ha presieduto domenica 18 agosto nella cattedrale della diocesi di Uvira, nella regione orientale del Sud Kivu, alla beatificazione di tre missionari saveriani italiani – Luigi Carrara, Giovanni Didonè e Vittorio Faccin – e di un sacerdote diocesano franco-congolese, Albert Joubert, martirizzati nelle missioni di Balaka e di Fizi il 28 novembre 1964, durante la rivoluzione dei Simba.

Il cardinale, in rappresentanza di papa Francesco, ricordando i quattro martiri nell’omelia ha detto tra l’altro: «Il loro sangue da allora è diventato un seme per la profonda evangelizzazione della diocesi di Uvira, dell’intera Rd Congo e di tutta la Chiesa».

E ha aggiunto: «I martiri non cadono semplicemente dal cielo. Né sono esseri straordinari. Piuttosto, i martiri sono cristiani come noi, come te e me. Solo che hanno vissuto la loro vita in modo eccezionale, dimostrando fedeltà a Dio e alla sua Parola in un ambiente a volte ostile».

Il Cardinale ha poi concluso: «Al culmine della ribellione degli anni ’60 nel nostro paese, quando avrebbero avuto la possibilità di salvarsi nascondendosi, questi fratelli martiri hanno accettato invece di testimoniare la loro fraternità evangelica rimanendo accanto ai loro fedeli fino allo spargimento del sangue, fino alla morte».

Di fatto, nel clima di violenza generale in cui era caduto il Congo, gran parte del personale straniero, inclusi molti missionari cattolici e protestanti, lasciarono il paese.

I Saveriani, tuttavia, con missionari di altri Istituti tra cui i Comboniani che un mese dopo videro pure quattro martiri tra le loro fila, avevano deciso di restare per continuare a evangelizzare e lavorare nelle comunità cristiane.

I quattro religiosi beatificati, nelle parole del cardinal Fridolin, «si uniscono a altri due martiri che già veneriamo, la Beata Marie-Clémentine Anuarite Nengapeta, martirizzata solo tre giorni dopo la morte dei religiosi, e il Beato catechista Isidore Bakanja».

Come noto, la Rd Congo nel 1963 era precipitata nella violenza, dopo che il colonnello Mobutu Sese Seko, in un colpo di stato con la complicità della CIA e del Belgio, aveva fatto giustiziare il primo ministro Patrice Lumumba e dopo un lungo periodo di conflitti avrebbe raggiunto nel 1965 il potere assoluto.

Nel 1963, infatti, Pierre Mulele, già ministro del governo di Lumumba, rientrato in Congo dopo un periodo di indottrinamento ideologico e di addestramento militare in Cina, aveva organizzato un movimento di rivolta contro le strutture governative e contro ogni presenza europea.

Tra le fila dei guerriglieri di Mulele, conosciuti come ‘Simba’ (in lingua ki-swahili ‘Leoni’) si contavano tanti giovanissimi che – sotto effetto di alcol e droghe – erano stati convinti dagli sciamani di essere invulnerabili, e si diedero a commettere crimini efferati ritenendo gli ex colonizzatori europei, la Chiesa e i politici congolesi filoccidentali nemici da abbattere.

Alla testa del gruppo che giustiziò i missionari c’era Abedi Masanga, autore personale dell’assassinio dei religiosi.

Nigrizia