Venerdì 5 luglio 2024
Il sostegno ai cristiani perseguitati si concentra in Africa. È quanto emerge dall’ultimo report della fondazione pontificia internazionale Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS), impegnata dal 1947 a sostenere i fedeli vittime di repressione e violenze. [Nella foto, Cattedrale della Santa Croce di Lagos, Nigeria. Foto di Kelechi Anabaraonye.
Nigrizia]

Il documento fa riferimento ai fondi ricevuti e ai progetti finanziati dall’organizzazione per l’anno 2023. Vi sono descritte le modalità con cui è stato raccolto e speso il denaro. Nel continente è stato impiegato quasi un terzo del totale dei soldi ricevuti, il 31,4% delle risorse. Tra i principali paesi in cui Acs ha operato figurano Repubblica democratica del Congo, Nigeria e Burkina Faso.

Le ragioni di questa concentrazione in Africa sono principalmente due, come sottolineato da Regina Lynch, presidente di ACS. «Nel continente vive circa un cattolico su cinque (circa 256 milioni di persone stando a dati del Vaticano, ndr), un sacerdote su otto, una religiosa su sette e quasi un terzo dei seminaristi nel mondo», ha spiegato Lynch. «Oltre a ciò, la diffusione del terrorismo e dell’estremismo islamico in alcuni paesi, soprattutto nella regione del Sahel, è causa di grande sofferenza per i cristiani di questo continente».

Colpiti duramente 

Una valutazione che ritorna nel rapporto dell’ACS, dove si afferma che l’organizzazione vuole aumentare il suo supporto alla popolazione nel Sahel proprio perché la regione è «dove il terrorismo jihadista si sta diffondendo e dove i cristiani stanno affrontando crescenti sofferenze a causa della violenza».

Denunce che trovano conferma nei numeri. Secondo il Global Terrorism Index (GTI), pubblicato dall’Institute for Economics and Peace (IEP) di base in Australia, nel 2023 una su tre delle persone morte per mano di terroristi vivevano nel Sahel: il 43% del totale, con un aumento esponenziale rispetto al solo 1% calcolato nel 2007. L’indice riporta che nel solo 2021 in Burkina Faso sono state uccise 732 persone, 574 in Mali e 588 in Niger.

Violenze che hanno un impatto particolare sulla popolazione cristiana. Dal 2015, ad esempio, riporta il portale di notizie cattolico di base in Usa Crux, in Burkina Faso oltre un milione di persone sono fuggite dai propri villaggi a causa degli attacchi terroristi e innumerevoli parrocchie sono andate deserte e oltre 1.000 scuole hanno dovuto chiudere. Dal 2019 gli insorti prendono di mira soprattutto le chiese, con attacchi terroristici di matrice religiosa che colpiscono sei delle quindici diocesi cattoliche del paese. In Nigeria, d’altro canto, in 15 anni, oltre 17.500 chiese e 2.000 scuole cristiane sono state distrutte dai terroristi.

Non è un caso quindi, che molti dei proventi di ACS sono indirizzati peraltro alla ricostruzione di chiese e scuole distrutte. «Nel 2023 – ha affermato Regina Lynch – i progetti di costruzione sono stati quasi mille, un terzo dei quali riguardava chiese e cappelle. La restante somma è andata alla ristrutturazione di conventi, seminari, case parrocchiali e centri pastorali».

Partecipazione crescente 

Oltre al devastante impatto del terrorismo, l’Africa è una terra particolarmente importante per il mondo cattolico anche perché è quella dove più cresce il numero di sacerdoti e religiosi, ed è l’unico dove anche il numero di seminaristi e candidati alla vita religiosa è in aumento. «Nel 2023 l’ACS – si legge nel rapporto dell’organizzazione – ha sostenuto la formazione di quasi 11mila seminaristi, di cui 5.793 di origine africana», più del doppio di quelli che si sono formati nella seconda regione, l’America Latina (2.103 persone), seguite poi da Asia ed Europa.

L’anno scorso nel complesso, riferisce il documento, ACS ha raccolto 143 milioni di dollari da 360mila donatori in 23 paesi e ha investito in progetti circa 144,5 milioni di euro, raggiunto grazie alle riserve di fondi di cui ACS già disponeva.

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